RECE by Tomcat: L’ENFANT PENCHEE’
Una bella favola steampunkDopo più di un anno, con un moto di commozione ritorno a recensire un film. Ho scelto questo non tanto perchè Andrew è uno di quei produttori che con la sua versatilità riesce sempre a stupirmi, ma perchè era il primo film uscito al festival di Roma.
Parto subito dal titolo, che seppur io adori il francese, è decisamente particoal,re e non mi fa impazzire di gioia; però è altresì vero che “La bambina che pende” era decisamente più brutto.
Partendo dalla regia, Jeunet è una delle scelte migliori che poteva essere fatta per dirigere un film di tale genere. Soprattutto in virtù delle sue regie passate che spaziavano dal film tenero e fabiesco, alla fantascienza. Qui alla fine le abbraccia tutte, anche se la sci-fi presente è di tipo Steampunk (e non Cyberpunk come scritto nello script).
Data la citazione posso dire con tranquillità che lo script è scritto bene con pochissimi errori di battitura, impaginato bene e dati i pochi personaggi, il mostrare le foto solo alla prima presenza è sufficiente per far rimanere in mente i volti dei protagonisti.
Però i pezzi forti di questo film sono ben altri. La struttura filmica è di tipo a rette parallele che necessitano di un incrocio. Cosa che se da un lato ti aspetti all’interno dle film, dall’altro, a me è piaciuta la modalità di incrocio. Un incrocio, badate bene, che alla fine torna a due rette parallele destinate (forse) a non doversi incrociare mai più.
Divangando momentaneamente dalla storia e dalla struttura, credo che la funzionalità del rotoscope, sia un’altra scelta vincente, che dona spessore ed è trave portante di questi due mondi destinati ad incontrarsi. Devo dire che questa tecnologia oltre a meritarsi un posto sicuro nella cinquina per gli FX, ha aiutato il produttore a non dover utilizzare un’altra attrice per interpretare Mary da bambina
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Una storia accattivante che mischia la vita reale (quella girata senza rotoscope) e quella reale (con il rotoscope); non avete letto male, ho detto proprio che sono ambo reali, perchè per i personaggi le loro vite sono reali e solo al momento dell’incontro, possono ipotizzare che una delle due non lo sia o almeno che sia un’altra degli infiniti mondi che potrebbero esistere.
Una fiaba che si svolge con una spensieratezza da un lato (ma non esente da sofferenza) e la malinconia dell’artista che si sente un fallito.
Una fiaba (specialmente quella in rotoscope), dove troviamo gli elementi proprio di questo genere: la protagonista sfortunata; i genitori inconprensivi; le istituzioni rigide; dei personaggi sui generis, che alla fine sono quelli che la vedono lunga; i freaks che sono molto più umani dei “normali”. Insomma la felicità dei fratelli Grimm e di Perrault, tanto per rimanere in ambito d’oltralpe.
Come dicevo sopra tutti sappiamo che prima o poi i due mondi si incrociano, ma è il come avviene che mi è piaciuto. Il punto focale è proprio l’incontro verso la fine, che viene sviluppato attraverso tutta la prima parte e dall’incontro ti aspetteresti che l’amore trionfi (come nelle fiabe), ma così non è. L’amore fra i due protagonisti esplode come una supernova, per poi spegnersi e lasciare lo spettatore basito. Solo la mano di Gaspar riuscirà a far ricordare l’attimo magnifico d’amore che ha rappresentato quell’incontro di due mondi. Se poi Gaspar si accontenta di quello, Mary avrà modo di continuare la sua vita con buona parte dei personaggi buoni che l’hanno accompagnata in quest’avventura, come si vede dopo i titoli di coda.
Venendo al cast, come ho già detto altre volte: Si possono fare film anche senza dover attingere ai nomi altisonanti di Holliwood e ancora una volta Andrew è bravo a scegliere un cast performante e veramente bravo, concedendosi attori famosi nella propria patria e per assurdo relegando i più famosi all’estero in ruoli importanti ma marginali.
Da segnalare sicuramente la Seydoux, regina assoluta del film. Così come Duris, che riesce a trasmettere quello stato di malinconia propria del suo personaggio, ma anche l’amore esplosivo per il ritorno all’arte e per Mary. Meritevole di menzione anche Levant nel ruolo di Wappendorf.
La locandina non è opera di Andrew, ma bensì un’immagine della versione francese della BD, però Andrew riesce a personalizzarla. Unitamente a questo è sicuramente un qualcosa che rende bene l’idea di quello che ci sarà.
Giusto per dire qualcosa sul sito: nei: la pagina del cast la visualizzo bianca, nessun accenno alla colonna sonora. Un + per aver almeno accennato la tecnica d’animazione; cosa che molti saltano a piè pari per i loro FX.
Colonna sonora di 6 brani, tutti ben scelti e tutti fabriqué en France. Tutti brani parecchio d’atmosfera ad eccezione di Apres la classe, che mi è parecchio piaciuto. Passando immancabilmente per due volte da Dalida e chiudendo con la celeberrima Piaf.
<i>Concludendo<i> Questa pellicola ha dalla sua parecchi punti forti e il pregio di portare alla ribalta il cinema francese che raramente capita dalle parti di CK. Ancora una volta Andrew mi ha stupito trovando qualcosa di interessante e nuovo.
Voto complessivo: 73/100