| RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS Il primo film presentato alla Festival di Roma è il gradevolissimo "L'enfant penchèe" di Jean Pierre Jeunet, pellicola prodotta dalla Chimera Films di Andrew che si inserisce nel filone al quale appartengono altri recenti lavori dello stesso produttore, "Honey, I'm a tree" e "To the moon", altrettante belle incursioni nelle dimensioni oniriche e favolistiche. E' un film breve, che trae fonte da un fumetto, o come si dice oggi graphic novel, del duo di autori François Schuiten and Benoît Peeters, e che ci offre diversi spunti di riflessione sulla diversità e sull'approccio dei cosidetti "normodotati" nei confronti dei diversamente abili o persone con difetti fisici. Il tutto è permeato, come detto, da una dimensione fiabesca e onirica; come in un sogno il pubblico è messo nelle condizioni di assistere ad una storia nella quale niente è realistico e plausibile, ma lo si accetta e lo si considera credibile grazie ad una sapiente e fantasiosa narrazione, ad una tecnica di ripresa, il rotoscoping interpolato, che ci immerge in un cartone animato che rimane però in una dimensione adulta e più profonda, e che lascia alla fine una dolce sensazione e ottimi ricordi.
E' la storia di una ragazzina, Mary, che a causa di un misterioso pianeta che si avvicina troppo alla Terra, ne subisce la forza di attrazione gravitazionale, subendo un grosso spostamento dell'asse di baricentro. In pratica si inclina su un lato, come la torre di Pisa, e da quel momento la sua vita cambia radicalmente. Abbandonata dai genitori, isolata e derisa dai compagni di scuola, esibita come un fenomeno da baraccone circense, la piccola Mary diventa adulta senza aver ancora capito la causa della sua diversità. Parallelamente assistiamo alla curiosa vicenda di un pittore, l'unico che vediamo in carne ed ossa, che vaga alla ricerca di una fonte di ispirazione, e che la trova in una vecchia casa abbandonata, e alle vicende di uno scienziato che si mette in testa di andare ad esplorare questo misterioso pianeta che, ormai anni addietro, si è posizionato vicino all'orbita terrestre.
E' una bella favola, certamente, con intelligenti risvolti che fanno riflettere. Non c'è grossa introspezione psicologica, nessun approfondimento di background e pochissimo spazio è dedicato alle sofferenze che deve patire la bambina protagonista quando è vittima delle stupide reazioni dei compagni di scuola, ed anche degli adulti, alla sua diversità. Posso dire, però, che obbiettivamente non se ne è sentita la mancanza, ed anzi ciò è servito a fa conservare al film la stupenda leggiadria e leggerezza che pervade la graphic novel.
Qualche piccolo errore di battitura e una non corretta intestazione della scena al parco giochi (basta mettere "Int/Est" all'inizio, perchè tutto si svolge in un'unico luogo/scena/spazio temporale) non spostano di una virgola la bellezza del film.
La regia di Jean Pierre Jeunet, scelto certamente grazie al suo "Il favoloso mondo di Amelie", dirige la troupe con abile maestria, e fa recitare gli attori, Lea Seydoux su tutti, con estrema naturalezza. Fa molto piacere, inoltre, rivedere sugli schermi la bellezza autoritaria di Fanny Ardant, che interpreta la madre di Mary.
Un unico appunto lo si può muovere riguardo alla colonna sonora. E' una questione di gusti personali, si intende, quando dico che qualche brano solo musicale invece delle canzoni, pur bellissime e cantate da grandisismi nomi, avrebbe secondo me reso meglio accanto alle immagini, ma certamente si sarebbe potuto cercare meglio, fra i meandri di Youtube, per evitare di ascoltare in qualche brano gli applausi di un pubblico assolutamente fuori luogo e fuori contesto.
Molto bella la locandina, ripresa dal fumetto, e il sito risulta completo di informazioni anche tecniche.
"L'enfant penchèe" è, quindi, un ottimo piccolo film, degno apripista per un Festival di Roma che si preannuncia ricco di contenuti e qualità, e che può senza dubbio ambire a qualche bel premio. Voto: 76/100
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