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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane Ci tenevo a leggere questo film prima della fine della settimana, perché iniziare ufficialmente il cinema virtuale con un ritardo mi pareva una pessima idea. Ce l'ho fatta, e devo dire che ne rimango abbastanza sorpreso. Non ho letto il romanzo originale (messo in lista) né il film di Gaetano, quindi non sapevo bene cosa attendermi, ma anche solo da una lettura superficiale dell'ambientazione mi ero fatto tutt'altra idea di quel che mi sarei trovato. Però a fine visione mi ritrovo a dire che sì, il film mi piace anche così, anzi lo apprezzo ancora di più. Sostanzialmente, il film e il romanzo (la pagina Wikipedia me la sono letta prima di recensire) seguono in realtà la vita di persone normali, che vivono in questo mondo alternativo cercando di sopravvivere e vivere a loro modo, barcamenandosi fra le ideologie deliranti del nazismo e dell'imperialismo giapponese, visto con maggior simpatia (giustamente). Un antiquario, un camionista italiano, un politico in fuga, un ebreo scappato, si ritrovano tutti ad aver a che fare con questo universo impazzito, in modi che si intrecciano l'uno con l'altro, e alcuni ne avranno la vita sconvolta (altri no: ancora più giustamente). Ho trovato molto bello, devo dire, che i rappresentanti dell'autorità non si vedano mai in faccia, esseri privi di volto, a volte in ombra, a volte anonimi. Rispetto al romanzo, che immagino essere piuttosto denso, la produttrice mi pare di aver capito non tagli moltissimo, ma faccia un ottimo lavoro di condensazione e concentrazione degli avvenimenti. La perdita più grave, in tutto questo, è che purtroppo una presentazione più approfondita dei meccanismi e dell'ideologia di questo mondo resta sullo sfondo. Non per riempire il film di dialoghi lunghi o spiegazioni noiose, cosa che capisco sarebbe stata controproducente, però ammetto che avrei voluto, in certi punti, una spiegazione migliore di certe caratteristiche ideologiche di questa realtà alternativa dove il nazismo ha trionfato, che andassero oltre le battute dei personaggi. Unica scena rivelatrice, in questo senso, è la scena fra Martin Sheen e la sua amante, dove la mentalità del personaggio maschile è perfettamente inquadrata e descritta nel suo universo di appartenenza: mi sarebbero piaciute più scene di questo tipo, ecco. Comunque, al di là di questo, il resto funziona bene. La sceneggiatura è liscia e scorrevole, non si perde mai (e con cinque personaggi di cui nessuno protagonista non era facile) e mantiene sempre interessato il lettore/spettatore. Certo, una maggiore attenzione (innumerevoli parole mancanti, soprattutto) avrebbe giovato, ma rispetto all'esordio anche in questo Agnese ha fatto passi da gigante. I personaggi sono ben delineati, alcuni di più altri meno, ma tutti comunque hanno il giusto spazio per emergere e farsi ricordare. Molto belle le canzoni di Elvis, che anch'io ho trovato stranianti, ma poi ho pensato che in fondo ci stava, non solo per il suo conservatorismo, ma anche perché i giapponesi una parvenza di libertà agli americani la danno, mi pare di aver capito (ecco, già Bob Dylan...). Gran bel cast, in compenso, fra Fassbender (attore feticcio di Steve McQueen), David Thewlis, Rhys Ifans, tutti attori che - tranne Fassbender - non sono star di primo ordine, ma buoni attori dal solido curriculum. Bella la regia di Steve McQueen, anche in un genere dove non si era mai cimentato. VOTO: 73/100. Un corretto adattamento del romanzo di Dick (immagino), interessante e coinvolgente. P.S. Dove posso trovare la versione di Gaetano? |