|
|
| RAPINA A MANO ARMATA
Regia di S. Kubrick Con Sterling Hayden, Coleen Gray, Vince Edwards, Marie Windsor Noir Usa 1956 b/n
Un film da citare quando si cerca uno spartiacque tra cinema antico e moderno. Questa è pura arte trapassata. Ed è sintomatico che sia firmato da Stanley Kubrick, regista che mirabile impulso – da lì a pochi anni – darà allo sviluppo e alle invenzioni delle storie (e della Storia) della celluloide. Un variegato gruppo di rapinatori (nessuno davvero cattivo, ognuno coi suoi problemi: debiti, mogli ambiziose o malate, voglia di riscatto dopo la galera) progetta e mette in atto una rapina milionaria all’ippodromo. Ma un crescendo di (prevedibilissime) circostanze sfavorevoli genera una mattanza e spinge l’unico superstite alla rassegnazione. Lo svolgimento è a incastro: i flash back portano le vicende passate nel presente e – al contempo – le affiancano generando cronaca e tensione. Bianco e nero che eccelle e scolpisce luci e ombre. Ma totale assenza delle medesime nella psicologia dei personaggi: energumeni dichiarati consumati, ma novellini nell’agire e nei dialoghi (e tutti si esprimono come damerini, imprescindibile marchio d’epoca). Il ghigno di splendide facce da cinema ritenuto più importante delle recitazioni (si guardi la puerile scena di lotta al bar: il russo pelato sembra un fittizio figuro dell’odierno catch). La dark lady che non può fare a meno di dichiararsi tale è giocoforza la meglio servita dalla sceneggiatura. Atmosfere di magistrale acciaio che però pretendono la solitudine in scena dei caratteri, il che crea singolari cortocircuiti implausibili in un luogo necessariamente affollato (l’uomo nel parcheggio che deve abbattere il cavallo neppure dà una sbirciata intorno prima di brandire il fucile). Non un alito di fumo fuori posto, ovvero l’esatto contrario della vita e delle turbolenze narrate. Il che è senz’altro stile, ma a scapito della verità.
(Guzzano)
|
| |