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BABEL
Regia di Alejandro González Iñárritu Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael García Bernal, Rinko Kikuchi, Adriana Barraza, Kôji Yakusho Drammatico
Uno sciagurato colpo di fucile in Marocco ferisce Cate Blanchett, ma forse rimargina il suo rapporto col marito Brad Pitt. Tramuta un festoso matrimonio messicano nell'ultimo giorno felice per la tata dei loro figli e per il di lei nipote testa calda: Gael García Bernal (doppiato come fosse di Pieve Ligure). Distrugge la vita dei ragazzini che l'hanno esploso. Rimbalza (forzatamente) in Giappone, dove una teenager sordomuta reagisce al suicidio della madre confondendo slanci affettivi e offerte carnali. Alejandro González Iñárritu è un Autore esauriente e sconsolato. Ha diretto "Amores Perros", "21 grammi", l'episodio più profondo del film sull'11 settembre. Qui gira in 3 continenti e 4 lingue penetrando la crosta di ogni terra, giocando coi rimandi (da gallina sgozzata a donna ferita, da urlo a silenzio, da erba a ecstasy, da elicottero mancato a elicottero utile) e con gli incastri temporali cari al suo sceneggiatore Guillermo Arriaga, già al lavoro su uno sparo ne "Le tre sepolture". Illustra la globalizzazione del dolore (che non è una novità). Denuncia la Babele delle comunicazioni, siano pratiche o affettive: un disperato gridare che sfocia in inefficacia o silenzio. Ha il feticcio della chirurgia. Ma del sangue ci offre il rosso, non il caldo. Nei suoi deserti sudiamo più la pretesa che la realtà dell'angoscia. Nella buia notte di Tokyo risplende gelido il finale di un film/progetto, di un'opera solenne e costruita.
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