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| Compiuti i 50, Lars von Trier si rannicchia a Copenaghen proclamando di volerci sorprendere e divertire con una commedia parlatissima. In attesa del capitolo finale della sua sanguinaria e (dis)umana trilogia americana, affezionati alle onde di destini struggenti, non avremmo nessuna voglia di ridere con un film di von Trier. Dunque si va prevenuti. E lo smacco è totale. Sorpresi e divertiti. A bocca aperta: spesso per ghignare, spessissimo meravigliati dell’efficacia dell’intelligenza prestata alla comicità. Come ai bei tempi in cui Woody (una prece) ci rovesciava addosso il proprio ventre intellettual/nevrotico e la sua voce in libera fuga dallo schermo. Archiviato il Dogma (ma sempre contrario a luci e suoni che non siano quelli naturali), re Lars brevetta Automavision: il regista imposta la prima inquadratura, poi il computer procede con proposte random da prendere o lasciare (e ricominciare). Attori spiazzati, spettatori incalzati. Nel tristo ufficio informatico è tempo che colui che tutto regola da lontano si faccia avanti. Ma non esiste. Se l’è inventato il più paterno degli amici/soci. Che assolda un attore vanesio per interpretarlo. Costui si cala però troppo nel personaggio. E nei contropersonaggi. Gli islandesi si incazzano, urge far intervenire un super-supercapo, piovono funeste citazioni del grande Gambini (nome scippato dal Maestro a un camion di alimentari). E che ci fa un elefante in Danimarca? Spasso surreale. (Guzzano)
Ho il dvd da anni e mi sa che me lo regalò Existenz...
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