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Grand Budapest Hotel
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Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson

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view post Posted on 17/3/2014, 20:41
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Cinefilo Ad Honorem

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In occasione dell'imminente uscita del nuovo film anche in Italia, rubo da trovacinema.it

Nel mese di ottobre dell’anno scorso, ci fu un cortocircuito su una nave in viaggio da Hong Kong a Londra e alcuni dei container che trasportava andarono a fuoco prima di raggiungere il porto. In uno di essi c’erano le prime copie di "The Wes Anderson Collection", il libro che la casa editrice Abrams aveva intenzione di distribuire in Europa nelle settimane seguenti. Anderson ascolta questa storia piuttosto incuriosito: «Potrebbe essere uno spunto per uno dei miei film», dice accarezzandosi i capelli. Il regista americano parla a bassa voce e torna sulle sue parole, precisa un punto e riprende a spiegare, come se il suo discorso fosse uno di quei film che si possono montare in tanti modi diversi ottenendo ogni volta una versione migliore della precedente. Indossa un abito sartoriale di velluto blu, i suoi celebri stivali Wallabee ed è seduto su un morbido divano rosso elettrico che, anche questo, starebbe benissimo in uno dei suoi film. Il regista, che iniziò la sua carriera con un cortometraggio in 16 millimetri, "Bottle Rocket", scritto con il suo amico e compagno di scorribande, Owen Wilson, può vantarsi di essere considerato uno dei più autorevoli cineasti indipendenti del mondo. Adorato dai cinefili, osannato dalla critica, sa dare al suo cinema un’impronta di nouvelle vague, di voglia di viaggiare, con puzzle fatti di personaggi imprevedibili che regalano una sensazione calda e familiare, uno stile senza tempo, riconoscibile e al tempo stesso indecifrabile che condivide con altri registi texani come Richard Linklater o lo stesso Terrence Malick. Come se la sensibilità fosse una questione geografica.

Bill Murray, durante la promozione di "Moonrise Kingdom", ha detto di lui: «Wes è un tipo in grado di convincerti di qualsiasi cosa. La sua visione è unica, veramente speciale. Il suo modo di lavorare, contando sempre sullo stesso team, trasforma il set in un luogo gradevole. Inoltre, assume sempre i migliori chef per preparare da mangiare. Non quella roba spaventosa che ti servono i catering. Così, quando non sei abbastanza concentrato, pensi che dopo la ripresa ti aspetta un pasto delizioso e allora tutto acquista un senso». Risponde Wes: «Bill ha detto questo (sorride, ndr)? Be’, anche a me piace mangiare bene. E se voglio che tutti siano di buonumore è perché io per primo ho bisogno di una buona atmosfera nella mia testa. A volte mi propongo di lavorare con qualcun altro ma alla fine non mi decido mai perché mi chiedo: che cosa accadrebbe se non riuscisse a inserirsi bene nel gruppo? Mi chiedo anche se vale la pena avere uno pieno di talento che però ti cambia lo spirito delle riprese. E quindi lascio stare».

Anderson ha fama di essere una persona particolarmente incantevole con gli attori. E questo anche se l’attore in questione si chiama Gene Hackman. Tra i due si era creato un rapporto piuttosto teso durante le riprese de "I Tenenbaum". Angelica Huston ne è stata testimone: «Un giorno Gene gli dice: “Tirati su i calzoni e sii uomo!”. Mi pare abbia usato anche altre espressioni tipo “cocksucker” e diverse varianti della stessa parola». Anderson smussa: «Non definirei Hackman un attore difficile, piuttosto un uomo complicato, duro, che esige una tensione altissima. Ma è Gene Hackman! Non lo chiami per fare dei trucchi di magia, lo chiami perché è Gene Hackman », spiega strofinandosi le mani come se sentisse freddo mentre pensa al protagonista de "Gli spietati" o "Il braccio violento della legge".

Nato a Houston, Texas, nel 1969, Wesley Wes Anderson è figlio di un’archeologa che lavorava come agente immobiliare e di un dirigente nel settore della pubblicità e delle pubbliche relazioni. Il divorzio dei genitori, quando Wes era ancora bambino, deve avere influenzato parecchio la sua vita e la sua carriera. Anderson è troppo educato per non rispondere, ma lo fa con il tedio di chi si è sentito fare la stessa domanda milioni di volte: «Ovviamente il divorzio dei miei genitori ha segnato profondamente la mia vita, come accade per qualsiasi bambino. I miei film tornano diverse volte su questo argomento ma, francamente, non saprei dire esattamente con quanta intenzionalità», dice aggiustandosi i capelli sempre più spettinati.

All’università di Austin, Wes divide la stanza con Owen Wilson. Diventano una coppia inseparabile a cui talvolta si unisce Luke, il fratello di Owen. La passione di tutti e tre per il cinema dà vita a "Bottle Rocket", che poi diventerà un lungometraggio, "Un colpo da dilettanti" (1996), ignorato dal grande pubblico ma notato da alcuni critici. Due anni dopo, Anderson firma quello che rimane ancor oggi uno dei suoi film più popolari: "Rushmore". Si ispira al periodo passato alla St. John’s School, l’istituto privato in cui ha studiato da ragazzo. «Molti dei miei film sono basati su esperienze che ho vissuto in prima persona, ma non sempre è così. Non ricordo neppure i particolari che mi hanno portato a sviluppare un progetto piuttosto che un altro. Ogni film è diverso. In questo mio ultimo, "The Grand Budapest Hotel" (in aprile nelle sale italiane, ndr) a ispirarmi il personaggio principale è stato un amico; mentre la storia si ispira allo scrittore Stefan Zweig. Mi si dice che sono uno nostalgico. Di certo non lo sono di proposito. È che a volte ci sono questioni che arrivano dritte dalla mia infanzia, cose che non ho finito, o che credo di non aver finito, e che in qualche modo restano in sospeso».

Sul set lavora con un team fisso, tecnici, aiuto registi, un direttore della fotografia, un costumista, un cuoco. Quasi una famiglia: «Mi piace vedere le stesse facce quando arrivo al lavoro. Se devo stare lontano da casa, voglio sentirmi a mio agio. Non capisco quelli che devono cambiare squadra ogni dieci minuti. Non è che voglia criticarli, è solo per via dell’atmosfera che si crea, tutto qui...».

Anderson è anche uno dei pochi registi indipendenti in grado di raccogliere intorno a sé una vera e propria galassia di stelle ogni volta che gira un film: Edward Norton, Bruce Willis, Bill Murray, George Clooney, Jude Law, Meryl Streep o Harvey Keitel sono alcune delle star che fanno ormai parte di questa affollata scacchiera. Tra i suoi successi ci sono titoli come "I Tenenbaum" (2001), "Le avventure acquatiche di Steve Zissou" (2004), "Il treno per il Darjeeling" (2007), "Fantastic Mr. Fox" (2009) e "Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore" (2012). Tutti film su cui si è stabilita un’alleanza (o forse sarebbe meglio dire un idillio) tra il regista e un pubblico che non lo tradisce mai. L’ultimo progetto è «il più ambizioso» della sua carriera (come lui stesso ammette): si ispira a così tante fonti diverse che sembra impossibile poterle mettere insieme. È la conferma del fatto che questo regista di quarantaquattro anni vive in una sfera personale che ha la sua orbita ai margini del cinema contemporaneo: «Non cerco di far aderire i miei film alle mode, né a quello che si fa in un determinato momento. Questo nuovo film, per esempio, è piuttosto violento e temo che sia diverso da qualsiasi altro. Il mio principale punto di riferimento è la Hollywood degli anni Trenta. Diciamo fino a Ernst Lubitsch. Ma anche Renoir è un punto di riferimento. E i libri di Stefan Zweig, e le sue memorie» spiega il regista. Che, soprattutto, è molto preoccupato per la lenta agonia della «classe media» che il «gigantismo» dei blockbuster sta a suo dire provocando nel mondo del cinema.

La dittatura del botteghino è un vero incubo per Anderson, abituato a lavorare con budget modesti (se non modestissimi): «Io, Spike Jonze, Paul Thomas Anderson, James Gray... non ce ne sono molti altri attualmente che lavorano con budget dai 25 ai 75 milioni di dollari, mentre prima questo era l’arco di spesa in cui si era soliti muoversi. Adesso la gente lavora con bilanci che in media vanno dai cinque ai duecentocinquanta milioni di dollari. È una cosa che non era mai successa prima ed è molto pericolosa. La buona notizia, però, è che la tecnologia ha ridotto i costi e che si può fare cinema con meno soldi».

Anderson è stato paragonato a molti registi (del passato o contemporanei), ma lui ha ben chiaro in testa qual è il suo ideale: «Qualcuno, una volta, mi ha paragonato a Scorsese. Non ricordo le parole esatte, ma erano più o meno queste: ‘Tutti e due dimostrano che tutto ciò che stai vedendo è importante”. Mi sembra uno dei complimenti più belli che si possano ricevere. Ma non so che cosa ne pensi Scorsese. Molte volte guardo i film di Michael Powell e di Emeric Pressburger e penso che mi piacerebbe dirigere anche come loro. Mi sembrano ogni volta più bravi. Mi piace Hitchcock, ma devo essere realistico (sorride, ndr) ».

Pur texano, la critica europea lo ha abbracciato come un figliol prodigo. A lui, la cosa sembra un po’ tirata per i capelli: «Sono felice che qualcuno mi veda come un regista europeo, o quanto meno vicino all'Europa, ma non lo sono. Per due motivi: primo, perché sono un disastro con le lingue, parlo solo l’inglese. In secondo luogo perché credo che i miei film siano profondamente americani, specialmente nei dialoghi. Dunque, purtroppo, non posso dire di essere europeo. Anche se ne sarei felice, sia ben chiaro» quasi si giustifica con quelle sue mani lunghe e con quel suo look vintage. Osservandolo parlare mi rendo conto ora che la miglior descrizione che di lui sia mai stata fatta è proprio quella contenuta nelle prime pagine del libro di cui sopra, uscite dalla penna del Premio Pulitzer per la letteratura Michael Chabon, fan dichiarato del regista: «Quando lui apre la scatola vedi qualcosa di scuro e di brillante, un caos ordinato di schegge, rifiuti, un pizzico di immondizia e penne e ali di farfalla, frammenti e totem di memoria, mappe di un esilio, documentazione e perdita. E allora dici, chinandoti: “Il mondo!”».

Edited by emilgollum - 13/4/2014, 12:51
 
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emilgollum
view post Posted on 17/3/2014, 21:05




il film che attendo di più. Il trailer è già una bomba. :wub:
 
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Arcadia1983
view post Posted on 17/3/2014, 22:16




atteso, direi.
 
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World ^_^
view post Posted on 18/3/2014, 11:41




Attesissimo anche da parte mia, sì. Oltretutto Moonrise Kingdom l'ho amato, non meno de I Tenenbaum...
 
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mastruccio
view post Posted on 18/3/2014, 12:33




Ho visto il trailer, e mi è parso molto interessante. Lo vedò nel mio cinema di casa.
 
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emilgollum
view post Posted on 18/3/2014, 12:38




visto che hai un pò di tempo, SE non hai visto niente di Wes Anderson, ti conviene recuperare qualcosa.
 
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view post Posted on 10/4/2014, 09:10
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Cinefilo Ad Honorem

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Esce oggi, chi va a vederlo?
 
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emilgollum
view post Posted on 10/4/2014, 10:17




IO!
 
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emilgollum
view post Posted on 12/4/2014, 11:43




Non poteva andare diversamente, mi è piaciuto tantissimo. C'è tutto il Wes Anderson degli ultimi anni, con un cast da capogiro (anche se molti appaiono per qualche scena), un ritmo incalzante (molto simile a Fantastic Mr. Fox) e si ride molto più spesso di quanto uno si aspetti. 9
 
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Mr.Noodles
view post Posted on 13/4/2014, 11:39




mi è parso davvero troppo di maniera, che per Anderson può apparire un controsenso ma tant'è. magnificamente realizzato e interpretato, ma è tutto troppo al posto giusto, perfetto per i fan incalliti o per chi lo conosce da poco per la deriva hipsterica desunta dal suo cinema. non sposta di una virgola quanto fatto in precedenza, e le rocambolesche fughe in odore di cinema comico meritavano forse un trattamento più carnale e meno cartoonesco.
 
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emilgollum
view post Posted on 13/4/2014, 12:25




non nego che sia di maniera, per carità (ma io lo adoro per questo), ma secondo me qualche virgola l'ha spostata, soprattutto per quanto riguarda il tema della famiglia, qui assai diverso.
 
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Mr.Noodles
view post Posted on 13/4/2014, 13:10




CITAZIONE (emilgollum @ 13/4/2014, 13:25) 
non nego che sia di maniera, per carità (ma io lo adoro per questo), ma secondo me qualche virgola l'ha spostata, soprattutto per quanto riguarda il tema della famiglia, qui assai diverso.

mah... per me sono tutte cose ampiamente dette e viste in "Moonrise Kingdom" e in "Fantastic Mr. Fox", che avevano una freschezza e anche un trasporto emotivo nel raccontare le peripezie dei protagonisti di tutt'altro livello. a me questo racconto sembra piuttosto fiacco, e l'espdiente del "racconto nel racconto nel racconto", con la doppia cornice, non aiuta nemmeno granché. per il resto mi è anche abbastanza piaciuto, non è mica brutto. è pur sempre un film di un Wes Anderson ormai maturo, nevrotico-alleniano e (di conseguenza?) pessimista.
 
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World ^_^
view post Posted on 17/4/2014, 11:26




se riesco, domani. Finalmente. ^_^
 
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Andrew.
view post Posted on 18/4/2014, 17:06




Visto ieri al cinema.
Dico subiti che per quanto mi riguarda non è di certo il miglior Wes Anderson, probabilmente uno dei suoi film meno coinvolgenti. Eppure è stata una visione affascinante per via di immagini così perfette nella loro simmetria da non passare inosservate nemmeno a uno come me che si solito non si accorge di questi dettagli. E la fotografia e gli attori (volutamente freddissimi) fanno tutto il resto e ti lasciano una bella sensazione a fine visione.

7,5

Edited by Andrew. - 18/4/2014, 21:23
 
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emilgollum
view post Posted on 19/4/2014, 17:32




CITAZIONE
Dico subiti che per quanto mi riguarda non è di certo il miglior Wes Anderson, probabilmente uno dei suoi film meno coinvolgenti.

a me ha fatto tutt'altro effetto.
 
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29 replies since 17/3/2014, 20:41   274 views
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