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L'ultimo sguardo
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L'ultimo sguardo, Clint94

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SaschaGranato
view post Posted on 7/11/2013, 15:57 by: SaschaGranato




RECENSIONE DELLA GRANATO PRODUCTION

Credo che tutti conoscano il mio punto di vista sui film di Cinematik. Troppe trasposizioni e troppi pochi film originali. Col tempo ho imparato a farci il callo, apprezzando molte opere trasposte, ma di fronte ad un film originale nutro un entusiasmo diverso. E’ come se guardassi ad un’opera prima, perché di fatto, un film originale, richiede un lavoro di fantasia estremamente elaborato e quindi, “l’esperienza” conta fino ad un certo punto. Entrano in gioco altri fattori, ben più importanti: la fantasia e in parte, una buona cultura cinematografica. Inutile dirlo, con più film guardi, osservandone le sottigliezze, maggiori sono le probabilità di imparare il mestiere. L’ultimo Sguardo vede il nostro Clint alle prese con un film originale, dopo quattro anni di trasposizioni. Una lunga pausa di meditazione, che gli ha consentito di maturare, dedicandosi alla scrittura di molti adattamenti. Alcuni bellissimi, altri invece meno convincenti. Considerando il livello raggiunto con la sua ultima trasposizione, che reputo tra i film più belli di questa stagione, se non il migliore, e tenuto conto del talento di Clint e non ultimo, il ritorno al genere Noir, ero partito con grandi aspettative. Pur consapevole delle difficoltà che s’incontrano durante la stesura di un film originale. Insomma, mi aspettavo un film-evento, di forte impatto, cosa che in parte è avvenuta e in parte no.

Premetto che da buon appassionato del cinema thriller/noir, conosco discretamente i suoi segreti. Il problema deriva dal fatto che è un genere molto vecchio e nonostante le numerose rivisitazioni, ha subito pochi cambiamenti. Quindi è quasi impossibile sfuggire a certi stereotipi, e così com’è capitato anche per i miei primi due film, succede anche per L’ultimo Sguardo. E’ una maledizione, che non può non inficiare alla qualità del film.
Avendo lavorato a due noir, posso affermare quanto sia bello immergersi nella scrittura di certe atmosfere. In parte è come rivivere i classici del passato, e in parte è come se offrissimo un contributo personale al genere. Tante possono essere le emozioni che si provano, ma a questo punto sono convinto che un film noir è molto più bello da scrivere che da leggere.

Probabilmente per coloro che hanno visto pochi film noir, troveranno la mia recensione troppo severa, ma per chi avesse iniziato a seguire questo filone dal principio, con i classici di Bogart, per intenderci, penso possano concordare con il mio pensiero.

I primi minuti del film ci introducono il nostro protagonista. Uno sbirro dal fascino sinistro e guarda caso corrotto. Un uomo ambiguo, amante del whiskey e della buona musica. Delle volte assassino, e delle volte eroe senza macchia. E’ il primo grande stereotipo, come si conviene per un buon noir. Il personaggio è legato ad un filo rosso al mio più vecchio James Wood, in The Unforgiven. Stesso discorso per il primo omicidio. Un uomo stretto ad una sedia ed assassinato con un colpo di pistola alla testa. Tante affinità che mi hanno strappato un sorriso, facendomi però sorgere su una domanda. Cos’altro ha da offrirci il noir? Forse un regista come Tarantino saprebbe reinventare anche questo genere, così come ha fatto con Inglorius Basterds e Django, ma per noi comuni mortali credo sia una sfida alquanto ardua. Quindi la domanda rimane senza una risposta…

Fermo restando i limiti e ai clichè evidenziati finora, credo sia altrettanto giusto evidenziare le qualità del film. Spesso le opere originali difettano sull’intreccio narrativo, ma non è questo il caso. Clint elabora un racconto intrigante e mai noioso. La storia ha un ottimo senso del ritmo, quasi fosse un film musicale. Merito di una sceneggiatura a tratti evocativa e a tratti asciutta, asciutta. Clint gioca con i tempi a proprio piacimento, infondendo all’opera un equilibrio perfetto. Non si ha mai la percezione che film proceda a rilento, così come non sembra mai che non veda l’ora di finire. E’ qui, che si vede l’esperienza dello sceneggiatore. Clint ha un ottimo senso del ritmo, e lo dimostra in tutti i suoi film, ed è una qualità straordinaria. La sceneggiatura offre delle descrizioni spesso crude e truculente, ma senza inutili eccessi, giustificando così la partecipazione al contest. Ho apprezzato, in oltre, come il testo vada via via, migliorando. Se all’inizio qualche dialogo suona all’orecchio come le unghie sulla lavagna, già dopo una ventina di pagine ci si confronta con un’opera più matura. Come se fosse stata scritta in due momenti diversi, ma forse è una mia impressione. Un aspetto che mi ha creato qualche grattacapo è il contesto in cui si svolge il film. Per buona parte dell’opera, non capivo in che periodo storico fossimo. Le descrizioni richiamano le atmosfere noir degli anni quaranta, ma non c’è alcuna descrizione legata ad un vestito, o un veicolo di quell’epoca.
Poi un’ultima perplessità l’ho provata con il finale, un po’ troppo alla The Departed, o Le Iene. Per quanto coerente col racconto, mi è parsa una soluzione un po’ semplice. Ma è un’opinione personale e non la considero un difetto, quindi non ne tengo conto sulla valutazione finale.

Voto 71/100
Sondaggio 7

Con L’ultimo Sguardo cala il sipario anche sul Contest di Halloween. Pochissimi partecipanti non hanno certo inficiato sulla qualità dei film, tutti molto belli. Forse Andrew ha proposto l’opera più originale, ma al tempo stesso, credo che Nuno abbia offerto un’esperienza più inquietante, mentre Clint ha dato sfogo alla sua creatività sviluppando il racconto più accattivante che si possa pretendere da un thriller. Non sarà semplice decretare il vincitore.
 
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74 replies since 2/11/2013, 14:01   1252 views
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