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Festival di Roma - Enrico IV
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Festival di Roma - Enrico IV, Gruppo Fraludada

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Hermetico
view post Posted on 24/9/2013, 18:37 by: Hermetico
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Con Enrico IV, Francis torna alle sue più grandi passioni, Shakespeare e il teatro, e lo fa andando dritto per la sua strada, proponendo un film molto in linea con quel Riccardo II che sollevò tante discussioni quando uscì. Come detto più volte, io ero tra quelli che avevano accolto la pellicola con più di qualche perplessità e, senza girarci intorno, posso dire che tali perplessità rimangono anche in questo ideale seguito.
Il film ci mostra Enrico IV, ormai morente e malato, alle prese con il peso sempre più insopportabile di una corona conquistata nel peggiore dei modi, ma soprattutto la pellicola si concentra su Hal, il figlio del Re, un nobile che preferisce passare il suo tempo in malfamate taverne, ad ubriacarsi in compagnia di squattrinati e ladruncoli. Arriverà però il momento, anche per lui, di assumersi le proprie responsabilità.
Va detto che, rispetto a Riccardo II, ho riscontrato un linguaggio più accessibile e di facile comprensione che non appesantisce affatto la lettura. Inoltre anche le battute pronunciate dai singoli personaggi sono molto più snelle e agili, tanto da evitare quei lunghi e impegnativi monologhi del primo film.
Oltre a questo, ciò che veramente sorprende di questa pellicola è l’atmosfera generale, molto più leggera e solare. Gli inserti drammatici e ricchi di pathos sono pochi e riservati solo ad alcune scene chiave.
Ed è così che dopo un inizio di grande effetto riservato a Enrico IV (o meglio a ciò che ne rimane) si apre una lunga parte molto giocosa e farsesca dedicata ad Hal e alla sua stramba combriccola, in particolare a Falstaff, grande comprimario. E’ un continuo di bevute, siparietti comici, furti, scherzi, bizzarre messe in scena che all’inizio funzionano alla grande, ma dopo un po’ cominciano a stancare e ci si chiede: ma quand’è che la storia ingrana per davvero? Quand’è che si fa sul serio?
Capisco che questa parte sia fondamentale per la descrizione di Hal, della sua vita dissoluta e soprattutto di Falstaff, ma io l’avrei snellita parecchio.
Poi si entra finalmente nel vivo, con il primo incontro/scontro tra Hal e suo padre, la sanguinosa battaglia e l’incoronazione finale. E’ qui che il film dà il suo meglio, con un ritmo più vivace, momenti epici ed emozionanti (sottolineati da efficaci montaggi), e scontri verbali drammatici e di forte impatto.
L’epica, il dramma, ciò in cui Francis è davvero forte, in questo film è concesso con il contagocce e c’è sempre spazio per qualche scena sdrammatizzante che finisce per far crollare quella bella atmosfera carica di tensione che si era creata (come ad esempio quando Falstaff si finge morto o quando deve scegliere delle improbabili reclute).
Rimane anche l’impianto fortemente teatrale di tutto il film, la recitazione a volte necessariamente sopra le righe degli attori, i “monologhi alla luna”, i repentini cambiamenti di comportamento dei personaggi (Hal in primis). Caratteristiche difficili da smorzare quando si ha a che fare con la trasposizione di un dramma teatrale e mi sembra che Francis non avesse alcuna intenzione di smorzarle, anzi. Come ho già detto, è andato dritto per la sua strada evitando di scendere a compromessi e mostrando un ammirevole coraggio. Prendere o lasciare.

Ottima la scelta di Hooper. La sua mano si sente e spesso dà vita a scene molto riuscite ed emotivamente potenti (belle ad esempio le visioni di Enrico). Ottimo il cast. Qualche dubbio solo su Cavill, forse un po’ troppo giovane (ma non so quanti anni avesse Enrico nell’opera). Molto bravi sia David Oakes che, soprattutto, Tim Curry in grado di dare vita a un personaggio trascinante.

Molto buone le musiche, sempre in tema. Quella conclusiva mi è piaciuta particolarmente.

Enrico IV è in linea con Riccardo II ma allo stesso tempo non lo è. Conserva la fortissima impronta teatrale (con tutti i suoi pregi e difetti) ma ha dialoghi più snelli e meno ostici. Ritornano i grandi momenti epici (il montaggio finale è da pelle d’oca), i confronti drammatici e spietati (la scelta finale di Hal di rinnegare Falstaff è un bel colpo), ma la componente da commedia, molto leggera e farsesca è forse troppo invadente. E’ quindi in sintesi una vera prova d’amore e dedizione di Francis nei confronti di Shakespeare, scritta con la solita consueta cura dei dettagli e con grande passione. 70/100
 
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24 replies since 22/9/2013, 13:09   1578 views
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