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L'uomo che odiava Sherlock Holmes (Festival di Roma)
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L'uomo che odiava Sherlock Holmes (Festival di Roma), Nuno Productions

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Francis Delane
view post Posted on 26/9/2013, 11:24 by: Francis Delane

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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


Ok, butto subito la maschera: il voto sarà alto. I motivi? A) Sto scrivendo la recensione subito dopo aver finito il film, B) questa storia coinvolge uno dei periodi di storia della letteratura da me più amati, l'Inghilterra vittoriana, e tre dei suoi autori più giustamente celebri, Bram Stoker, Arthur Conan Doyle e, incidentalmente, Oscar Wilde (e viene citato anche James Matthew Barrie, cioè il creatore del maledetto Peter Pan). Ovvero, gente che ha riempito i miei sogni di adolescente: manca solo Robert Louis Stevenson per completare il quadro.

Sceneggiatura: un thriller letterario semplicemente perfetto. Il meccanismo, oliatissimo, funziona a meraviglia sia per quanto riguarda la parte nel passato, dove la ricreazione della Londra vittoriana con la sua ipocrita pruderie fa sempre il suo effetto, sia nel mondo moderno, attraverso una coppia cui ci si affeziona e che si segue con passione, senza smettere per un momento di restare incollati allo schermo. Ma dietro la trama thriller, si aprono abissi che non si sarebbero creduti possibili, e ci si arriva a interrogarsi sul titolo. Chi è l'uomo che odia Sherlock Holmes? Semplice, Conan Doyle. E perché Conan Doyle odia il suo investigatore? Gelosia dell'autore verso la sua creazione? No, è anche senso della "palpabilità della storia": l'indagine sugli omicidi delle donne porterà lo scrittore a scoprire, amaramente, che il mondo ha bisogno di Holmes perché Holmes è immortale, Holmes è la fiducia nelle capacità della ragione, che tutto si possa ricondurre a una causa logica, umana, comprensibile. Il grande segreto del diario è che, molto semplicemente, non è così: la ragione è impotente o comunque inefficace a un certo punto, il Male è così pervasivo che non si può combattere con le pure forze della mente. Alla fine, Harold White, ingenuo e idealista sherlockiano, è in lacrime perché ha scoperto che Holmes è un falso, una menzogna, perché è crollato il mito di Conan Doyle come assertore della razionalità, e quindi la convinzione, che sempre va con Holmes, del trionfo della ragione: ha in altre parole scoperto che la letteratura, come diceva Nietszche, è una "santa menzogna". Mi viene quasi da pensare che l'ispirazione cinematografica per questo film sia il capolavoro di Billy Wilder La vita privata di Sherlock Holmes.
Difetto, se si vuole, non è tanto la genialità di Harold o di Conan Doyle, normale in un thriller ispirato a Holmes, quanto un paio di incogruenze nella parte moderna. Tanto per cominciare, vorrei sapere chi sono i tizi che inseguono Harold e Sarah: quanta gente ha assoldato Sebastian Conan Doyle, per la miseria? La stessa Sarah, poi: il colpo di scena finale è un po' fuori dalla storia, un po' troppo esterno al tessuto narrativo. Minuzie, d'accordo: ma che un po' disturbano.

Regia: James McTeigue, che ai thriller letterari è evidentemente abbonato, visto che ha fatto The Raven. Buona scelta.

Cast: altisonante e ricchissimo, ed estremamente compatto. Molto bravi Cillian Murphy, Stuart Townsend e Peter Stormare, che in perfetto tandem costituiscono l'anima del film. Ottimo il cast di contorno.

Musica: a giudicare dall'opinione di Mas, ho fatto bene a non ascoltarla.

Sito: il migliore che io abbia visto dei film del Festival.

Voto: 80/100. Ho già spiegato perché. E comunque, nella scena in cui Bram e Arthur parlano della morte di Oscar e si chiedono se mai qualcuno di loro, verrà ricordato, alzi la mano chi non ha avuto voglia di rompere la quarta parete e dire loro: "Siete tutti ricordati?" E alla frase di Bram: "Non ho risvegliato l'immaginazione di un intero popolo", la risposta dovrebbe essere: "Ma quella di tutto il mondo sì".
 
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