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Lo Sconosciuto n.89 (Festival di Roma 2013)
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Lo Sconosciuto n.89 (Festival di Roma 2013), Clint94

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Andrew.
view post Posted on 18/9/2013, 13:59 by: Andrew.




Recensione della Chimera.

Ho letto il film in anteprima una settimana fa, ne parlo a mente fredda, dopo averci riflettuto un po' su. Perchè quando ho finito di leggere sono rimasto un po' perplesso da quello che ho visto (o non ho visto).
Difficile dare una definizione al film, che è un misto tra thriller, dramma e noir, ma al tempo stesso forse non è nessuno di questi, o almeno questa è stata la mia impressione, sulla quale tornerò dopo.
E' la storia di un uomo che si ritrova coinvolto in qualcosa più grande di lui. Della sua lotta interiore tra bene e male, perchè deve scegliere tra il denaro e la felicità di una donna. Ma è una scelta facile, lui è un buono dall'inizio alla fine e non ci pensa due volte a schierarsi dalla parte della ragazza, probabilmente anche perchè se ne innamora a poco a poco.
Come ho detto prima, ci sono elementi del thriller dato che qualcuno proverà a uccidere qualcun altro, del dramma, dato che la donna è preda dell'alcol e ha un passato burrascoso, del noir, grazie a un protagonista melanconico.
Ma quello che mi sono chiesto a film finito, è stato: cosa ho visto? O meglio, cosa voleva farmi vedere Clint? Quali corde ha cercato di toccare? Il film non è di quelli adrenalici da vedere coi pop corn, non è nemmeno di quelli strappalacrime, perchè in fondo i problemi dei protagonisti non sembrano quasi mai insormontabili e hanno sempre una soluzione, a volte semplice: per ottenere i soldi da Perez non fanno giochetti mentali, minacce o simili, si limitano a dargli un appuntamento, dirgli la verità e offrirgli dei soldi. Anche nel finale, tutti si stringono la mano felici e contenti come quando nella realtà ho io ho firmato il contratto d'affitto col mio proprietario di casa. Se tutto ciò, da un lato dona verosimiglianza all'opera, dall'altro la rende poco eccitante e molto ordinaria, distante dai thriller carichi di tensione a cui siamo abituati e il risultato finale è un film che fatica a trasmetterti qualcosa, nè un messaggio nè emozioni di qualche tipo, altalenando ritmi diversi: ora stimolanti (la parte centrale dove Perez e lo scagnozzo si incazzano), ora noiosi (tipo la loro tranquilla vacanza). E' molto probabile che a questa sensazione contribuiscano molto i miei gusti personali.
L'impressione finale è quella di un film scritto in modo perfetto, una sceneggiatura di quelle professionali che si potrebbero vedere ad Hollywood (certe scene sono memorabili), ma che non è riuscito a trasmettermi granchè da un punto di vista umano, con dei personaggi che sono rimasti sullo schermo, senza entrarmi dentro. Forse in particolare il problema è stato nel protagonista, troppo semplice come carattere. Lui fa il suo lavoro, non corre rischi, si comporta legalmente e civilmente, risolve tutto senza grossi problemi, insomma non ha nulla che mi faccia dire "questo si è che è un personaggio memorabile". Mi rendo conto che può sembrare una cazzata, mica un personaggio deve essere per forza strano, però la sensazione che ho avuto è questa, di un personaggio senza infamia e senza lode. Merito anche di Affleck? Beh, forse sì, perchè ormai l'attore lo conosciamo per quel suo sguardo granitico. Se l'idea era comunque di fare un personaggio così, scelta più che azzeccata. Così come azzeccata è la regia di Soderbergh, anche se lo stesso Affleck avrebbe potuto stare dietro la mdp, infatto c'è quella stessa "freddezza" che ho riscontrato nei suoi ultimi film.
Il resto del cast è scelto come al solito sapientemente e Clint tira fuori il suo meglio proprio nei personaggi secondari. Perez (un ottimo Stanley Tucci) è un cattivo diverso dai soliti, lo definirei facebookiamente un "lawful evil", un cattivo che cerca di muoversi seguendo le regole del gioco, senza per forza strafare e riconoscendo quando è il momento di fermarsi. Però ho avuto un debole per Kevin Durand e il suo Raimond, uno stronzo che ama parlare di cibo ma che non si fa problemi a correre per strada sparando con un fucile a pompa. Scena epica.
Snipes fa il suo dovere e mi è piaciuto rivederlo finalmente in un film, mentre Rachel McAdams la metterei sullo stesso piano di Affleck, è uno di quei personaggi da cui mi sarei aspettato più emozioni, per quanto sia stata comunque brava.
Simpatico anche il personaggio di Wayne Knight che non vedevo da Jurassic Park. Tra l'altro la prima scena dove appare mi ha ricordato tantissimo la scena in cui lui appare in Jurassic Park, seduto al ristorante, dove urla al socio che gli chiede di parlare piano. Coincidenza o cosa voluta?
Le musiche le ho ascoltate in un secondo momento, dopo aver visto il film (l'ho letto al lavoro tra una pausa e l'altra), devo dire che le ho trovate in sintonia con le atmosfere che si sono create.
La locandina è una di quelle che non mi spingerebbe al cinema, forse un po' troppo "noir", ma comunque bella.

Mi chiedevo però, perchè questo titolo? So che è lo stesso del libro, ma nel film lo Sconosciuto 89 non ha praticamente alcuna importanza o meglio è solo un punto di partenza dal quale poi si sviluppa la storia, il cartellino col numero si vede in una scena e poi non se ne riparla più, quindi mi sembra sviare un po', tanto che fino all'ultimo credevo che il marito dovesse riapparire e si dovesse scoprire che era ancora vivo :P

Voto: 73

Impossibile dare meno di 7 a una sceneggiatura del genere, che si dovrebbe prendere da esempio per quelli che vogliono scrivere film maturi e scene di vero cinema. Ma al tempo stesso faccio fatica a salire più in alto, perchè il film è risultato lontanissimo dalle mie corde. Già di per sè i noir e polizieschi non mi hanno mai fatto impazzire, questo ha poi l'"aggravante" di essere diverso dai soliti, nè troppa azione, nè troppo dramma, col risultato di essere freddo sotto entrambi i punti di vista, come un esercizio di stile o più semplicemente come una storia che (dal mio personale punto di vista) non meritava così tanto una trasposizione.
 
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35 replies since 17/9/2013, 23:04   1670 views
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