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Ivan il terribile (Festival di Roma 2013)
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Ivan il terribile (Festival di Roma 2013), Dreaming Studios

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Andrew.
view post Posted on 22/9/2013, 14:49 by: Andrew.




Recensione della Chimera.

Mastruccio torna al cinema con un film per l'ennesima volta diverso dai suoi precedenti, si sta praticamente costruendo una solida filmografia abbracciando a poco a poco tutti i generi e spero che possa continuare per questa strada, perchè non fa che dimostrare la sua bravura.
Qua siamo nel filone del dramma adolescenziale, genere che devo dire ultimamente ha prodotto piccoli gioeilli sia nella realtà che a ck. Ambientato in Italia, cosa non semplice e coraggiosa, ma al tempo stesso furba, perchè quelli che noi guardiamo sono dei normali ragazzi che potrebbero essere nostri amici. Tralasciando gli eccessi a cui assistiamo, ci riconosciamo un po' in loro per i modi di dire, di fare, per gli argomenti di cui parlano e in generale le atmosfere, ben ricreate.
E' una storia d'amore molto travagliata, dove ciò che viene alla luce è principalmente il disagio di questi giovani che sono al punto cruciale della loro vita, al momento in cui devono scegliere cosa fare nel futuro ma soprattutto chi essere. Il tema dell'omosessualità (ormai onnipresente in questi film) è tra quelli più indagati, ma sebbene si trattino diversi temi, il film non ha una sua morale ben chiara, limitandosi a porre lo sguardo sui ragazzi e sulle loro contraddizioni.
Ivan è tra quelli più tribolati, viene dal carcere e sembra non aver rispetto per nessuno, se non per una cantate che cerca disperatamente. E' attratto sia dagli uomini che dalle donne, fa spesso il doppio gioco per ottenere ciò che vuole, anche se scopriamo ovviamente che dentro di lui c'è altro. C'è il dolore dovuto all'abbandono della madre, la rabbia nei confronti dei testimoni di Geova responsabili della cosa, i sensi di colpa per aver fatto del male al padre.
Mi è sembrato però che mancasse qualche passaggio fondamentale nel finale, o forse me lo sono perso io: quando Ivan scopre che non ci sarà nessuna Mariah a Roma, la prima cosa che fa è chiamare a casa dove gli comunicano la risonanza infausta del padre. Capisco che una notizia del genere possa essere traumatica, ma ciò giustifica il suicidio? In fondo il padre è stato sulla carrozzina per due anni e per tutto il film Ivan non ha mostrato forti segni di depressione. Quindi che centri anche la cantante? Sarebbe strano, anche perchè non ci viene mai spiegato il motivo dell'ossessione verso di lei. Insomma, non dico che la cosa sia inverosimile, perchè le motivazioni ci sono, ma l'ho trovata una conclusione un po' troppo forzata, come se si volesse arrivare a tutti i costi verso quel finale amaro.
Tra gli altri personaggi, spiccano Sara e Federico, che ho trovati anche più riusciti, forse perchè il loro carattere è descritto in maniera più equilibrata, si percepisce bene il loro disagio interiore e il loro modo di porsi agli altri.
Ho trovato un po' particolare e irreale il personaggio di Monica. Una madre che è costretta ad abbandonare la famiglia (perchè, poi? Il padre non poteva semplicemente uscire dalla setta, che poi infatti odia?) e poi torna qualche anno dopo per guardare il figlio da lontano. Mi ha ricordato la mamma di Mila in Mila e Shiro :P Ma scherzi a parte, forse avrebbe meritato di essere un po' approfondita, perchè comparendo solo poche volte, di lei e dell'intera situazione si ha una visione poco verosimile.

Della Archibugi ho visto solo Il grande cocomero, piccolo film che adoro. A leggere la sua filmografia noto che ha all'attivo anche altri film che trattano di adolescenti, quindi direi scelta azzeccata. Tra l'altro la mano del regista è molto presente nella sceneggiatura dove i movimenti di macchina sono spesso presenti (mai troppo invadenti, tranne che nelle prime pagine).
Il cast, immagino non sia stato facile comporlo. Non conoscevo questi giovani attori ma devo dire che sono stati tutti molto bravi. L'unico che conoscevo è Antinori, che apprezzo moltissimo, ma che ha avuto il ruolo di macchietta gay. :(
Le musiche, tassativamente strumentali, fanno a pieno il loro dovere.
La locandina è bella, ma al significato non ci si arriva se non si legge la spiegazione citata da mastruccio. Spiegazione tra l'altro un po' contorta, dato che lui dice "Qui l’immagine di Mike Bailey indica che a muovere i fili della storia è il ‘peccato’", quando veramente nella foto una mano fa muovere la mela, cioè il contrario, ma vabè, non stiamo a sindacare più di tanto.
Il sito è molto bello, non contiene particolarità, ma se non altro è ben strutturato e organizzato, cosa che apprezzo sempre.

Voto: 77 (8 al sondaggio)

siamo davanti a quello che è il miglior film del festival, tra quelli che ho letto fin'ora. Mastruccio ci mostra un gruppo di ragazzi alle prese con la paura di crescere e di identificarsi, con le loro contraddizioni inteoriori e il bisogno di essere amati. L'affresco che ne viene fuori è un dramma commovente che tiene incollati allo schermo. La sceneggiatura, per quanto buona, non riesce però ad amalgamare tutti gli ingredienti in maniera equlibrata, lasciando qualche piccola lacuna nelle caratterizzazioni dei personaggi e nella struttura della storia (in particolare Ivan e Monica) che impediscono al film di raggiungere la perfezione. In ogni caso un altro bel film per la Dreaming Studios, probabilmente il suo migliore.
 
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