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Un bravo ragazzo
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Un bravo ragazzo, Hermes production

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Clint1994
view post Posted on 29/5/2013, 15:21 by: Clint1994




UN BRAVO RAGAZZO by Clint94

Una delle cose più interessanti di Cinematik secondo me è cercare di cogliere il filo rosso che collega tutti i film dello stesso produttore e rendersi conto di come, anche nella scelta di soggetti non originali da trasporre, alla fine le tematiche affrontate siano quasi sempre simili. “Un bravo ragazzo” si ricollega per molti aspetti ai film precedenti di Hermes ed è un nuovo, fondamentale tassello all'interno della sua filmografia. Anche questa volta al centro della storia c'è un uomo problematico e tormentato, che mi ha ricordato il protagonista di “The Evil Inside”, con la differenza che se quel film raccontava la discesa nell'abisso di Mike, questo “Un bravo ragazzo” racconta il tentativo da parte di Rian di riemergere dal baratro in cui è caduto negli anni della giovinezza. Inoltre anche in questo caso ci troviamo di fronte a una struttura narrativa particolare ed estremamente efficace, che dimostra per l'ennesima volta che in una storia ciò che conta non è tanto il contenuto, quanto le modalità con cui lo si racconta. Hermes ci conduce così ancora una volta dentro la testa di un uomo malato, che lotta disperatamente contro se stesso, i propri ricordi e il proprio senso di colpa. Per spiegarci le origini del suo malessere, l'autore imbastisce questa originale struttura narrativa che alterna passato e presente, realtà e finzione, e che rende perfettamente la confusione mentale di cui è vittima il protagonista. In questo modo molte scene si ripetono, ci sono particolari che all'inizio sembrano insignificanti ma che poi ritornano, scene e dialoghi apparentemente normali che verso la fine trovano un loro senso e una loro spiegazione. I ricordi di Rian infatti distorcono la realtà per alleviare il senso di colpa, cambiano le carte in tavola, ma lo spettatore lo scoprirà solo alla fine; e così quei particolari che indirizzavano i sospetti versi gli altri personaggi, si scoprirà che in realtà erano indirizzati proprio verso il protagonista. Inizialmente non è facile seguire una storia organizzata in questo modo, ma quando i conti cominciano a tornare ci si rende conto di come la sceneggiatura sia in realtà perfettamente orchestrata in ogni dettaglio (penso per esempio al particolare della mano che avvolge l'altra, il cui significato si scopre solo verso la fine), e il senso di sorpresa e soddisfazione è alto. Ma anche nelle singole scene lo script è scritto in maniera eccellente: sintetico, coinvolgente, con vari particolari che lo rendono molto facile da immaginare. È stata dunque una lettura che mi ha coinvolto fin da subito e che riesce a tenere altissimo il livello di tensione fino alla fine. Il risultato, oltre a essere narrativamente interessantissimo per la particolarità della struttura, è un'accurata analisi della mente di un uomo colpevole di azioni terribili, il cui senso di colpa lo porta ad auto-punirsi fidanzandosi proprio con l'ignara prima sua vittima, il cui amore quindi non può accettare in nessun modo. La verità sulla colpevolezza di Rian e sulle atrocità che ha commesso tuttavia emerge pian piano, in un climax costruito su scene appartenenti a più livelli temporali, e non è affatto prevedibile come temeva Hermes; io ho cominciato a sospettarlo solo a tre quarti del film, poco prima che si svelasse (prima ero convinto che il responsabile fosse veramente Nolan, per il modo morboso con cui ci viene fatto credere che si comportasse nei confronti di sua sorella). L'unica cosa che mi ha lasciato un po' spiazzato è quel finale così aperto, che si presta a molteplici interpretazioni: l'abbraccio conclusivo tra Gwen e Rian, vittima e carnefice, è di forte impatto, ma non spiega se i due resteranno davvero insieme (mi auguro di no) o se rappresenta una sorta di addio; né quindi si spiega la sorte di Rian, se verrà denunciato o meno. Bella invece l'idea della carrellata finale sui volti delle varie vittime di Rian e compagni.
Il cast è scelto molto bene e su tutti spicca ovviamente Jonathan Rhys-Meyers, perfetto protagonista assoluto di un'interpretazione molto intensa, sentita e difficile; la scelta di utilizzare lui al posto di Ryan Philippe è stata sicuramente azzeccata, anche perché Philippe non ce lo vedo molto in una parte del genere. Ottimi anche Cooper, Bentley e la Sossamon. Quella che mi ha convinto meno è Amy Adams, non perché non sia brava, ma perché il personaggio di Gwen me lo immaginavo diverso fisicamente, forse più giovane.
Darren Aronofsky alla regia è una scelta perfetta e infatti è evidente che il film è costruito apposta per lui. Lo script ricorda moltissimo le atmosfere dei suoi film e anche dal punto di vista delle descrizioni registiche, della capacità di far immaginare le scene, è impeccabile.
La colonna sonora è buona ma non eccezionale e presenta il solito problema che molti brani si interrompono quasi subito, dopo pochi secondi dall'inizio.
Molto bella la locandina.
Più compatto e originale di “Scomparsa”, più maturo e privo degli eccessi di “The Evil Inside”, “Un bravo ragazzo” è un altro film veramente notevole, l'ulteriore dimostrazione che ormai Hermes non sbaglia più un colpo.

VOTO: 80
 
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42 replies since 25/5/2013, 10:14   1474 views
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