| CANNES - Arrivano i fratelli Coen e subito la musica cambia al Festival di Cannes. Ethan e Joel, frequentatori abituali della rassegna francese, portano in concorso quest'anno Inside Llewyn Davis. Il film, accompagnato da splendide canzoni e ambientato nella scena musicale folk del Greenwich Village nell'era pre-Dylan, è stato accolto da applausi e risate. Rilassato e divertente anche l'incontro con la stampa dei registi e del cast: Oscar Isaac, Justin Timberlake, Carey Mulligan e Garrett Hedlund.
Una chitarra, un gatto fulvo e il gelo di NY. Inside Llewyn Davis racconta una settimana di vicissitudini del giovane musicista folk Llewyn, che si trova dinanzi a un bivio artistico ed esistenziale. Accompagnato dall'amata chitarra (e da un meno amato gatto dal pelo fulvo di cui è costretto a prendersi cura) conduce una lotta senza tregua per sopravvivere e trovare un posto nel panorama musicale del Greenwhich Village. Siamo nel 1961. Perennemente senza un soldo, dorme sul divano di amici e sconosciuti (quella tipologia di facce buffe che solo i Coen sanno pescare). Spesso il divano è quello della coppia di amici artisti, il duo folk Carey Mulligan e Justin Timberlake. A far da contrappunto alla disavventure del musicista, tante splendide canzoni accompagnate dalla chitarra acustica, eseguite dall'ottimo Oscar Isaac. Che, a un certo punto, si mette in viaggio verso Chicago per incontrare un grande discografico (F. Murray Abraham) e portargli il suo disco, Inside Llwyn Davis (da qui il titolo del film). Un disastroso tragitto attraverso il maltempo in compagnia di un narcolettico, uno sgradevole personaggio logorroico interpretato dal sempre ottimo John Goodman e dal suo valletto, un rude e taciturno cowboy dalla voce cavernosa e dal volto affascinante di Garrett Hedlum (l'anno scorso qui al Festival con On the Road di Walter Salles).
Il folk prima dell'era Dylan. Dice Ethan Coen: "L'idea del film è partita tanti anni fa, da Von Ronk. Ci interessava raccontare il periodo che precede l'avvento del fenomeno folk generato da Bob Dylan. Si sa tutto di Dylan, la sua storia e la sua musica, ma molto meno su quello che avveniva nei primi anni Sessanta. Quello scenario folk che lui ha irrimediabilmente cambiato per sempre". Per documentarsi il duo ha visionato documentari e spettacoli dell'epoca e attinto alle memorie del grande artista, che descriveva nei dettagli la scena musicale quando era arrivato a New York. Ma, soprattutto, lo spunto di partenza è stata l'autobiografia del musicista Dave Van Ronk: The Mayor of McDougal Street. Van Ronk è morto prima di terminare il libro, lo ha fatto per lui il giornalista Elijah Wald, basandosi soprattutto sulle sue interviste. Protagonista della scena folk, amico di Bob Dylan, "Van Ronk ha scritto qualche canzone, ma non era quella la sua cifra", spiega Ethan. "Lui interpretava una grande quantità di canzoni folk tradizionali e ogni volta sapeva eseguirle in modo personale e diverso".
Fratello, cosa suoni? I registi raccontano che le canzoni di Inside Llewyn Davis arrivano dallo stesso bacino di musica americana a cui avevano attinto per Fratello, dove sei?. "Volevamo fare di nuovo un film che fosse guidato dala musica. Le due opere sono certamente legate da una profonda connessione, ma sono completamente diverse per tono, contenuto e stile", spiega Joel Coen.
Tutti ridono (tranne Oscar). Hedlund racconta che non si è mai divertito come sul set dei Coen. Timberlake e Mulligan concordano. L'unico serio era il protagonista, Oscar. "Il mio Llewyn è un personaggio pieno di malinconia. Nelle scene ero molto concentrato. Abbiamo lavorato in sottrazione. Un artista taciturno è davvero se stesso solo quando canta. Le canzoni, il testo, il tono esprimono i suoi gusti, i suoi sentimenti, la sua identità. Per questo è ossessionato dall'essere autentico. Ethan e Joel mi hanno chiesto di cantare per me stesso, non per gli altri". Foto Com'era il Greenwich Village prima di Dylan? Roba da matti. Come un film dei fratelli Coen
Justin Timberlake
Mulligan e Timberlake: i bi-Folk. "Avevo sentito cantare Carey in Shame di Steve McQueen, non c'è stato bisogno di farle un provino. Ci piaceva l'idea di farle interpretare un personaggio dalla lingua tagliente. Quando scegliamo gli attori spesso vogliamo tirare fuori da loro qualcosa che spiazzi il pubblico. Qualcosa che sappiamo sanno fare ma che non hanno ancora fatto", racconta Joel.
Un gatto per sei. Il gatto fulvo di una coppia di amici che hanno ospitato sul divano Llewyn resta fuori di casa e il nostro se ne deve occupare, portandoselo dietro in metropolitana, inseguendolo, perdendolo e ritrovandolo. Il micio è protagonista delle scene più esilaranti. "C'erano sei 'attori' gatti sul set. Il problema è che i cani vogliono compiacerti, i gatti vogliono piacere solo a se stessi. La scena in metropolitana è stata una grande rottura, tutto è stato molto faticoso era uno dei passaggi fondamentali per il film ed è andata bene", dice ancora Joel.
Ridicolo è bello. Justin Timberlake risponde provocatorio a chi gli chiede del suo personaggio, un cantante folk barbuto di origini irlandesi, non propriamente un fulmine di guerra. "Sono ridicolo? Beh, ci siamo basati sulle foto di un vero cantante folk che cantava canzoni tradizionali irlandesi. Nessun problema a interpretaralo. Come sapete mi piace molto mettermi in ridicolo, ogni giorno della vita. Quanto alla musica folk che interpreto nel film: io sono cresciuto nel Tennessee, ascoltando la musica country e il blues, le prime lezioni di chitarra me le ha date mio nonno".
Analisi e ispirazione. Timberlake dà il suo parere sull'industria musicale e su chi non ce la fa a sfondare, come il protagonista del film. "Ho cominciato questo mestiere che ero molto giovane. Ho incontrato tante persone di talento che non sono state ascoltate. Mi sono trovato nel posto sbagliato con la gente giusta, nel posto giusto con la gente sbagliata. Il problema è che oggi si fanno troppe analisi per capire chi, come e perché qualcuno avrà successo. Un artista deve continuare a sposare dentro se stesso l'idea: di una canzone, di un quadro. Bisogna cercare incessantemente l'ispirazione".
"Perché Llewyn non trova il successo? Perché ha pulsioni autodistruttive? Perché ha un rapporto difficile con l'idea del successo? Perché vuole affermare la propria autenticità? A volte non vince il primo che ha un'idea. Arriva il secondo a fare la stessa cosa e ne prende i benefici. Forse Llewyn era il primo".
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