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La variante di Lüneburg
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La variante di Lüneburg, Dreaming Studios

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Clint1994
view post Posted on 9/12/2012, 14:12 by: Clint1994




LA VARIANTE DI LUNEBURG by Clint94

Aspettavamo tutti con ansia di vedere la nuova prova di Mastruccio, dopo l'eccellente esordio con “Amnésia”, e la nostra nuova leva si conferma un produttore di grande qualità. “La variante di Luneburg”, tratto dall'omonimo romanzo di Paolo Maurensig, è un film completamente diverso da “Amnésia”: va oltre il semplice intrattenimento, per andare a toccare temi storici di grande importanza come quello dei campi di concentramento nazisti. Un film sicuramente non facile quindi, che Mastruccio riesce comunque a scrivere con grande abilità. La struttura narrativa è interessante ed è costruita in modo tale che tutta la storia venga raccontata attraverso vari flashback e racconti di personaggi ad altri personaggi. Forse un limite dell'opera sta proprio in questa struttura, perché la prima metà, al centro della quale c'è la storia di Mayer e del suo rapporto col vecchio Tabori, e la seconda metà, che si concentra invece sull'esperienza del giovane Tabori nel campo di concentramento, sono separate in modo troppo netto. Come è già stato detto, anche secondo me era meglio concentrarsi sulla seconda parte, che è ovviamente è quella più riuscita e interessante, e quindi tagliare un po' di più della prima parte, dato che dell'infanzia di Mayer in fin dei conti ci interessa poco, perché il nocciolo della trama è un altro; personalmente avrei accorciato anche la primissima scena, in cui la governante e il maggiordomo cercano Frisch. Comunque, è indubbio che il meccanismo complessivo funzioni benissimo e la storia riesce a coinvolgere lo spettatore, circondando di un'aura di mistero i personaggi nella prima parte e chiarendo le cose nella seconda. Frisch nella prima parte è ben descritto, come un uomo di successo, arrogante, supponente, molto sicuro di sé; ma è chiaro che nasconde qualcosa e quando entra in scena Mayer risulta evidente che il ragazzo conosce i segreti del vecchio. Solo nella seconda parte però le carte vengono messe in tavola e viene raccontata la storia di quello che alla fine è il vero protagonista del film, Tabori, il grande scacchista ebreo che si è trovato a confrontarsi con il tedesco Frisch prima in competizioni normali e poi nel campo di concentramento. Non mi è chiara una cosa, però: quando Mayer racconta la propria storia e fa il nome di Tabori, Frisch dice più volte di non averlo mai sentito nominare, eppure praticamente tutta la sua giovinezza è stata segnata dalla rivalità con Tabori, prima fuori e poi dentro il campo di concentramento. Quindi quando insiste nel dire che non lo conosce, Frisch mente o davvero si è dimenticato di lui? Nel secondo caso, mi sembrerebbe un po' strano. La parte nel campo di concentramento è ovviamente quella più intensa e coinvolgente dal punto di vista emotivo. Non ci vengono risparmiate scene forti, com'è giusto che sia, e anzi quando si scopre qual è la posta in gioco delle partite di scacchi fissata da Frisch c'è veramente da rabbrividire per la crudeltà di quell'uomo. Così come sono da brividi le scene in cui Tabori, per mantenersi lucido e riuscire ad affrontare una realtà così orribile come quella che sta vivendo, ripete a se stesso che si tratta soltanto di una partita a scacchi. Mastruccio comunque si conferma uno sceneggiatore di talento, capace di coinvolgere lo spettatore anche con uno stile molto tecnico e preciso. Il lavoro di trasposizione dunque è senza dubbio riuscito. Mi è piaciuto moltissimo il montaggio alternato finale, dove assistiamo alle sorti finali dei due sfidanti, con la vittoria di Tabori che si lascia andare ad un largo sorriso liberatorio (un po' azzardata la citazione a C'era una volta in America, eh! :P ). Dove forse Mastruccio si è mostrato un po' troppo legato alla fonte originaria sono i dialoghi, o meglio le parti raccontate dalla voce di Mayer, che in più punti mi hanno dato l'impressione di essere troppo letterarie e un po' artificiose; molto meglio invece le conversazioni normali tra i personaggi. Per quanto riguarda lo script in sé, non ho notato molti errori, anche se è più volte scritto in maniera sbagliata il nome dell'attore Maximilian Schell (nello script c'è scritto Maxilian Shell), cosa che da un pignolo come Mastruccio non mi sarei aspettato.
Le scelte di cast sono buone, ma non mi hanno convinto al cento per cento più che altro per ragioni d'età, nel senso che Max Von Sydow e Maximilian Schell sono due ultra-ottantenni, mentre nel film vengono fatti passare per sessantenni. In particolare la scena in cui Von Sydow flirta con la segretaria e parla della propria attività sessuale mi ha fatto sorridere, pensando all'età effettiva dell'attore. Io avrei cercato attori un po' più giovani, oppure avrei tagliato scene come quella, che necessitavano appunto di attori più giovani a mio avviso. Comunque sono dettagli di secondaria importanza e nel complesso il cast è ottimo, e sia Von Sydow sia Schell forniscono delle ottime interpretazioni. Il migliore però penso sia Daniel Bruhl nella parte del giovane Tabori: è lui il protagonista di tutte le scene più intense e memorabili. Bravi anche Elio Germano, che a me non è parso affatto sprecato (in fondo in tutta la prima parte è praticamente lui il protagonista), e Bruno Ganz nel ruolo di Baum, l'amico di Frisch.
Non ho visto nessun film di Haneke, anche se ovviamente lo conosco di fama, ma mi sembra una scelta appropriata e alla regia svolge un ottimo lavoro.
Le musiche sono molto belle, selezionate in maniera accurata. Forse sono un po' troppo poche, però quelle presenti sono molto d'effetto. In particolare mi è piaciuto l'abbinamento musicale nella scena in cui vediamo per la prima volta il treno che deporta gli ebrei nel campo, ma anche il brano abbinato alla scena finale del suicidio di Frisch.
Nel complesso, “La variante di Luneburg” è senza dubbio uno dei film più interessanti del semestre e conferma le qualità di Mastruccio. Il mondo degli scacchi raccontato nella pellicola è davvero ricco di fascino e confesso che alla fine della visione mi è venuta voglia di tirare fuori la scacchiera per fare una partita :P . La storia poi è veramente intensa, e il coinvolgimento è assicurato. Qualche imperfezione qua e là (la netta separazione tra prima e seconda metà, la voce narrante troppo letteraria, qualche passaggio un po' incerto e qualche scelta di cast non condivisibile al cento per cento) non inficia eccessivamente sul risultato finale, che è assolutamente positivo. Dubito che possa impensierire “Looking for Hope”, ma senza dubbio dirà la sua in molte categorie degli Awards.

VOTO: 8-
 
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