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La variante di Lüneburg
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La variante di Lüneburg, Dreaming Studios

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Hermetico
view post Posted on 4/12/2012, 19:57 by: Hermetico
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La variante di Luneburg è il secondo atteso film di Mastruccio, uno delle “nuove leve” che ha esordito solo pochi mesi fa, eppure e a giudicare dal risultato finale, sembra piuttosto il lavoro di un veterano del gioco uno che scrive sceneggiature da anni. Il film è equilibrato, curato fin nei minimi dettagli, elegante e quasi impeccabile.
Il film si divide fondamentalmente in due parti ben distinte. La prima ha un andamento molto pacato, una messa in scena elegante e raffinata. Ci viene introdotto il personaggio di Frisch e soprattutto il complesso mondo degli scacchi. C’è spazio anche per il giovane Mayer e il suo lungo flashback che ci racconta di come sia nata la sua passione per gli scacchi e soprattutto grazie a chi. Tabori, il secondo grande protagonista del film, si svela solo a metà pellicola grazie al racconto di Mayer, suo allievo.
Si apre quindi una seconda parte molto diversa dalla prima, più cupa, violenta, spietata e indubbiamente molto più affascinante. Ci troviamo catapultati improvvisamente all’interno di un campo di concentramento e lo sterminio degli ebrei, una delle pagine più vergognose della storia umana, ci viene mostrato in tutta la sua brutalità, quasi senza preavviso. La violenza non manca e , giustamente, Mastruccio non si tira indietro nel mostrare le bestialità di cui è stato capace l’uomo, anche perché ogni tanto è bene rinfrescare la memoria soprattutto a gente smemorata come gli italiani.
Ed è proprio nell’ultima parte del film che gli scacchi tornano prepotentemente e drammaticamente protagonisti. Capiamo il senso di tutte quelle partire con il colonnello e soprattutto di tutte quelle sadiche esecuzioni a cui Tabori era costretto ad assistere. Si arriva quindi a un finale che indubbiamente non riserva particolari sorprese, ma conserva comunque un grande impatto emotivo.
Il film mi ha colpito molto anche sotto l’aspetto visivo; è evidente la cura che Mastruccio ha messo nella costruzione delle scene, non rendendole mai banali, sia nella prima parte più pacata (attraverso i vari flashback che si snodano uno dopo l’atro), che nella seconda. Emblematiche due scene, bellissime e potenti: quella dell’esecuzione di Tabori e dei suoi compagni (improvvisamente interrotta dalle immagini delle pedine degli scacchi) e quella finale in cui assistiamo all’ultimo atto della partita, con la drammatica resa di Frisch (che soccombe alla paura di dover finalmente pagare per le sue colpe) e l’inquietante sorriso di Tabori, il vincitore.
Bella anche la riflessione sul concetto di eroe e antieroe, legato al gioco degli scacchi. E’ un po’ la chiave per interpretare al meglio tutto il film che fondamentalmente racconta non tanto una passione, ma una vera e propria ossessione per questo gioco. Un ossessione che condiziona la vita come nel caso di Mayer e Tabori (quest’ultimo interpreta gli eventi che lo circondando come mosse di scacchi, anche quando ha davanti un plotone d’esecuzione). Frisch non ho ben capito se fa parte della prima o della seconda categoria. Forse anche lui è un eroe.
Il film sfiorerebbe la perfezione se non fosse per alcuni aspetti. Innanzitutto la prima parte, sicuramente importante per descriversi il personaggio di Frisch e il tema degli scacchi, ma un po’ debole e lenta. Il flashback sull’infanzia di Mayer è un po’ troppo lungo perché fondamentalmente serve quasi esclusivamente per introdurre il personaggio di Tabori, quindi io avrei tagliato un po’, snellendo tutta la prima parte e concentrandomi esclusivamente sui due protagonisti, Tabori e Frisch.
Mi domando poi se non avrebbe giovato non mostrare la morte di Frisch fin dall’inizio. Partire direttamente con la scena sul treno. Così come è impostato, a metà film, quando Mayer rivela le sue vere intenzioni, sappiamo già tutto perché è estremamente facile immaginare come siano andate le cose e questo toglie un po’ di sana suspance, soprattutto al finale che poteva essere ancora più potente di quanto non lo sia già.
Un altro piccolo dettaglio che esula dal film: io avrei evitato, nella descrizione di lancio, di anticipare che i protagonisti sono un ufficiale nazista e un ebreo. Lo avrei tenuto nascosto così da rendere la svolta a metà film, ancora più spiazzante.

Non conosco benissimo Haneke ma penso che il film sia assolutamente nelle sue corde, per le tematiche trattate, per lo stile e anche per una certa reticenza alle emozioni facili e a buon mercato.
Ben costruito anche il cast con delle ottime prove di Max Von Sydow, Schell e soprattutto il giovane Daniel Bruhl che secondo me è il migliore fra tutti. Un po’ sprecato Elio Germano.

Bella anche la colonna sonora, mai invadente ma efficace nel sottolineare i momenti più importanti.

Molto curato il sito, sia graficamente che a livello di contenuti. Bella la locandina che riassume perfettamente lo stile del film con la sua eleganza.

La variante di Luneburg non è un film semplicissimo da giudicare, soprattutto perché tocca un tema delicatissimo che spesso e volentieri mi fa perdere l’obiettività (sono fermamente convinto che film su questo tema non sono mai abbastanza). Al di là di ciò però il film è indubbiamente di grande qualità, curato sotto ogni aspetto, molto caratterizzato anche a livello stilistico, potente in certi frangenti. Solo la prima parte stenta un po’ a decollare e si sofferma su personaggi che rimangono molto marginali (Mayer). Peccato poi che la “componente thriller” sia un po’ debole e quindi venga così a mancare un po’ di quella suspance che avrebbe reso il film un autentico capolavoro.
Insomma, Mastruccio già alla seconda prova, dimostra di essere pienamente in grado di competere con i grandi di Ck e i prossimi awards lo dimostreranno. 78/100
 
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