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Stria (Festival di Roma 2012)
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Stria (Festival di Roma 2012), Clint94 Production

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Hermetico
view post Posted on 26/9/2012, 18:18 by: Hermetico
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Non so se questo sia il primo (mezzo) horror di Clint, ma sicuramente è un esperimento che si allontana molto da ciò che solitamente il produttore porta a cinematik. Un film completamente italiani e dai risvolti orrorifici, che già di per sé è merce piuttosto rara qui a CK e non solo.
Quello che è certo è che se Clint decide di trasporre una storia è perché vale la pensa di essere raccontata e anche questo Stria non fa eccezione.
La storia è quela di Chiara e Fabio due vecchi amici di infanzia che si ritrovano dopo molti anni e praticamente non si ricordano l’uno dell’altro. Il motivo è semplice: durante la loro adolescenza hanno vissuto un fortissimo trauma e il loro inconscio ha cercato in tutti i modi di dimenticare. Chiara però ha degli incubi ricorrenti e, consapevole del fatto che sono legati alla sua infanzia, decisa di indagare assieme a Fabio per portare a galla la verità e scoprire cosa accadde in quella maledetta estate di tanti anni fa.
Una storia quindi molto lineare che spesso e volentieri si prende i suoi tempi per raccontare la quotidianità del gruppo di amici, le loro vacanze estive passate fra boschi, sentieri e antiche caverne. Ne scaturisce un riuscito e toccante ritratto della preadolescenza. Quegli anni in cui non si è più bambini ma si conserva ancora il gusto per il gioco e, seppur per pochi istanti, si crede ancora alla magia e all’impossibile. Un ritratto quindi molto bello, dalle atmosfere dolci amare e malinconiche che riescono a rievocare l’infanzia di ognuno di noi. E poi il tutto è ambientato in un piccolo paesino italiano, di quelli in cui l’estate non è estate se non ci sono sagre e feste a ripetizione e soprattutto non mancano le leggende popolari, il folklore, quello che spesso con le sue sinistre creature popola gli incubi dei più piccoli. L’atmosfera generale quindi è davvero bella, affascinante e viva.
Inutile dire quindi che la parte che davvero conquista è quella dei flashback perché è li che conosciamo davvero Chiara, Fabio e Alfredo. I tre ragazzini sono molto ben caratterizzati, credibili nei loro comportamenti, anche in quelli sbagliati. Ammetto di aver provato molta compassione nei confronti di Alfredo, anche perché chi di noi, nella sua infanzia, non ha conosciuto il suo Alfredo? Molto riuscito quindi anche il suo personaggio che rimane sempre molto realistico, anche quando perde completamente il senno.
La parte nel presente è sicuramente più debole, anche perché fondamentalmente vediamo i personaggi vagare da un luogo all’altro per poter ricordare meglio, non c’è molto altro. Il fulcro è altrove.
La storia, come già detto, è molto lineare, forse un po’ troppo per i miei gusti. Nel senso che è tutto molto prevedibile, è facile immaginare che sia successo qualcosa ad Alfredo e il colpo di scena finale è fin troppo intuibile. Quando lo psichiatra aveva detto che spesso l’inconscio sabota i ricordi creando delle illusioni io già mi immaginavo un colpo di scena molto più corposo, non semplicemente il fatto che la Stria e tutti i suoi derivati lugubri sono solo frutto dell’immaginazione di Chiara. Una storia quindi un po’ troppo “telefonata” che però sopperisce a questo difetto con i pregi sopra elencati.
L’ultima scena è davvero poetica. Bellissima la commistione immagini-musica. Per un attimo ho davvero creduto che Chiara decidesse di arrendersi e soccombere così al senso di colpa come è stato per Fabio.

Salvatores fa un ottimo lavoro mettendo in risalto sia l’anima più cupa del racconto che quella più emotiva e toccante. Credo che un regista più adatto a dirigere una storia del genere non ci sia.
Kim Rossi Stuart e la Mezzogiorno fanno un buon lavoro ma non li ritengo i veri protagonisti della pellicola. Già perché i tre ragazzini (Arianna Nastro, Vittorio Lomartire e Jacopo Antinori) rubano davvero la scena agli attori più navigati.

Ottime le musiche. Alcuni pezzi li ho trovati davvero intensi. Io però avrei evitato di mettere il tema portante dell’Esorcista, perché ovviamente troppo legato a quel film.

In conclusione Stria è un bel film drammatico travestito da film horror. C’è una grande attenzione ai tre giovai protagonisti e all’adolescenza in tutti i suoi aspetti, da quelli più solari a quelli più cupi. E’ proprio in questo che il film riesce a emozionare, nonostante una storia di per sé un po’ troppo prevedibile. Vedendo il film non si può non pensare ai tanti casi di cronaca di bambini scomparsi dietro i quali spesso non c’è alcun orco, ma semplicemente altri bambini che oltrepassano il segno.
L’esperimento di Clint è quindi pienamente riuscito e dimostra che il produttore si trova perfettamente a proprio agio anche quando non è alle prese con cacciatori di taglie e gangsters. E personalmente devo dire che questa è una strada che mi piacerebbe Clint imboccasse più spesso. 77/100

 
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