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Looking for Hope (festival di Roma 2012)
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Looking for Hope (festival di Roma 2012), Gruppo Fraludada

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mastruccio
view post Posted on 21/9/2012, 22:56 by: mastruccio




RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
La prima cosa che mi viene in mente di fare, dopo aver visto questo ultimo film di Francis, è quella di alzarmi in piedi e applaudire l’autore di questa sceneggiatura. Il mio applauso è convinto e prolungato, perché le prime emozioni che salgono, subito dopo la visione, sono di commozione, entusiasmo, e, lo confesso, un pizzico di invidia per la fantasia creativa che possiede il presidente del Gruppo Fraludada, che ha immaginato, costruito, confezionato un film magnifico, con l’aiuto delle sue sole meningi. Un appassionato omaggio all’arte del “Cinema”.

La storia narra di un famoso regista di successo, Tom Burnett, in crisi creativa perché non riesce più a trovare l’ispirazione per un suo nuovo film, dopo l’ultimo che si è rivelato un enorme successo di pubblico ma che considera un fallimento personale, perché realizzato piegandosi alle regole commerciali delle Major, mortificando la sua vena artistica originale, e meritandosi così il disprezzo del proprio figlio.

Lapalissiano, anche per assonanza fonetica, che trattasi in realtà dello stesso Tim Burton, regista del film, a cui Francis dedica, incondizionatamente la pellicola, omaggiando il grande regista geniale e fantasioso che è stato in passato e che si augura torni ad essere.

Come mia consuetudine non racconto nulla della trama, perché inutile e già fatto da altri.

“Looking for Hope” è un film che mira alto, e che colpisce il segno. A differenza del precedente lavoro di Francis, quel “Riccardo II” che ho rivalutato nel tempo e che era destinato ad un pubblico intellettuale e direi di nicchia, questo invece è destinato al grande massa: ma, coerente alla caratura ed allo spessore della sua filmografia, non è un film semplice. Non che sia complicato, perché la storia, nella sua strutturale linearità è facilmente fruibile, i dialoghi sono comprensibilissimi e non vi sono particolari sequenze di difficile interpretazione.
Non è semplice perché si presta a diverse chiavi di lettura, l’interpretazione che lo spettatore si fa del film non è univoca. Francis offre al pubblico la possibilità di assimilare ed interiorizzare il film, utilizzando magistralmente la macchina da presa, e consentendo, ad ognuno di noi spettatori di uscire dal cinema con un’idea personale che è diversa sicuramente dall’idea di un altro spettatore.
La vicenda si svolge mentre la vedi e potrebbe invece non essersi mai svolta nella realtà, i personaggi, tutti caratterizzati e sfaccettati ottimamente, sono reali e onirici allo stesso tempo, e addirittura, secondo la mia chiave di lettura, molti di loro sono la personificazione di un aspetto della complessa personalità dello stesso protagonista.
L’amico Jerry è il desiderio di autonomia creativa, slegata dalle sovrastrutture delle major hollywoodiane; Kate è la rappresentazione dello spirito bambino che è in lui, ma che ha da tempo messo a tacere o che non ascolta più come prima; Hope Fantasy è la speranza che si risvegli la sua geniale fantasia creativa, mortificata dalle richieste e dai compromessi per accontentare gli ingordi magnati del cinema; il padre di Hope, Vince Fantasy, è il mago, capace di usare magistralmente i suoi trucchi per ammaliare la platea, colui che ha iniziato Tom, quando era bambino, all’immaginario che si fa arte.

Appare chiaro a tutti perchè sia stato scelto proprio Burton per dirigere questo film, così come non è possibile immaginare “8 e ½” diretto da un altro regista che non sia Federico Fellini. L’omaggio al capolavoro felliniano è chiaro e lampante come il sole. Ma non è il solo. Vi troviamo chiari riferimenti alla filmografia di Walt Disney, al “The Imaginarium of Doctor Parnassus” di Terry Gilliam, al “The Truman Show” di Peter Weir, e ad altre opere cinematografiche, come lo stesso Francis dichiara nell’intervista ad Andrew.
Non è importante che sia chiaro fin dall’inizio che Hope si risveglierà dal coma, che si sappia già che la storia sarà a lieto fine. E’ evidente che Francis vuole sorprenderci, e ci riesce divinamente, con le geniali sequenze del dialogo con Topolino, con le innumerevoli inquadrature immaginifiche, simboliche e metaforiche, col finale a sorpresa, quando sullo schermo appare il primo “The End”.

Un film che merita un voto alto, che non è inficiato da una lunga serie di errori di battitura, alcuni anche sintattici e di costruzione della frase, ovviamente non rilevati da Francis in sede di rilettura dello script, dato il pochissimo tempo e la pressione per la scadenza dell’iscrizione al Festival, ma che certamente correggerà in vista dell’uscita ufficiale al cinema virtuale. (Sennò che "professore" saresti? ;) Ne ho contati almeno una dozzina, e se vuoi te li posso segnalare in privato).

Le musiche sono state scelte con la stessa cura con cui è stato realizzato il film. Sono molto belle, ed aiutano lo spettatore ad immergersi nel felice connubio realtà/fantasia.
Il cast è un’altra perla: oltre al sempre splendido JOHNNY DEPP, ovvio e naturale alter ego di Burton, non si può non ammirare la perfetta scelta degli altri attori per i personaggi del film. MICHAEL KEATON ha la giusta statura, non fisica ovviamente, per interpretare l’amico Jerry; SAOIRSE RONAN ha gli occhi identici a quelli che ci siamo immaginati per il personaggio di Kate; l’immenso AL PACINO è un perfetto Vince Fantasy; WINONA RYDER, qui in verità un poco sprecata per il personaggio, che vediamo all’opera non molte volte, è comunque giusta per un personaggio centrale e determinante del film. Gli altri sono stati scelti con uguale cura, cercando di adeguare la fisicità degli attori ai personaggi interpretati.

“Looking for Hope” si candida prepotentemente alla vittoria di quest’edizione del Festival di Roma, ma non è difficile indovinare che Francis, con questa pellicola, concorrerà anche per il miglior film del semestre.
VOTO: 83/100
 
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48 replies since 20/9/2012, 12:14   2879 views
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