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Looking for Hope (festival di Roma 2012)
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Looking for Hope (festival di Roma 2012), Gruppo Fraludada

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Hermetico
view post Posted on 21/9/2012, 11:16 by: Hermetico
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Looking for hope era forse il film più atteso del festival, a causa della sua lunga gestazione e soprattutto perché si intuiva che fosse un progetto importante e di peso. Il film ha mantenuto le aspettative, anzi forse le ha addirittura superate nonostante io non sia certo il principale estimatore di Tim Burton e del suo modo di fare cinema.
Il film parla di Tom Burnett, un regista sulla cresta dell’onda che però ha perso del tutto l’ispirazione nonostante le numerose pressioni del suo agente. Il suo ultimo film è stato un successo al botteghino ma molti lo hanno criticato perché ben lontano dalle atmosfere magiche e sognanti dei film di inizio carriera. Insomma, Tom è un regista che è sceso a patti con le major con il risultato che i suoi film sono sempre meno ispirati (praticamente il ritratto di Tim Burton). La sua vita subisce uno scossone appena incontra Jerry un vecchio amico, un musicista sognatore che si farebbe uccidere piuttosto che scendere a compromessi con le case discografiche, e Kate una ragazza eccentrica che crede di vivere nel mondo delle fiabe tanto da riconoscere in ogni persona un personaggio Disney. Proprio con lei, Tom ha una sorta di apparizione. Ritrova una sua vecchia amica, Hope che lo invita a raggiungerla nella sua vecchia casa. Tom scopre che la povera Hope è in coma e lentamente inizia a credere che ci sia un solo modo per salvare la ragazza: sconfiggere lo stregone McClusky e impedire il suo folle piano, quello di realizzare un enorme reality show.
Già dalle primissime scene sorprende la facilità con cui si entra in sintonia con i protagonisti. Prova evidente dell’accurato lavoro che Francis ha fatto sui personaggi sia principali che secondari. Tom è il disilluso protagonista, molto ben delineato, ma a conquistare sono i comprimari: Jerry l’eterno sognatore, la tenera Kate, il mago Vince ed Eddie. Ci strappano qualche sorriso e nonostante la loro eccentricità ci ricordano qualcosa di noi, qualcosa che troppo spesso teniamo nascosta e non condividiamo.
L’intero film è avvolto da un’aura sognante e magica che annulla il confine tra realtà e fantasia, facendocelo del tutto dimenticare, rendendolo superfluo. Hope è il sogno, l’ispirazione, l’irrazionale, ciò che muove e guida gli artisti ma non solo, anche gli uomini comuni che spesso fanno il drammatico errore di addomesticare la magia, ingabbiarla e incatenarla a regole ferree e inutili.
Bellissimo quindi il messaggio del film, che ho apprezzato ancora di più perché arriva ad una conclusione saggia ed equilibrata a metà strada tra l’originale disillusione di Tom e il sogno sfrenato di Jerry. Mai perdere la speranza, l’ispirazione, ma attenzione a non rinchiudersi nel proprio sogno altrimenti la magia diventa una droga che ci rende dipendenti e ci isola ancora di più dagli altri.
A ciò va poi aggiunto il consueto talento immaginifico di Francis, capace con incredibile facilità di creare mondi e visioni quasi reali, come se si stesse davvero guardando un film. I momenti più alti sono quelli in cui vediamo Tom faccia a faccia con Topolino e Jerry in un drammatico incontro con Eddie, il tutto sulle note di (guarda caso) Io vivo per lei. Senza dimenticare poi l’intermezzo quasi psichedelico in cui Jerry si confronta con Helena in una sorta spettacolo circense.
Il film si conclude ovviamente con un sano lieto fine, sulle note della superba When you believe che regala più di qualche brivido da pelle d’oca.

Beh direi che non poteva esserci nessun altro se non Tim Burton a produrre una pellicola del genere. Il suo stile c’è tutto e la speranza è che il film sia anche di buon augurio per la carriera del regista, ormai imbrigliata nelle troppe costrizioni impartire dalle major.
Ben costruito anche il cast in cui troviamo un quasi dimesso Johnny Depp (una volta tanto non nella solita parte pazzoide ed eccentrica), un convincente e autentico Michael Keaton ed una irresistibile Saoirse Ronan. Spazio anche per Al pacino in un ruolo secondario ma importante e la Ryder ormai trasformata quasi in un’entità da venerare.

Bellissime anche le musiche, quasi tutte di stampo classico. Come già detto i momenti migliori sono quelli di Io vivo per lei e When you believe.

Looking for hope è uno di quei film che ti riconciliano con il mondo. Toccante senza rischiare di essere mieloso, rassicurante senza essere ovvio o banale. Lo stile di Francis c’è tutto, nelle descrizioni, nella cura maniacale di ogni dettaglio e nell’atmosfera magica che si respira per tutta la durata della pellicola. Anche i personaggi si fanno amare fin da subito e quindi Looking for hope diventa indubbiamente il miglior film di Francis. E lo dice uno che solitamente mal digerisce le atmosfere sognanti “alla Burton”. 82/100
 
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48 replies since 20/9/2012, 12:14   2879 views
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