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Looking for Hope (festival di Roma 2012)
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Looking for Hope (festival di Roma 2012), Gruppo Fraludada

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Clint1994
view post Posted on 20/9/2012, 20:18 by: Clint1994




LOOKING FOR HOPE by Clint94

Che Francis fosse il miglior sceneggiatore originale di Cinematik si sapeva, ma “Looking for Hope” ne è un'ulteriore conferma. Di più: è un film meraviglioso, che mi ha conquistato dall'inizio alla fine. Nel corso della sua carriera produttiva, Francis ha scritto degli ottimi film, ma non aveva ancora scritto una pellicola che io considerassi il suo capolavoro definitivo. Ho apprezzato molto film come “Ombre di vita”, “Cavalieri” e “Vampires”, che sono le sue opere migliori, ma non consideravo nessuno di questi un capolavoro. “Vampires” è stato il film della consacrazione per Francis, ma su di me ha avuto lo stesso effetto che ebbe a suo tempo “Vlad” di Andrew: un film ottimo, ma non da Award. Infatti nell'anno di “Vlad” io preferivo “Odd Thomas” e in quello di “Vampires” preferivo “Ricordi di un vicolo cieco”. Be', tutto questo preambolo per dire che invece “Looking for Hope” è, secondo me, il capolavoro di Francis, come “Eternity” fu quello di Andrew (secondo i miei gusti, ovviamente). Francis ha impiegato diversi mesi per scrivere questa sceneggiatura, ma ne è valsa la pena perché il risultato è eccellente: le aspettative erano alte, ma il film forse le ha addirittura superate. “Looking for Hope” è innanzitutto l'opera di un grande appassionato di cinema. Più in dettaglio, è l'opera di un grande appassionato del cinema di Tim Burton. Il film, diretto da Burton, è, come ha più volte detto Francis, una riflessione sull'arte, sulla fantasia e sull'ispirazione, e prende spunto proprio dalla carriera del regista di Burbank. Il protagonista è Tom Burnett, alter-ego di Burton, che dopo aver ottenuto un grande successo di pubblico con un film commerciale e senz'anima, si ritrova in completa crisi creativa: accusato dal figlio di essersi venduto, è perseguitato dalla paura di aver perso la sua fantasia, non ha idee, è pressato dal suo agente e di fatto passa le giornate a non fare nulla. La svolta arriva con l'incontro con Jerry, un suo vecchio amico musicista che rappresenta l'altro ago della bilancia: pur di non vendersi al mercato e mantenere integra la propria creatività, Jerry si ritrova a esibirsi in locali di quart'ordine e vive in uno squallido appartamento. Tuttavia, al contrario di Tom, è un uomo sereno (o almeno, crede di esserlo). Dopo quest'incontro, Tom ricomincerà a pensare al passato e in particolare a Hope, la sua compagna d'infanzia che aveva incoraggiato e ispirato la sua vena artistica. La misteriosa apparizione del fantasma di Hope e il suo invito a raggiungerla darà il via a un incredibile viaggio nel quale Tom e Jerry (è un caso che si chiamino come il gatto e il topo? Non credo) incontreranno personaggi eccentrici, vivranno avventure incredibili e soprattutto capiranno se stessi e i propri errori. La sceneggiatura è calibrata alla perfezione: abbiamo una parte introduttiva di presentazione del protagonista, poi una svolta con l'incontro con Jerry, la parte centrale incentrata sull'avventura in sé e infine la conclusione. A questa precisione a livello di struttura narrativa corrisponde un'altrettanta precisione per quanto riguarda la descrizione delle singole scene. Ogni scena è scritta benissimo: pochissimi errori di battitura, un'estrema cura per i dettagli visivi, un'ottima descrizione di ambienti e movimenti di macchina, un perfetto abbinamento con le musiche. Sin dalla prima scena, un lungo piano sequenza all'interno dell'abitazione di Tom, si intuisce la cura maniacale dell'autore. Il risultato è un'esperienza visiva straordinaria, perché sembra davvero di vedere le scene invece che leggerle. La storia è un mix di trovate geniali, personaggi eccentrici e visioni incredibili. La trama in sé è anche abbastanza semplice e lineare: una volta giunti nella cittadina abitata da Hope, Tom e Jerry, dopo aver scoperto che la loro amica d'infanzia è finita in coma, decidono di proseguire ciò che Hope aveva iniziato e insieme ai loro amici si impegnano per fermare il progetto di Horace McClusky, un ricchissimo scenografo che vuole fare dell'intera città l'oggetto di una serie televisiva (un gigantesco “Truman Show”, dice a un certo punto Tom). Ma mai come in questo caso ciò che conta non è tanto la storia quanto i personaggi. Questo è un film interamente incentrato sui personaggi, che sono la vera anima e il vero punto di forza della pellicola. Sono personaggi eccentrici e originalissimi, tutti caratterizzati benissimo: il meno interessante, lo dico chiaramente, è proprio Tom, che rappresenta il punto di vista razionale all'interno di un mondo dove ciò che conta è la fantasia e non la razionalità. Tom è il classico personaggio che, grazie agli incontri che fa e alle avventure che vive, nel corso del film cambia e ritrova se stesso. Ma le figure veramente originali e interessanti del film sono quelle che gli stanno intorno, quelle che innescano in lui questo cambiamento. Prima di tutto Jerry, che rappresenta l'altra faccia della medaglia rispetto a Tom. All'inizio sembra che Jerry sia un vero animo libero, un uomo felice e soddisfatto nonostante la povertà della sua vita perché “puro”, e non “corrotto” dalle regole del mercato come Tom. Ma nel corso del viaggio anche lui comincia a porsi le sue domande e si rende conto che di fatto la sua vita è stata un fallimento, perché a costo di mantenere la sua libertà creativa si è ritrovato solo, soprattutto senza che gli altri possano ammirare la sua arte. L'incontro con Eddie, un ragazzo ubriacone che rappresenta in pratica la versione giovanile di Jerry, innescherà in lui questo processo di consapevolezza. E c'è una frase che a un certo punto dice a Eddie, quando lo va a trovare in ospedale: “Non serve a niente avere il mondo nella testa se lo tieni solo per te”. Ecco, questa frase mi ha colpito tantissimo, quando l'ho letta sono rimasto per un attimo a fissare lo schermo e poi ci ho ripensato a lungo anche al termine della lettura. Non so, forse mi ci sono identificato anch'io, ma l'ho trovata bellissima: è il simbolo della presa di coscienza di Jerry, del fatto che, come è sbagliato ritrovarsi ingabbiato nelle regole del mercato come accade a Tom, allo stesso modo è sbagliato isolarsi pur di mantenere la propria libertà artistica, perché isolandosi nessuno potrà apprezzare quello che hai da dire; è insomma un invito a condividere il mondo che ognuno di noi ha nella testa, le nostre fantasie e i nostri pensieri, e questo messaggio io l'ho trovato meraviglioso. Tornando ai personaggi, oltre a Jerry, come si può non affezionarsi a Kate? Forse è proprio lei il personaggio più originale e riuscito del film, questa ragazza ingenua probabilmente fuggita da un manicomio, con una fantasia irrefrenabile, che chiama tutte le persone che incontra col nome di un personaggio letterario e sa inquadrare una situazione meglio di chiunque altro (splendida la frase che dice a un certo punto in riferimento a Tom e Jerry, “Pinocchio non sa più volare, mentre Peter Pan non sa stare coi piedi per terra”); e Vince, col suo teatrino e i suoi giocattoli; e Frank Marshall, il nerovestito venditore di orologi, probabilmente il personaggio più ambiguo del film, una sorta di eminenza oscura e inquietante che però indirizza sempre i protagonisti nella via giusta (e le sue riflessioni sullo scorrere del tempo e sulle paure degli uomini al riguardo sono sempre molto intelligenti); e McClusky, coi suoi abiti bianchi in contrapposizione con quelli neri di Frank, i suoi inganni e la sua mediocrità; ma anche personaggi secondari come McDougal, Helena e perfino la bibliotecaria interpretata da Carrie Fisher lasciano il segno per quel poco che appaiono. E poi c'è lei, Hope, che è il perfetto esempio dei personaggi femminili che io adoro nei film: quelle ragazze eccentriche, fantasiose, eternamente bambine, che segnano profondamente tutti coloro che le incontrano e che per i protagonisti incarnano un'ideale, una guida e un punto di riferimento. È emblematico il fatto che per tutto il film Hope appare solo come fantasma o nei flashback, e proprio quando la Hope reale si risveglia dal coma la pellicola si conclude; questo sta a indicare proprio che lei per gli altri personaggi non è un essere umano, ma un simbolo di purezza, di innocenza e soprattutto di libertà, di fantasia. Inutile lodare la bellezza e la bravura di Winona Ryder, che con questo ruolo ritorna ai fasti di un tempo e sebbene compaia solo in poche ma fondamentali scene dà vita a un personaggio indimenticabile.
Ma oltre ai personaggi, ho trovato meravigliose alcune trovate: il teatrino che prende vita di Vince, gli orologi che riavvolgono il tempo di Frank, le visioni di Jerry dopo il suo incontro con Helena, la conversazione tra Tom e Topolino uscito dalla tv... E oltre a ciò Francis riesce a creare anche la giusta tensione nelle scene più movimentate (il furto nella casa di McDougal) e misteriose (la parte nella biblioteca). Il cast complessivo è eccezionale e Johnny Depp non spicca affatto, anzi, spesso si fa rubare la scena dagli altri: Michael Keaton, Saoirse Ronan, Al Pacino, Alan Van Sprang, Dan Aykroyd e Winona Ryder sono tutti assolutamente perfetti.
Per quanto riguarda Tim Burton, questo è forse il suo miglior film su Cinematik e si candida prepotentemente come uno dei favoriti per la miglior regia. Il film è scritto apposta per lui, nessun altro poteva dirigerlo, e le atmosfere ricordano molto quelle fiabesche di “Big Fish” (che secondo me è il suo capolavoro, nella realtà). Inoltre, come ho già detto, la cura per i movimenti di macchina e il lavoro registico è incredibile (penso al piano sequenza iniziale, ma anche la scena nella biblioteca o il primo incontro tra Tom e McClusky nei vari set sono registicamente impeccabili).
Le musiche sono splendide, è una delle migliori soundtrack recenti. È bella perché è ricca, è varia e si sposa alla perfezione con le scene. Spazia dalla musica classica, a Elvis Presley, fino alle canzoni Disney. L'unica che ho trovato un po' fuori luogo è quella de Il lago dei cigni, forse anche perché fa inevitabilmente pensare a “Il cigno nero”.
Cos'altro dire? Non c'è praticamente niente che non mi sia piaciuto, quindi non ho particolari critiche da fare. Forse la scena nella barca è una delle più deboli, l'ho trovata un po' troppo lunga e ripetitiva. Ah, e poi nello script si dice che Kate ha 20 anni, ma Saoirse Ronan è del '94, come me, quindi di anni ne ha 18! :P
In conclusione, “Looking for Hope” è un film che mi ha letteralmente conquistato e ha toccato in me certe corde come pochi altri film di Cinematik erano riusciti a fare. In un paio di scene (il discorso di Jerry a Eddie nell'ospedale di cui ho già parlato e il risveglio di Hope nel finale sulle note di “When you believe”) mi sono davvero commosso, cosa che non mi succede quasi mai. È un film che mi ha emozionato, mi ha fatto affezionare tantissimo ai personaggi e mi ha fatto pensare. Da un film, reale o virtuale che sia, non si può pretendere di più.

VOTO: 8,5
 
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