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Il paradiso del diavolo (Festival di Roma 2012)
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Il paradiso del diavolo (Festival di Roma 2012), Chimera Films

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SaschaGranato
view post Posted on 19/9/2012, 15:26 by: SaschaGranato




RECENSIONE DELLA GRANATO PRODUCTION

Inizialmente non nutrivo grandi aspettative per questo film. A dirla tutta, non sapevo cosa aspettarmi; un film ambientalista? Un thriller? Lo stesso trailer, era avvolto da un alone di mistero. Insomma, proprio non riuscivo ad inquadrarlo.
Andrew, dopo la Torre di Babele, propone un film decisamente meno ambizioso, ma non per questo meno bello. La storia narra le vicende di un’ambientalista di nome, Barbara, interpretata da un’ottima Stone. Assieme ad un gruppo di fidati sostenitori, raggiunge un’isola assediata dall’esercito francese. Il loro scopo è di liberare il territorio e renderlo una riserva per gli albatros. Fin qui tutto regolare; tutto ci appare come un normalissimo film di denuncia. Andrew, però, ha in serbo qualcosa di diverso. La permanenza sull’isola si rivela più complessa del previsto. Alcuni personaggi, subiscono alterazioni psicologiche, che degenerano in atti di violenza privi di senso, che porteranno ad un decadimento dei valori morali ed etici, tanto sostenuti inizialmente. Non mi spingo oltre, per non rivelare particolari interessanti, che rovinerebbero la sorpresa per tutti coloro che il film non l’hanno ancora visto.
Da un punto di vista tecnico, ho apprezzato molto lo stile asciutto di Andrew. La sceneggiatura si legge bene ed è scorrevolissima. Forse un linguaggio più ricercato avrebbe reso più appassionante la lettura, che pecca in uno stile molto didascalico. Ma questa resta una personale opinione, che ha poca attinenza con le vere qualità o difetti del film.
Ho apprezzato molto la caratterizzazione di tutti i personaggi, anche se alcuni comportamenti, risultavano spesso sopra le righe. Il vero guai è stato quello di non essersi concentrati tanto sulla trasformazione degenerativa vissuta da tutti i protagonisti. Si passa da una situazione di equilibrio, ad una situazione instabile da una sequenza all’altra, senza mai capire quale sia il fattore principale di questo fenomeno. Spesso si ha la sensazione che sull’isola si aggiri un demone che si impossessa dei loro spiriti, ma questa teoria non viene mai confermata. Tante potrebbero essere le ipotesi, ma in ogni caso non lo verremo mai a sapere. Tutto questo, in un certo senso, infastidisce. Perché alla base non c’è nulla che da spessore. Quindi la situazione nasce e permane grottesca. Questo, col tempo, fa si che il film perda di credibilità.
Un altro aspetto poco convincente riguarda il susseguirsi di sequenze che poco aggiungevano alla trama. Spesso vediamo Neil che pesca, mentre le sue donne prendono il sole. O vediamo alcuni eventi significativi, poco descritti; l’esplosione d’ira di Kimo poteva dar vita ad una sequenza più profonda. Tutto si risolve troppo rapidamente. Non si ha mai il tempo di appassionarsi veramente al racconto. Siamo quindi di fronte ad un’opera spesso farraginosa e non compatta, soprattutto proseguendo verso l’epilogo, dove sorgono tantissime domande che non troveranno mai una risposta.
Il fatto stesso che il film sia così breve, può dar l’impressione che dietro ci sia stato un lavoro poco convinto. Come se lo stesso autore non fosse convinto del percorso intrapreso.
Ovviamente, oltre ai difetti, il film ha il grande merito di creare un’atmosfera unica. Si ha sempre una sensazione di inquietudine, che permette allo spettatore di vivere con grande suspense tanti eventi. La scena in cui Neil viene aggredito dalle donne armate di machete è straordinaria!
La regia è perfettamente in linea con lo stile di Von Trier, ma avrei preferito qualche appunto in più su alcune inquadrature, che mancano.
Voto 67/100
Ammetto che se il film avesse mantenuto una linea più chiara, per tutta la sua durata, avrei dato un 70. Purtroppo ad un certo punto ho avuto come l’impressione che l’autore si fosse perso un po’ per la strada. Resta comunque un bel film
 
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