| RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS Avvolto da un alone di mistero, arriva nelle sale, anticipato da una ghiotta anteprima al Festival di Roma 2012, l'ultimo lavoro cinematografico della Chimera Films di Andrew, "Il paradiso del diavolo". Tratto dal libro di James Ballard, conosciuto anche per essere autore de "L'Impero del sole", da cui Spielberg ha tratto un grande film, nel quale debutta come protagonista un imberbe Christian Bale, assistiamo all'avventurosa missione della dottoressa Barbara Rafferty, una veterana delle cause naturalistiche, e di un manipolo di personaggi del bel mondo ambientalista, nel nobile intento di salvere un piccolo atollo del Pacifico, l'isolotto di Saint-Esprit, dagli esperimenti nucleari dei francesi e farne il paradiso degli albatros, una specie di uccelli marini che rischia l'estinzione.
Dalle scarne notizie che erano trapelate dalla casa di produzione, durante la lavorazione del film, mi era parso che il film dovesse essere uno di quei filmoni ambientalistici che servono da denuncia sociale e sensibilizzazione al problema del pericolo di distruzione della natura. Un po' palloso, insomma. Ed infatti, ero rimasto abbastanza scettico ed incerto anche in fase di sviluppo. Ma quel volpone di Andrew, ben coscio che se ammantato di mistero il film acquisisce di diritto un più alto indice di aspettativa e di sorpresa finale, ci sorprende con una storia che di ambientallista non ha proprio nulla, anzi sfocia nello svolgersi della vicenda a qualcosa che assomiglia più ad un horror-psico-dramma.
Infatti, una volta sull'isola, la dottoressa Rafferty abbandona via via il progetto iniziale e comincia a realizzare quello che diventa poi un folle piano di isolamento dal mondo esterno, dove la razza da preservare non è più quella animale ma umana, specificamente quella femminile, tagliando quindi fuori tutti gli uomini, tranne uno, il giovanissimo Neil, che per lei ha una sorta di venerazione, l'unico prescelto per diventare "animale" inseminatore per la riproduzione della specie. È questo il nuovo, terribile paradiso partorito dalla mente di Barbara, che non esita a portare a compimento il proprio piano ricoprendo il ruolo della natura mater et matrigna, che colpisce inflessibile, senza rimorsi, le forme di vita più deboli e indifese. Neanche Neil riesce a sottrarsi totalmente all’influenza di Barbara, pur avendo più volte rischiato la propria vita in quel mondo claustrofobico dominato dal sogno mortifero della dottoressa Rafferty. Il finale è abbastanza prevedibile, ed il grande pubblico esce dal cinema discretamente soddisfatto; il critico un po' meno.
Infatti, nonostante la piacevole sorpresa di non essere, come avevo temuto, dinanzi ad un film palloso, rimane nel lettore attento e più navigato una sorta di non totale appagamento, dovuto, secondo me, ad una scrittura si fatta da mano tecnicamente esperta, ma non completamente sciolta e libera di adattare la storia originale del libro ad un linguaggio cinematografico adatto. Per inciso, se si trattasse del film di un novello produttore non avrei minimamente mosso alcunchè, ma, trattandosi del produttore attivo più acclamato e premiato del momento, non posso esimermi dal far notare diversi aspetti che mi hanno lasciato più di un dubbio.
Il primo l'ho avuto circa il personaggio di Neil. E' un ragazzino, praticamente adoolescente. Nulla ci è svelato circa la sua presenza in gruppo, se non una non chiarita passione per le bombe nucleari, e nemmeno ci è chiaro come sia possibile che un ragazzino possa essere libero di seguire una pressochè sconosciuta dottoressa, incontrata per strada. Vado a vedere il libro e scopro che il suo interesse nasce da sensi di colpa per la recente morte del padre per radiazioni. Perchè nel film non v'è traccia di ciò?
Un altro dubbio l'ho avuto circa la repentina fuga dei francesi dall'isola. E' bastata solo una minaccia della dottoressa Rafferty? Troppo poco. Si capisce, poi, che il motivo potrebbe essere stata la misteriosa malattia che colpisce gli umani nell'isola, ma allora non si percepisce il perchè all'inizio cerchino di allontanare gli ambientalisti, addirittura con le armi. Nel libro, invece, scopro che scappano anche per il clamore suscitato dai media, e allore la cosa è più comprensibile. Ma nel film ciò è omesso.
Ancora un dubbio, quando le due giovani hippies abbandonano con eccessiva naturalezza i loro ragazzi per abbracciare il folle piano della dottoressa, facendosi ingravidare da Neil. Non molto credibile. E Kimo? Basta solo che gliel'abbia detto la dottoressa, perchè si convinca che su quell'isola possa creare una "nuova repubblica libera"? Come può essersi portato appresso, la dottoressa Rafferty, un cretino così? Per non parlare di Carline, che è su quell'isola solo per sfuggire alla moglie rompipalle.
Insomma, ben poco sfaccettati mi sono sembrati i personaggi del film; potrei arrivare a capirlo se si trattasse solo di quelli secondari, ma purtroppo parlo anche dei principali. Per dirla tutta, non è che il personaggio principale della dottoressa Rafferty sia più "spesso" degli altri: non si capisce il motivo per cui nel film viene omesso che è stata radiata dall'albo dei medici per aver causato la morte di alcuni suoi anziani pazienti. Peccato, perchè se Andrew avesse ben più caratterizzato i suoi personaggi, inventando anche aspetti nuovi e, soprattutto, non omettendo particolari fondamentali presenti nel libro, il film ne avrebbe giovato moltissimo.
Ho apprezzato, invece, la suddivisione in capitoli, per adattare, immagino, la struttura del film alla regia di LARS VON TRIER . Scelta davvero indovinata. Il film è senz'altro nelle sue corde. Molto semplici sono i tagli di inquadratura scelti per descrivere ciò che vediamo; magari, secondo il mio gusto, qualcuno in più, in aggiunta ad alcuni movimenti di macchina, avrebbero arricchito maggiormente lo script.
Il cast è ben assortito, e i volti scelti sono molto adatti. SHARON STONE è credibile e naturalmente gode del credito acquisito nei suoi precedenti film nei quali recitava parti controverse ed ambigue. Il giovane JAMIE CAMPBELL BOWER, ancorchè sconosciuto, si cala agevolmente nei panni di Neil. Gli altri attori hanno la fisicità che si addice ad ogni personaggio. Peccato non aver sfaccettato maggiormente il personaggio interpretato da CHARLOTTE GAINSBOURG, che quindi risulta un tantino sprecata.
Molto belle le musiche scelte per la colonna sonora, che ben si accompagnano alle inquadrature, anche quelle più drammatiche.
Immagino, dall'assenza totale di sito e locandina, che questi saranno disponibili per l'uscita ufficiale nelle sale, altrimenti sarebbe clamoroso il forfait di Andrew in questo aspetto non meno importante di altri. Quindi sospendo il giudizio.
Concludendo, mi sarei aspettato molto di più. Il film si legge agevolmente, qualche inquadratura potrebbe disturbare qualcuno, ma è la cifra di Von Trier, e la storia in se è abbastanza originale, anche se ho notato molte similitudini con “Il Signore delle Mosche“ di N. Golding. Il fatto è che Andrew ci ha abituati a film di ben altra caratura e spessore, e quando arrivano in sala pellicole che fanno sorgere molti dubbi, bè, ci si rimane un po' male. Insomma, non è da lui. Certamente, dopo che avrà superato questa fase della vita (il periodo post-laurea, quello dei cambiamenti e delle scelte più radicali della vita), tornerà a scrivere con più spensieratezza. Ne gioverà tutto quanto. VOTO: 63/100
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