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Il paradiso del diavolo (Festival di Roma 2012)
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Il paradiso del diavolo (Festival di Roma 2012), Chimera Films

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Andrew.
view post Posted on 18/9/2012, 10:11




Il Paradiso del diavolo
Chimera Films


http://chimerafilms.altervista.org/paradiso/home.html



La domanda è ormai classica, ma te la rivolgo ugualmente: anche se sei un veterano, che emozione si prova tuttora nel partecipare a questo Festival?


Ormai è diventato un appuntamento fisso, un impegno (e un piacere) al quale non posso mancare. Quest’anno sarà più dura perché capita in un periodo un po’ incasinato (mi trasferisco per un po’ in un’altra città) e quindi lo vivrò forse in modo meno calmo, ma sono sicuro che come sempre ci sarà da divertirsi e sarà un’occasione per far rivivere cinematik che grazie al festival spesso si rialza.


L'anno scorso ti sei aggiudicato per la prima volta il Colosseo d'Oro, anche se "in condominio" con un altro film. Pare che anche stavolta affronterai il Festival partendo tra i "favoriti" della vigilia. Pensi di poterlo vincere, magari in solitaria, quest'anno?


Inizialmente credevo di sì, cioè avevo tra le mani un ottimo soggetto che era perfetto per il festival e anche per vincerlo. Oggi, a film ultimato, non sono sicuro come qualche mese fa. Non che non sia soddisfatto della sceneggiatura, ma mi rendo conto che è stato più difficile del previsto riuscire a esprimere in immagini le sensazioni angoscianti che il libro mi aveva trasmesso e se ci aggiungiamo che è un film molto duro, con immagini e situazioni che possono disturbare o infastidire, le possibilità si riducono. Però ci credo ancora, le carte per vincere le dovrebbe avere e sarebbe un’occasione perfetta per riscattarmi dall’ex aequo dell’anno scorso (dove probabilmente in molti ritenevano che dovesse vincere solo Nightbay).


Lars Von Trier alla regia è già di suo una bella sfida. Cosa ti ha spinto a lavorare col controverso regista danese? E cosa ne pensi dei suoi precedenti cinematikiani?


Posso dire tranquillamente che è uno dei miei registi preferiti. I suoi film possono essere belli o brutti (per me sono tutti belli) ma di sicuro non ne trovi uno che ti lascia indifferente. Sono tutti un pugno nello stomaco, spesso commoventi (dance in the dark), a volte sperimentali (Dogville), a volte nauseanti nel senso buono del termine (Anthicrist), ma nessuno ti lascia appunto indifferente e te li ricordi a lungo.
Insomma, se qualcuno non lo conosce, guardatevene uno a caso e capirete.
Per quanto riguarda i suoi precedenti cinematikini, ho apprezzato molto entrambi i suoi film, Pussy War e Black, entrambi scritti da Emil. Li ho trovati ancor più sperimentali e “incasinati” rispetto ai film che il regista fa nella realtà, forse un tantino troppo surreali per lui, però come i film reali c’è da dire che nemmeno questi si dimenticano facilmente e ti lasciano qualcosa dentro.


Tratto da James Ballard, Von Trier dirige il tutto. Cosa dobbiamo aspettarci da questo tuo "Paradiso del diavolo"?

Ho notato che molti non sono riusciti a inquadrare bene questo film, effettivamente la trama di presentazione è molto vaga e lontana da quello che sarà poi il tema principale. Non era mia intenzione mantenere segreti (la trama è in fondo copiata da quella del libro), ma a questo punto evito di aggiungere altro e lascerò che ve lo gustiate da soli, scoprendolo a poco a poco. Di sicuro potete aspettarvi di non rimanere a fine visione senza emozioni. Belle o brutte che siano.


Parlaci un po' delle tue scelte di cast. Com'è stato lavorare col Cinematik Award Sharon Stone?

C’era bisogno di una protagonista gigante per questo film, dato che il suo è un ruolo parecchio controverso e delicato. Sharon Stone mi è sembrata perfetta, sia per il fisico che per il modo in cui ha recitato. Del resto non è la prima volta che è stata chiamata a recitare in parti ambigue, penso a Basic Istinct.
Tra gli altri attori, abbiamo puntato molto su Jamie Campbell Bower, ragazzo con poca esperienza alle spalle, ma che ci ha dato soddisfazioni perché è riuscito a calarsi nella parte difficile.
Gli altri attori vengono dal cinema di Von Trier, cioè Kiefer Sutherland e Charlotte Gainsbourg che come sempre si sono rivelati dei gran professionisti.


Il pregio e il difetto principale del tuo film?


Il pregio, come ho detto, è che è un film che non vi lascerà indifferenti. Spesso capita di guardare un prodotto confezionato benissimo, ma che non ci emoziona. Ecco, non sarà questo il caso (anche se le emozioni non saranno per forza positive).
Il difetto (e anche di questo ho già parlato) è insito nel tentativo di trasposizione di un’opera che si basa molto sulle sfumature delle frasi, sui pensieri e su descrizioni che è stato difficile trasporre e quindi potrei non essere riuscito a trasmettere le sensazioni che il libro mi ha dato.


Quando uscirà il tuo film nelle sale?


Penso durante il festival stesso.


Pronostico secco: chi vince il festival?


Avrei detto Francis, ma attorno al suo film si è venuto a creare un’aspettativa troppo alta e come capita spesso in questi casi è difficile mantenere le aspettative alte. Sono sicuro che il suo film piacerà, ma se dovessi scommettere su un vincitore, dico Clint, che zitto zitto col suo progetto non troppo pubblicizzato si porterà a casa diversi premi. Ammetto comunque che quello che più mi attira personalmente è il film di Arcadia (ma questo dovrà faticare per vincere, mi dà l’impressione di essere un film controverso e difficile da comprendere a pieno, un po’ come il mio)

N.B. La risposta all'ultima domanda l'ho scritta prima di leggere i vari film.
 
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mastruccio
view post Posted on 18/9/2012, 11:52




RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
Avvolto da un alone di mistero, arriva nelle sale, anticipato da una ghiotta anteprima al Festival di Roma 2012, l'ultimo lavoro cinematografico della Chimera Films di Andrew, "Il paradiso del diavolo".
Tratto dal libro di James Ballard, conosciuto anche per essere autore de "L'Impero del sole", da cui Spielberg ha tratto un grande film, nel quale debutta come protagonista un imberbe Christian Bale, assistiamo all'avventurosa missione della dottoressa Barbara Rafferty, una veterana delle cause naturalistiche, e di un manipolo di personaggi del bel mondo ambientalista, nel nobile intento di salvere un piccolo atollo del Pacifico, l'isolotto di Saint-Esprit, dagli esperimenti nucleari dei francesi e farne il paradiso degli albatros, una specie di uccelli marini che rischia l'estinzione.

Dalle scarne notizie che erano trapelate dalla casa di produzione, durante la lavorazione del film, mi era parso che il film dovesse essere uno di quei filmoni ambientalistici che servono da denuncia sociale e sensibilizzazione al problema del pericolo di distruzione della natura. Un po' palloso, insomma. Ed infatti, ero rimasto abbastanza scettico ed incerto anche in fase di sviluppo. Ma quel volpone di Andrew, ben coscio che se ammantato di mistero il film acquisisce di diritto un più alto indice di aspettativa e di sorpresa finale, ci sorprende con una storia che di ambientallista non ha proprio nulla, anzi sfocia nello svolgersi della vicenda a qualcosa che assomiglia più ad un horror-psico-dramma.

Infatti, una volta sull'isola, la dottoressa Rafferty abbandona via via il progetto iniziale e comincia a realizzare quello che diventa poi un folle piano di isolamento dal mondo esterno, dove la razza da preservare non è più quella animale ma umana, specificamente quella femminile, tagliando quindi fuori tutti gli uomini, tranne uno, il giovanissimo Neil, che per lei ha una sorta di venerazione, l'unico prescelto per diventare "animale" inseminatore per la riproduzione della specie.
È questo il nuovo, terribile paradiso partorito dalla mente di Barbara, che non esita a portare a compimento il proprio piano ricoprendo il ruolo della natura mater et matrigna, che colpisce inflessibile, senza rimorsi, le forme di vita più deboli e indifese. Neanche Neil riesce a sottrarsi totalmente all’influenza di Barbara, pur avendo più volte rischiato la propria vita in quel mondo claustrofobico dominato dal sogno mortifero della dottoressa Rafferty.
Il finale è abbastanza prevedibile, ed il grande pubblico esce dal cinema discretamente soddisfatto; il critico un po' meno.

Infatti, nonostante la piacevole sorpresa di non essere, come avevo temuto, dinanzi ad un film palloso, rimane nel lettore attento e più navigato una sorta di non totale appagamento, dovuto, secondo me, ad una scrittura si fatta da mano tecnicamente esperta, ma non completamente sciolta e libera di adattare la storia originale del libro ad un linguaggio cinematografico adatto.
Per inciso, se si trattasse del film di un novello produttore non avrei minimamente mosso alcunchè, ma, trattandosi del produttore attivo più acclamato e premiato del momento, non posso esimermi dal far notare diversi aspetti che mi hanno lasciato più di un dubbio.

Il primo l'ho avuto circa il personaggio di Neil. E' un ragazzino, praticamente adoolescente. Nulla ci è svelato circa la sua presenza in gruppo, se non una non chiarita passione per le bombe nucleari, e nemmeno ci è chiaro come sia possibile che un ragazzino possa essere libero di seguire una pressochè sconosciuta dottoressa, incontrata per strada. Vado a vedere il libro e scopro che il suo interesse nasce da sensi di colpa per la recente morte del padre per radiazioni. Perchè nel film non v'è traccia di ciò?

Un altro dubbio l'ho avuto circa la repentina fuga dei francesi dall'isola. E' bastata solo una minaccia della dottoressa Rafferty? Troppo poco. Si capisce, poi, che il motivo potrebbe essere stata la misteriosa malattia che colpisce gli umani nell'isola, ma allora non si percepisce il perchè all'inizio cerchino di allontanare gli ambientalisti, addirittura con le armi. Nel libro, invece, scopro che scappano anche per il clamore suscitato dai media, e allore la cosa è più comprensibile. Ma nel film ciò è omesso.

Ancora un dubbio, quando le due giovani hippies abbandonano con eccessiva naturalezza i loro ragazzi per abbracciare il folle piano della dottoressa, facendosi ingravidare da Neil. Non molto credibile.
E Kimo? Basta solo che gliel'abbia detto la dottoressa, perchè si convinca che su quell'isola possa creare una "nuova repubblica libera"? Come può essersi portato appresso, la dottoressa Rafferty, un cretino così?
Per non parlare di Carline, che è su quell'isola solo per sfuggire alla moglie rompipalle.

Insomma, ben poco sfaccettati mi sono sembrati i personaggi del film; potrei arrivare a capirlo se si trattasse solo di quelli secondari, ma purtroppo parlo anche dei principali. Per dirla tutta, non è che il personaggio principale della dottoressa Rafferty sia più "spesso" degli altri: non si capisce il motivo per cui nel film viene omesso che è stata radiata dall'albo dei medici per aver causato la morte di alcuni suoi anziani pazienti.
Peccato, perchè se Andrew avesse ben più caratterizzato i suoi personaggi, inventando anche aspetti nuovi e, soprattutto, non omettendo particolari fondamentali presenti nel libro, il film ne avrebbe giovato moltissimo.

Ho apprezzato, invece, la suddivisione in capitoli, per adattare, immagino, la struttura del film alla regia di LARS VON TRIER . Scelta davvero indovinata. Il film è senz'altro nelle sue corde. Molto semplici sono i tagli di inquadratura scelti per descrivere ciò che vediamo; magari, secondo il mio gusto, qualcuno in più, in aggiunta ad alcuni movimenti di macchina, avrebbero arricchito maggiormente lo script.

Il cast è ben assortito, e i volti scelti sono molto adatti. SHARON STONE è credibile e naturalmente gode del credito acquisito nei suoi precedenti film nei quali recitava parti controverse ed ambigue. Il giovane JAMIE CAMPBELL BOWER, ancorchè sconosciuto, si cala agevolmente nei panni di Neil. Gli altri attori hanno la fisicità che si addice ad ogni personaggio. Peccato non aver sfaccettato maggiormente il personaggio interpretato da CHARLOTTE GAINSBOURG, che quindi risulta un tantino sprecata.

Molto belle le musiche scelte per la colonna sonora, che ben si accompagnano alle inquadrature, anche quelle più drammatiche.

Immagino, dall'assenza totale di sito e locandina, che questi saranno disponibili per l'uscita ufficiale nelle sale, altrimenti sarebbe clamoroso il forfait di Andrew in questo aspetto non meno importante di altri. Quindi sospendo il giudizio.

Concludendo, mi sarei aspettato molto di più. Il film si legge agevolmente, qualche inquadratura potrebbe disturbare qualcuno, ma è la cifra di Von Trier, e la storia in se è abbastanza originale, anche se ho notato molte similitudini con “Il Signore delle Mosche“ di N. Golding.
Il fatto è che Andrew ci ha abituati a film di ben altra caratura e spessore, e quando arrivano in sala pellicole che fanno sorgere molti dubbi, bè, ci si rimane un po' male. Insomma, non è da lui. Certamente, dopo che avrà superato questa fase della vita (il periodo post-laurea, quello dei cambiamenti e delle scelte più radicali della vita), tornerà a scrivere con più spensieratezza. Ne gioverà tutto quanto.
VOTO: 63/100
 
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Andrew.
view post Posted on 18/9/2012, 13:14




Aspetto qualche altra recensione, poi risponderò alle tue (giuste) perplessità ;)
 
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view post Posted on 18/9/2012, 15:44
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Critico

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Il paradiso del diavolo era probabilmente il film che più attendevo del Festival, perché aveva una trama talmente ovvia da nascondere sicuramente qualcos’altro e poi c’era dietro un regista come Von Trier da cui è lecito aspettarsi un’opera come sempre estremamente potente e controversa.
Il film di Andrew non fa eccezione e leggendolo si capisce perfettamente il perché della scelta di un regista così “impegnativo”. Il paradiso del diavolo è indubbiamente uno dei film più cupi e angoscianti che io abbia letto qui a CK e si inserisce perfettamente sulla scia dell’altro film “scandalo” di Von Trier, Antichrist.
La pellicola inizia in modo molto pacato, mostrandoci un gruppo di ambientalisti capitanati dalla dottoressa Barbara, che intende strappare ai francesi l’isola di Saint Esprit riconsegnandola così agli albatros, gravemente minacciati dagli esperimenti nucleari effettuati sull’isola. Il gruppo di ambientalisti si impadronisce ben presto di quelle terre e inizia l’opera di bonifica, trasformando l’isola in un vero e proprio paradiso terrestre. Ben presto però iniziano a verificarsi eventi molto inquietanti e si diffonde una pericolosa febbre che contagia solo gli uomini. Barbara si isolerà sempre di più dal gruppo regredendo quasi a uno stato animale e pian piano verranno a galla le reali intenzioni della dottoressa.
Il film riesce quindi a trasformare una pacifica e paradisiaca isola vulcanica in un vero e proprio teatro dell’orrore. Persino gli annocui albatros assumono un aspetto più inquietante e nell’ultima parte la pellicola diventa davvero angosciante. L’isola si trasforma quasi in una prigione e il non poter scappare rende il tutto ancora più claustrofobico. Il piano di Barbara è assolutamente folle, frutto di un femminismo malato e pericoloso, che porta le donne dell’isola a regredire a uno stadio primitivo. Certo, se Von Trier ha già la nomea di essere un po’ misogino, con un film del genere finirebbe subito sotto la gogna mediatica.
Come era prevedibile il diavolo non c’entra niente, è sempre e comunque tutta colpa degli uomini (intesi come razza); se non c’è la dottoressa pazzoide, ci sono comunque gli scienziati che fanno esperimenti nucleari… insomma, ne esce un ritratto dell’umanità davvero cupo.
Andrew è stato davvero bravo a creare quest’atmosfera opprimente senza scendere a mostrare dettagli troppo truculenti; basta qualche inquadratura, qualche dettaglio, qualche comportamento sinistro e si crea subito una sensazione di profonda inquietudine.
La cosa che un po’ manca secondo me è l’approfondimento dei personaggi, in particolare i due protagonisti. Mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio in più sulla loro personalità e il loro passato. Barbara sembra davvero l’incarnazione della follia e tutto l’odio che ha nei confronti del maschio sembra non avere alcuna motivo. Non so se nel passato del personaggio c’è qualcosa che spiega quest’astio. Stesso discorso per Neil; sarebbe stato interessante approfondire il suo rapporto con la dottoressa anche e soprattutto per capire da dove arrivi la forte infatuazione del ragazzo nei confronti di Barbara, che fin dall’inizio ha un enorme ascendente su di lui.
Dando più spessore ai personaggi, sarebbe stato ancora più coinvolgente il finale, già molto drammatico di per sé. Devo dire però che questa sensazione di “freddezza” l’ho provata anche con Antichrist, che mi aveva colpito per ben altri aspetti non certo per l’empatia che creava nei confronti dei suoi personaggi.

Ovviamente la scelta di Von Trier è assolutamente perfetta. Ogni scena è trasuda lo stile del controverso regista, a partire dalla divisione in capitoli, all’uso della musica, fino ai dialoghi scarni, al pessimismo generale e alla rappresentazione di una natura inquietante e sinistra.
Bravissima Sharon Stone alle prese con un personaggio davvero ostico che non fa assolutamente nulla per rendersi simpatico. Altrettanto convincente Jamie Campbell, attore semi sconosciuto, che rende giustizia al personaggio. Molto in disparte la Gainsbourg, musa di Von Trier, in questo caso sotto utilizzata.

Belle le musiche, sofisticate e insolite, creano un’atmosfera perfetta. Io però avrei fatto meno uso di musiche provenienti da Antichrist, considerato che è un film dello stesso regista.

Mi sono accorto solo ora che manca la locandina, peccato.

Il paradiso del diavolo è un horror (perché tale lo considero) che non scende a compromessi. Duro, malato, eccessivo, cupo, nichilista eppure tremendamente affascinante proprio come i film di Von Trier sanno essere. Andrew dimostra di saper maneggiare anche film così angoscianti e lo fa con un equilibrio che gli invidio. Io, con un soggetto del genere tra le mani, avrei sicuramente strafatto calcando la mano su molti aspetti. 78/100
 
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Little Tin Goddess
view post Posted on 18/9/2012, 22:03




sono appena reduce di questo film e il mio primo commento è "minghia oh" in stile truzzo. Devo dire che mi è piaciuto molto ed è andato oltre le mie aspettative. Mi aspettavo un film misterioso ma comunque sul leggero, e questo sapete perchè? Perchè non ho mai visto un film di Von Trier!
Da piccola mi sembrava un regista troppo intellettuale, e quando è uscito Antichrist ero in un periodo piuttosto particolare in cui non volevo vedere certi film, quindi è il mio battesimo del fuoco.
Allora il film inizia subito bene, la trama è scorrevole e non ti perdi in giri di parole, poi piano piano iniziano ad esserci le prime tragedie e i primi misteri, fino ad arrivare ad un finale tragico per i malcapitati attivisti.
Diciamo che mentre leggi ti viene il cardiopalma, ma durante il film alcune cose non le ho capite: è stata lei a infettare gli altri?
E come hanno fatto le donne a impazzire, indottrinamento?
Bello il cast, Sharon Stone è ben piazzata nel ruolo della dura capoambientalista che poi si scopre una pazza con strade idee di conquista, Jamie Bower nel suo primo ruolo drammatico è intenso e anche gli altri se la cavano.
Andrew se la gioca molto bene e da un'altra prova del suo talento, anche se alcune cose era meglio se le spiegava

Voto 7,5
 
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view post Posted on 18/9/2012, 22:51

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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


18/09/2012

Sinceramente, mentre aspetto che l'applauso (meritato) della platea accolga il film, mi viene da pensare: "Ragazzi, meno male che almeno giovedì c'è Hope." Perché, tra Leo and I, questo film e Seven Days, temo che il mio film sarà la prima ventata di seria leggerezza in questo Festival, aperto nel segno della più cupa amarezza.

Effettivamente, la descrizione di lancio non era chiarissima, e Andrew, da vecchio volpone, è stato bravo a non dissipare il mistero prima dell'uscita. Alla fine, quel che ci troviamo di fronte è una versione moderna e misogina del Signore delle Mosche, il bellissimo classico di Golding (che prima o poi devo leggere) sull'umanità che, messa di fronte alla natura, regredisce vistosamente allo stato brado, dimostrando per l'ennesima volta come il mito del buon selvaggio alla Rousseau sia una delle più emerite stronzate mai dette in tutta la storia della filosofia. E bisogna dire che dal punto di vista dell'angoscia il film il suo lavoro lo fa non bene, di più: ho finito la lettura con una voglia matta di rassicurarmi guardandomi una puntata dei Monty Python.

Merito, va detto fin da subito, di un'ottima scelta di regia, cast e musiche. Von Trier (di cui non ho mai visto nulla, forse troppo suggestionato da Paolo Mereghetti che lo ritiene un cialtrone, ma anche dalla mia tendenza a evitare film che mi facciano passare una mezz'ora desiderando di non essere nato... almeno, ho paura che mi faccia quest'effetto) è il regista perfetto per un film che, in altri tempi, sarebbe stato interessante vedere in mano a Kubrick (il fallimento della razionalità è il tema prediletto dal grande Stanley), grande nell'evocare l'atmosfera opprimente, sudata e appiccicosa, di questo paradiso terrestre che diventa un inferno in terra, perché scoprirà che la Natura (come già insegnava Leopardi) non è madre, è matrigna.

Bravissima Sharon Stone, in un ruolo in cui nessuno se la sarebbe mai attesa; ottimo il giovane Campbell Bower; un po' troppo defilati gli altri (con Sutherland e la Gainsbourg forse presi - mi prendo la libertà di fare un po' il malevolo - più per ricreare un clima alla von Trier che per altro). Le musiche sono semplicemente meravigliose.

Come però tutti hanno notato, la sceneggiatura presenta dei buchi che, malgrado non siano evidenti a una prima lettura, dove uno si lascia prendere dagli eventi, a rifletterci bene però effettivamente pesano. So di ripetere un'opinione da tutti i recensori già detta, ma effettivamente il mancato background dei personaggi è l'unico difetto della pellicola, per di più in casi come quelli fatti notare da Mastruccio, dove avrebbe aggiunto sapore e consistenza a tutti quanti: avrebbe dato un retroterra alla follia di Barbara, che sembra un po' improvvisa, e reso più interessanti molti altri (ad esempio Kimo, che resta lasciato a se stesso). Non condivisibili altre critiche, come quella che non comprende la facilità con cui Trudy e Ingrid si uniscono alla comunità: forse sarò pieno di pregiudizi, ma fra dei tossici, specie a uno stadio così avanzato, non mi aspetto molta solidarietà.

VOTO: 77/100 (8 al sondaggio). Sì, leggete bene, gli do 8, perché creare un'atmosfera così trascinante da impedirti di ragionare sui difetti della sceneggiatura merita l'8 (voto che darei anche a film reali come Suspiria, che hanno lo stesso pregio e lo stesso difetto). E perché alla fine il film colpisce allo stomaco come i veri film di von Trier (mi fido della vostra opinione).


 
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Oren productions
view post Posted on 18/9/2012, 22:59




Di von trier ho visto solo Melancholia, film che mi ha affascinato e non poco. Andrew sceglie lui alla regia in questo suo ultimo claustrofobico thriller mascherato inizialmente da cartellone ambientalista.
Il film comincia raccontando l'arrivo di questo gruppo di ambientalisti sull'isola di Saint- Esprit.
La versione ufficiale della missione è quella di salvare gli Albatros. Specie di volatili a rischio estinzione. Col passare del tempo, Barbara (una sempre meravigliosa Sharon Stone) che è a capo della spedizione, perde di vista lo scopo originario a favore di un progetto ambiziosamente folle che porterà lei stessa e tutto il gruppo ad un' inevitabile distruzione.

Andrew riesce a dare un ottimo peso al film e Von Trier diventa la scelta migliore che il produttore potesse fare. Lo stesso si puo dire per il resto del cast, dove la Stone porta a casa un'ottima prova, cosa che per lei ormai è naturale come respirare.
La Gainsbourg invece mi ha un po' deluso. Il suo ruolo e ben interpretato, ma da una personaggio come lei si poteva forse sfruttare qualcosa di più.

L'ambientazione dell'isola che a poco a poco si trasforma in un vero inferno (mai titoli fu più azzeccato) è perfetta, così come la metamorfosi della dottoressa barbara. Che io ho trovato invece ben descritta e tratteggiata. Dalle prime sequenze si intuisce che è una donna che si è sempre battuta per i suoi ideali, fin dai tempi del College. Il resto del cast è invece meno curato e tratteggiato, ma fanno comunque la loro parte.

Ammetto però di non aver provato questa sensazione di angoscia che il produttore ha cercato di ricreare. Invece sentivo solo una sensaziine di strage imminente, qualcosa di catastrofico o inaspettato che all'improvviso sconvolge tutto ciò che abbiamo visto. Sensazione che resta tale, perché seppur il ritmo ed il genere virano dal thriller all'horror, tutto è molto graduale e questo durante la visione risulta un po' snervante e fastidioso.
Nel suo complesso il film cattura e piace. Soprattutto grazie alla Stone che insieme al giovane Jamie Bower risultano essere il cuore del film portando avanti insieme tutti i cambiamenti più scabrosi che avvengono durante la visione.

Ho notato anch'io la piccola forzatura dell'abbandono francese in cosìpoco tempo e così facilmente, poteva semplicemente essere motivata in modo più veritiero, ma è comunque un difetto sul quale si puòà sorvolare.

Voto 75

Il film della Chimera mi è piaciuto, mi ha appassionato ma non mi ha del tutto conquistato. Andrew da un progetto simile poteva chiedere ed avere di più, anche se a fine visione non si resta delusi ed indifferenti a ciò che si è visto.
Apprezzabile anche il lavoro svolto per cucire il film su un regista come Lars, lavoro che è riuscito nel migliore dei modi.

 
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Andrew.
view post Posted on 19/9/2012, 11:46




Dato che molti l'hanno chiesta, la locandina è questa.
L'avrei inserita nel sito ufficiale quando il film uscirà nelle sale.

loca1pic
 
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mastruccio
view post Posted on 19/9/2012, 12:27




Non avevo dubbi!
Fantastica!!!! :) :) :) :) :) :) :) :) :)
 
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SaschaGranato
view post Posted on 19/9/2012, 15:26




RECENSIONE DELLA GRANATO PRODUCTION

Inizialmente non nutrivo grandi aspettative per questo film. A dirla tutta, non sapevo cosa aspettarmi; un film ambientalista? Un thriller? Lo stesso trailer, era avvolto da un alone di mistero. Insomma, proprio non riuscivo ad inquadrarlo.
Andrew, dopo la Torre di Babele, propone un film decisamente meno ambizioso, ma non per questo meno bello. La storia narra le vicende di un’ambientalista di nome, Barbara, interpretata da un’ottima Stone. Assieme ad un gruppo di fidati sostenitori, raggiunge un’isola assediata dall’esercito francese. Il loro scopo è di liberare il territorio e renderlo una riserva per gli albatros. Fin qui tutto regolare; tutto ci appare come un normalissimo film di denuncia. Andrew, però, ha in serbo qualcosa di diverso. La permanenza sull’isola si rivela più complessa del previsto. Alcuni personaggi, subiscono alterazioni psicologiche, che degenerano in atti di violenza privi di senso, che porteranno ad un decadimento dei valori morali ed etici, tanto sostenuti inizialmente. Non mi spingo oltre, per non rivelare particolari interessanti, che rovinerebbero la sorpresa per tutti coloro che il film non l’hanno ancora visto.
Da un punto di vista tecnico, ho apprezzato molto lo stile asciutto di Andrew. La sceneggiatura si legge bene ed è scorrevolissima. Forse un linguaggio più ricercato avrebbe reso più appassionante la lettura, che pecca in uno stile molto didascalico. Ma questa resta una personale opinione, che ha poca attinenza con le vere qualità o difetti del film.
Ho apprezzato molto la caratterizzazione di tutti i personaggi, anche se alcuni comportamenti, risultavano spesso sopra le righe. Il vero guai è stato quello di non essersi concentrati tanto sulla trasformazione degenerativa vissuta da tutti i protagonisti. Si passa da una situazione di equilibrio, ad una situazione instabile da una sequenza all’altra, senza mai capire quale sia il fattore principale di questo fenomeno. Spesso si ha la sensazione che sull’isola si aggiri un demone che si impossessa dei loro spiriti, ma questa teoria non viene mai confermata. Tante potrebbero essere le ipotesi, ma in ogni caso non lo verremo mai a sapere. Tutto questo, in un certo senso, infastidisce. Perché alla base non c’è nulla che da spessore. Quindi la situazione nasce e permane grottesca. Questo, col tempo, fa si che il film perda di credibilità.
Un altro aspetto poco convincente riguarda il susseguirsi di sequenze che poco aggiungevano alla trama. Spesso vediamo Neil che pesca, mentre le sue donne prendono il sole. O vediamo alcuni eventi significativi, poco descritti; l’esplosione d’ira di Kimo poteva dar vita ad una sequenza più profonda. Tutto si risolve troppo rapidamente. Non si ha mai il tempo di appassionarsi veramente al racconto. Siamo quindi di fronte ad un’opera spesso farraginosa e non compatta, soprattutto proseguendo verso l’epilogo, dove sorgono tantissime domande che non troveranno mai una risposta.
Il fatto stesso che il film sia così breve, può dar l’impressione che dietro ci sia stato un lavoro poco convinto. Come se lo stesso autore non fosse convinto del percorso intrapreso.
Ovviamente, oltre ai difetti, il film ha il grande merito di creare un’atmosfera unica. Si ha sempre una sensazione di inquietudine, che permette allo spettatore di vivere con grande suspense tanti eventi. La scena in cui Neil viene aggredito dalle donne armate di machete è straordinaria!
La regia è perfettamente in linea con lo stile di Von Trier, ma avrei preferito qualche appunto in più su alcune inquadrature, che mancano.
Voto 67/100
Ammetto che se il film avesse mantenuto una linea più chiara, per tutta la sua durata, avrei dato un 70. Purtroppo ad un certo punto ho avuto come l’impressione che l’autore si fosse perso un po’ per la strada. Resta comunque un bel film
 
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Andrew.
view post Posted on 19/9/2012, 18:14




Inizio a rispondere ai primi recensori e inizio con Mastruccio che ha mosso più critiche:


E' vero, molte cose riguardanti il background dei protagonisti le ho omesse, semplicemente perchè non le ritenevo poi così necessarie e anche perchè nel libro non è che si perdessero capitoli a riguardo... La storia di Neil e del padre infatti nel libro è appena accennata (tanto che non me ne ricordavo) così come quella di Kimo che è un semplice personaggio di contorno.
Riguardo la fuga dei francesi dall'isola, è dovuta al fatto che volevano evitare un caso diplomatico e hanno preferito levare le tende prima in attesa che il proprio governo prendesse una decisione sul da farsi, oltre che per evitare le pressioni dei media che si sono schierate accanto alla dottoressa. In un passo della sceneggiatura questa cosa viene accennata e la ritenevo sufficiente, senza bisogno di dilungarsi troppo a riguardo, anche perchè anche questa è una cosa secondaria e che ha nulla a che fare con lo sviluppo del film.
Riguardo le due hyppie, ti hanno già risposto: sono semplici ragazzi che si drogano, non sappiamo nemmeno che rapporti avevano con quegli uomini, per quanto ne sappiamo potrebbero essersi incontrati sulla stessa isola, ma anche se si conoscessero da tempo non ci troverei nulla di inverosimile nel loro abbandono degli uomini.
Riguardo la dottoressa, non mi era sembrato necessario dover inserire quella cosa sui suoi vecchi pazienti, anche per celare il suo carattere che volevo far emergere nell'isola.
Comunque, anche se mi da un po' fastidio il confronto diretto che fai col libro di ogni situazione, dato che sono libero di fare i cambiamenti e le omissioni che voglio, mi sento di darti in parte ragione per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Avrei potuto sicuramente scrivere molte più pagine, creare un background più solido per ogni personaggio. Non so perchè non l'ho fatto, forse perchè volevo che tutto si svolgesse nell'isola, forse perchè avevo paura di strafare e rendere il film troppo lungo.

CITAZIONE
Il fatto è che Andrew ci ha abituati a film di ben altra caratura e spessore, e quando arrivano in sala pellicole che fanno sorgere molti dubbi, bè, ci si rimane un po' male. Insomma, non è da lui. Certamente, dopo che avrà superato questa fase della vita (il periodo post-laurea, quello dei cambiamenti e delle scelte più radicali della vita), tornerà a scrivere con più spensieratezza. Ne gioverà tutto quanto.

Mi sorge una domanda: se tu hai letto solo un paio dei miei film, come fai ad avere questa gran considerazione nei miei confronti? Non che non mi faccia piacere, ma magari fai male a fidarti dei giudizi degli altri o della "fama" che ho di gran sceneggiatore e se li leggessi tutti cambieresti idea :P
A parte questo, magari è come dici tu, ultimamente non è più come i primi anni in quanto a scrivere, ora lo faccio con più fatica rispetto una volta, e spesso mi capita di aver timore di scrivere troppo. Ma questo è un altro discorso.

Poi rispondo anche agli altri.



 
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Andrew.
view post Posted on 19/9/2012, 18:56




A Hermetico, che chiede se nel passato di Barbara c'è qualcosa che spiega il suo carattere, no, nel libro non si faceva cenno a qualche evento che spiegasse minimamente la cosa e ho voluto lasciare così, come del resto non c'è nulla di sconvolgente nel passato delle altre donne. Ma in fondo mi è sembrato anche più affascinante, perchè così non si giustifica niente, viene semplicemente alla luce un lato grottesco dell'animo umano, come se questo fosse radicato da sempre nella donna e adesso viene semplicemente fuori.
Ma attenzione, parliamo comunque di finzione. Risulterebbe anche a me poco verosimile che in una situazione simile tutte le donne di un'isola impazziscano, ma siamo al cinema e bisogna considerare la cosa in un contesto che non necessariamente è quello del mondo razionale (del resto si può fare lo stesso discorso con Antichrist che ha degli elementi quasi soprannaturali).


Ad Agnese rispondo di sì, verosimilmente è stata Barbara l'artefice di tutto quanto accade nell'isola. Per la tua seconda domanda ti rimando a quello che ho scritto più sopra.


Oren:

CITAZIONE
Ammetto però di non aver provato questa sensazione di angoscia che il produttore ha cercato di ricreare. Invece sentivo solo una sensaziine di strage imminente, qualcosa di catastrofico o inaspettato che all'improvviso sconvolge tutto ciò che abbiamo visto.

Beh, io questa la chiamo angoscia :P
Anche lo snervamento e il fastidio dovuto al graduale degeneramento delle cose è voluto. Nel senso che anch'io l'ho provato leggendo il libro.



Sascha:
CITAZIONE
Forse un linguaggio più ricercato avrebbe reso più appassionante la lettura, che pecca in uno stile molto didascalico.

Credo di essermi ormai abituato a questo stile molto asciutto e con pochi fronzoli. Lo faccio per evitare di appesantire il pubblico, venendomi a trovare spesso a leggere film e pensando che li vorrei più sintetici e diretti nelle descrizioni.


CITAZIONE
Ho apprezzato molto la caratterizzazione di tutti i personaggi, anche se alcuni comportamenti, risultavano spesso sopra le righe. Il vero guai è stato quello di non essersi concentrati tanto sulla trasformazione degenerativa vissuta da tutti i protagonisti. Si passa da una situazione di equilibrio, ad una situazione instabile da una sequenza all’altra, senza mai capire quale sia il fattore principale di questo fenomeno.

Questa tua affermazione va un po' contro le altre recensioni e un po' mi fa piacere se la caratterizzazione a te è piaciuta.
Comunque non sono d'accordo sul fatto che la degenerazione arrivi troppo in fretta, anzi mi sono dato da fare per diluirla il più possibile per non far accorgere che avvenga. Non dico di esserci riuscito alla perfezione, ma non sarei in grado di trovare una scena specifica dove avviene questo cambiamento. Me la indicheresti tu?

CITAZIONE
Spesso si ha la sensazione che sull’isola si aggiri un demone che si impossessa dei loro spiriti, ma questa teoria non viene mai confermata. Tante potrebbero essere le ipotesi, ma in ogni caso non lo verremo mai a sapere. Tutto questo, in un certo senso, infastidisce. Perché alla base non c’è nulla che da spessore. Quindi la situazione nasce e permane grottesca. Questo, col tempo, fa si che il film perda di credibilità.

L'idea era anche quella, pensare che ci fosse qualcosa di malsano nell'isola. Ma il finale chirifica ogni cosa, non lascia alcun quesito irrisolto, quindi mi domando perchè in te sono rimasti dei dubbi sulla trama, dato che Barbara rivelerà che è stata lei l'artefice di ogni cosa, dal murale agli omicidi. E in una scena Carline e Neil parlano del sistema di irrigazione che è stato infettato dagli escrementi di Barbara. Insomma, non vedo domande irrisolte alla Lost :P

CITAZIONE
Il fatto stesso che il film sia così breve, può dar l’impressione che dietro ci sia stato un lavoro poco convinto.

Questa affermazione farebbe storcere il naso a qualche vecchio giocatore amante dei film brevi. Io non penso che un film vada penalizzato o lodato in base alla sua lunghezza. Anzi, ritengo che più un film sia lungo, più sia difficile e stancante da leggere, per quanto possa essere ben fatto.
In questo caso, in base alla media cinematikina, il film non è affatto breve, anzi...



Comunque ringrazio tutti per i complimenti :)
 
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SaschaGranato
view post Posted on 19/9/2012, 22:57




Concordo che un film, per essere bello, non debba necessariamente durare tanto, ma spesso offrono maggior spessore. Ovviamente se ci sono i contenuti, altrimenti è solo tempo perso. Per quanto riguarda le opere lunghe, non condivido la tua opinione; Amnesia è probabilmente il film più lungo che sia mai uscito a Cinematik, forse alla pari con Io Uccido, scritto da Nuno. Posso dire di aver apprezzato entrambi i film, senza annoiarmi minimamente.

CITAZIONE
Comunque non sono d'accordo sul fatto che la degenerazione arrivi troppo in fretta, anzi mi sono dato da fare per diluirla il più possibile per non far accorgere che avvenga.

Non so per quale motivo, ma ho avuto come la sensazione di un brusco passaggio. Non metto in dubbio il fatto che tu abbia provato a diluire il tutto, ma io l'ho sentita molto.
In merito al finale, hai ragione. Effettivamente tutti i tasselli vanno al loro posto, probabilmente ero troppo assorbito dall'idea che alla base ci fosse uno spirito o qualcosa comunque di soprannaturale. Mi spiego meglio; il fatto che Barbara abbia architettato tutto in modo così metodico, può spiegare la malattia che colpisce gli uomini, ma non può motivare l'esplosione omicida di Kimo. E non può nemmeno motivare come nessuno provi una sorta di paura per quest uomo dopo aver ucciso un "cristiano" in modo cosi brutale. Stesso discorso per Barbara, dopo aver ucciso il piccolo, viene comunque accolta da tutti con un gran sorriso. Senza contare l'influenza negativa che trasferisce sulle altre donne, trasformandole in maniache (scena del machete). Tutto questo ci sta, ma è così "grottesco", che una soluzione così semplice proprio non ce la vedo. Ho continuato a pensare che sotto ci fosse qualcosa di più misterioso, ma stando a quello che dici non è così. Mi sbagliavo XD !!! Resta comunque un bel film. Sta notte la Stone me la sogno!! me lo sento ;)
 
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Andrew.
view post Posted on 20/9/2012, 08:47




Sì, capisco, comunque per questo discorso riciclo la risposta che ho dato a Hermetico ;)
 
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SaschaGranato
view post Posted on 20/9/2012, 09:36




Sul fattore finzione hai perfettamente ragione. Ci stiamo abituando ad un Cinema che vuole offrire troppe spiegazioni, e troppo realismo, anche la dove non c'è. Il mio pensiero va ad un regista come Nolan, che ha fatto di tutto affinché Batman risultasse realistico all'inverosimile. Ottimo lavoro, per carità, ma a suo tempo, Burton non realizzò un film inferiore. Erano gli anni 90, e senza l'ausilio della compunter grafica ha realizzato un prodotto straordinario, risaltando l'aspetto fantastico, senza fornire alcuna spiegazione. Siamo abituati male ;)
 
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37 replies since 18/9/2012, 10:11   2626 views
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