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Leo and I (festival di Roma 2012)
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Leo and I (festival di Roma 2012), Sunset Boulevard Films

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Clint1994
view post Posted on 17/9/2012, 14:26 by: Clint1994




LEO AND I by Clint94

Il terzo film della carriera è sempre molto importante, perché in genere è quello della svolta, è quello che dimostra la maturità raggiunta dal produttore (o in questo caso la produttrice) in questione. Il caso di Agnese è abbastanza anomalo, perché fra i tre film della sua carriera, stranamente, quello che io ho trovato più maturo e interessante è proprio il suo esordio. “Leo and I” parte sotto delle ottime premesse e la vicenda è ricca di spunti interessanti: si parla di adolescenza e di amore, ma anche di temi forti come quello della pedofilia. Era una materia molto delicata, che bisognava trattare con molta attenzione. Il risultato complessivo è un film buono, ma non del tutto riuscito a causa di alcune ingenuità, alcune forzature, alcune parti troppo affrettate o inverosimili. Ma andiamo con ordine. Conoscevo la storia di Lolita solo di fama, ma non ho mai letto il libro né visto il film di Kubrick, quindi per me l'intera storia è stata una sorpresa, nel senso che non sapevo nulla del suo svolgimento. Al termine della lettura per curiosità sono andato a leggermi su wikipedia la descrizione della storia del libro, per capire cosa del film era originale e cosa no, e ho visto che, a parte l'inversione dei ruoli, lo sviluppo della trama è molto fedele al libro. Il lavoro di adattamento di Agnese è abbastanza buono e le novità del suo film rispetto al libro originale (non solo l'inversione dei ruoli, ma anche l'attualizzazione della storia ai giorni nostri) sono rese bene: la pedofilia al femminile è un tema nuovo che Agnese sfrutta bene, e l'aggiornamento della storia all'attualità è altrettanto resa bene anche grazie ad alcune caratteristiche di Leo (l'amore per i videogame e per i Sonata Arctica). Ciò che non funziona sono alcune svolte improvvise della storia, che mi hanno lasciato veramente perplesso. Per prima cosa, mi è sembrato un po' troppo veloce l'interesse che Henrietta comincia a dimostrare per Leo, nel senso che ne resta incantata fin da subito, come una sorta di amore a prima vista, mentre avrei preferito un processo un po' più lento e progressivo; comunque si parla di attrazione, quindi ci può stare anche così. Poi, il matrimonio con Charles mi è sembrato troppo improvviso: insomma, il matrimonio è un passo importante, che si fa dopo una riflessione attenta e che si stabilisce dopo del tempo, invece Henrietta e Charles si sposano dopo soli pochi mesi, prendendo tutto un po' troppo alla leggera secondo me; ma anche questo è un difetto di poco conto e tutto sommato ci può stare. Ma andiamo avanti. Il primo rapporto sessuale tra Leo e Henrietta: fa tutto Leo, lui la seduce perché sa di piacerle, lui prende l'iniziativa; ma Leo ha solo 14 anni e mi è sembrata poco credibile tutta questa sua sicurezza in una cosa di cui, al contrario di Henrietta, non ha la minima esperienza. Anche in questo caso comunque si può soprassedere. Ma ho trovato davvero assurda la morte di Charles e le sue conseguenze. Intanto la descrizione della morte di Charles è rapidissima e del tutto improvvisa: c'è davvero poco pathos, la descrizione è molto sintetica e si resta così, spiazzati per la velocità con cui tutto avviene, anche perché è una morte abbastanza “buttata lì” insomma. Ora, dopo che è morta una persona, soprattutto se è il padre di un ragazzino orfano di madre, mi sembrerebbe naturale che il figlio venga avvisato; poi dovrebbe esserci il funerale e un minimo di indagine da parte di chi di dovere per capire cos'è successo. Invece nel film tutto questo non c'è: muore una persona, ma sembra quasi che non sia successo nulla e i personaggi continuano a vivere normalmente. Leo inspiegabilmente è ignaro di tutto (come se esistesse solo Henrietta che possa avvisarlo di una cosa tanto grave) e comincia il viaggio on the road insieme alla matrigna. Da qui in poi il film diventa un po' troppo sfilacciato. Nel corso del viaggio abbondano le scene di sesso tra i due, ma il loro rapporto diventa anche più complesso e comincia a incrinarsi: Leo si rende conto del potere che ha sulla donna e la manipola come gli pare e piace, ma allo stesso tempo inizia a sentire il bisogno di liberarsene. Dopo un po' Henrietta è obbligata a dirgli della morte del padre (finalmente) e lui prima piange un po', ma poi passa subito tutto (eppure quello era suo padre, la persona insieme a cui aveva vissuto da solo per molti anni dopo la morte della madre, l'unico legame di sangue che gli restava!). A un certo punto viene introdotto un nuovo personaggio, Claire Quilty, che poi i protagonisti re-incontrano casualmente (?) quando si stabiliscono in una cittadina e Leo riprende a frequentare la scuola. Che dire della figura di Claire? È un personaggio che potenzialmente poteva essere molto interessante, ma che è stato gestito male. Salta fuori a un tratto da chissà dove, poi ricompare all'improvviso per una coincidenza poco credibile (possibile che fra tutte le cittadine degli Stati Uniti, i protagonisti si fermino proprio in quella dove lei insegna musica?) e infine viene ammazzata in una scena del tutto inverosimile. Perché inverosimile? Perché Henrietta non rivede Leo da quattro anni e appena lui le fa il nome di Claire lei la va a uccidere. Ma quattro anni sono tanti, Henrietta dovrebbe essere invecchiata e in quei quattro anni avrà fatto qualcos'altro della sua vita. Ho trovato poco credibile che, dopo quattro anni, appena capisce le colpe di Claire la vada a uccidere: sarebbe stato più credibile se fosse successo quando lei e Leo erano ancora insieme, perché era coinvolta emotivamente; ma dopo quattro anni non può esserci ancora un tale coinvolgimento emotivo. Insomma, a livello di trama ci sono troppi passaggi che non mi hanno convinto. Che cosa invece mi è piaciuto? Intanto le due interpretazioni principali sono più che buone: Jodie Foster e Alexander Ludwig sono perfetti per i loro ruoli e le loro performance sono molto intense. Anche la scelta di Michael Fassbender mi è piaciuta: a un uomo noioso e schematico come Charles pochi avrebbero affidato il volto di Fassbender, abituato a interpretare personaggi carismatici, invece l'attore tedesco risulta molto convincente anche qui: ho apprezzato l'originalità della scelta. Bisogna dire inoltre che i tentativi di caratterizzare a tutto tondo i protagonisti sono evidenti e apprezzabili. Forse la figura più riuscita di tutte è proprio Leo, ragazzino contraddittorio, che all'inizio attira la simpatia del pubblico per la sua personalità affascinante e insofferente (non ha amici, non ama stare in mezzo alla gente), poi mostra lati quasi diabolici del proprio carattere (il modo in cui inizia a manipolare Henrietta approfittando dell'ascendente che ha su di lei), ma alla fine anche una grande debolezza e ingenuità (in fondo, ha solo 15 anni e tutto quello che gli accade è troppo per lui). Da un lato non mi ha convinto la sua capacità di sedurre Henrietta in età così giovane, considerando anche che è una specie di asociale un po' nerd, però nel complesso come personaggio penso sia molto riuscito, perché del suo carattere vengono svelati molti lati interessanti. Anche Henrietta è un buon personaggio: divisa interiormente all'inizio tra desiderio e ragione, alla fine cede del tutto al primo e finisce male. Ho trovato troppo forzata, però, come ho già detto, la sua decisione di uccidere Claire nel finale. Il miglioramento più importante di Agnese che ho notato in questo film rispetto agli altri è la grammatica: lo script questa volta è scritto bene e gli errori, seppur non manchino del tutto, sono presenti in quantità molto minore. È una cosa positiva.
Stephen Daldry alla regia è una buona scelta. Daldry ha diretto pochi film, ma tutti molto interessanti. “Leo and I” è sicuramente di livello molto inferiore rispetto alle sue opere reali, però per i temi trattati è una buona scelta. Il rapporto tra Henrietta e Leo ricorda anche quello tra Hannah e Michael in “The Reader”.
Le musiche non mi sono piaciute molto. Alcune canzoni, soprattutto quelle dei Sonata Arctica (Tallulah in particolare), sono ben scelte, però molte altre non accompagnano bene le scene. Consiglio ad Agnese per le sue prossime soundtrack di usare più brani strumentali e meno canzoni, perché le canzoni è molto più difficile che si abbinino bene ad una scena.
In conclusione, “Leo and I” è un film interessante, ricco di spunti, con dei buoni personaggi, che parte bene, nonostante qualche ingenuità, ma si perde nella seconda parte, quando comincia il viaggio on the road. Troppe forzature, troppe inverosimiglianze, troppe scene poco credibili rovinano il risultato finale. Non mancano i pregi, ma ci sono ancora troppe pecche. Ad ogni modo, Agnese sta crescendo.

VOTO: 6,5
 
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17 replies since 17/9/2012, 10:00   2359 views
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