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Leo and I (festival di Roma 2012)
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Leo and I (festival di Roma 2012), Sunset Boulevard Films

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Andrew.
view post Posted on 17/9/2012, 10:00






Leo and I
Sunset Boulevard Films


Sito: http://sunsetbld.altervista.org/LeoIHome.html



Partiamo con la più canonica delle domande: che emozione si prova nel partecipare per la prima volta al Festival di Roma?

sono molto emozionata, dopo il forfait dell'anno scorso temevo di non riuscirci più e spero di non deludere nessuno.


A questo festival ti presenti con un film non facile e dalla tematica coraggiosa: come pensi che sarà accolto?


tutto dipende da cosa gli spettatori pensino: se l'ho descritto bene o male, io penso di aver descritto un rapporto simile con tutti i casini del caso in modo corretto ma tutto sta nel giudizio della giuria.


Cosa ti ha spinto a scegliere proprio Stephen Daldry alla regia di questo tuo progetto così particolare?


il suo lavoro in the reader ma anche inBilly Elliot, la sua capacità di trattare temi delicati senza esagerare e il suo certo "tatto" su questi argomenti.


Hai più volte affermato che il film è "liberamente tratto" dalla Lolita di Nabokov. Chiarisci un po' questa cosa: quanto c'è del romanzo di Nabokov e quanto vi è di tuo? Vi sono per caso riferimento al film di Kubrick, tratto dalla medesima opera?


beh, del romanzo c'è la trama, alcuni elementi e qualche nome. ho cambiato alcune cose che si leggeranno nello spazio "curiosità". Di Kubrick non c'è molto, forse di più del remake di Adrian Lyne...


Parlaci un po' delle tue scelte di cast, a cominciare proprio da Jodie Foster, attrice sempre intelligente, che si è distinta anche come regista...


Jodie ha fatto un lavoto perfetto, mi è sempre piaciuta e l'ho trovata perfetta per un ruolo simile. Per Alex ho usato un metodo singolare: "prendo foto di attori nati nel 92-93 e vedo quale reputo più carino", poi ho visto Hunger Games e ho capito che è stata un'ottima scelta, Michael e Diane sono due grandi e li ho voluti subito, e direi che sono stati ottimi per le parti. Inoltre ci sono due attori in più, di cui una fa un cameo.


Il pregio e il difetto principale del tuo film?


E' un film piuttosto serio e ho fatto di tutto per non rendere superficiale un tema come la pedofilia, riguardo al difetto... temo che sia troppo "attaccato" alla fonte originale.


Quando uscirà il tuo film nelle sale?


A fine settembre, a metà festival.


Pronostico secco: chi vince il festival?


Io scommetto su Francis.



 
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mastruccio
view post Posted on 17/9/2012, 13:45




Con immenso piacere sono il primo a recensire il film di Agnese, e dato che non ho film in gara, vado a scrivere con più scioltezza e spensieratezza. Comunque mi dispiace non aver potuto partecipare in prima persona. Sarà per la prossima volta.

RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS

Annunciato da un'ottima campagna promozionale, arriva finalmente nelle sale l'attesissimo "Leo and I", ultimo lavoro prodotto dalla SUNSET BOULEVARD FILMS, scelto come film d'apertura del Festival di Roma 2012.
La nostra brava Agnese trae spunto dal celebre capolavoro di Vladimir Vladimirovič Nabokov e, provando a rispondere alla classica domanda "Cosa succederebbe se...", ci propone la storia, a parti invertite, di "Lolita".
Una matura scrittrice, Henrietta Henriettson (nome ridondante come quello del professore Humbert Humbert, protagonista del libro) in cerca di un luogo tranquillo che le dia ispirazione per un nuovo romanzo, trova alloggio presso l'abitazione di un vedovo, Charles Haze. Qui fa la conoscenza col giovanissimo figlio Leonard, che sveglierà in lei una morbosa attenzione verso di lui.
Sbagliato provare a mettere a confronto questo script con il film di Adrian Lyne del 1997, che è più fedele al romanzo; semmai lo si potrebbe confrontare col film di Stanley Kubrick, del 1962 e sceneggiato dallo stesso Nabakov. La traccia, infatti, è pressochè la stessa.
Le differenze sostanziali sono la scelta di far svolgere la storia ai giorni nostri, anzichè negli anni '50, il tipo di scuola che frequenterà il giovane protagonista, non più di teatro ma di musica, ed il finale, qui più ottimista e indulgente nei confronti di Leonard. Inoltre, il suo carattere è tratteggiato, all'inizio, in maniera molto meno malizioso rispetto alla Dolores Haze del libro. Scelta molto comprensibile e condivisibile, che toglie al personaggio quell'aurea di iniziale sfrontatezza che provoca la perversa passione di Henrietta. E' lei, infatti, con la sua ancor evidente bellezza, a provocare le fantasie erotiche del ragazzo. Una scelta che dimostra la bravura di Agnese nel cogliere la diversa maturità degli adolescenti maschi rispetto alle femmine, ancor più evidente nei tempi odierni.
Molto ben costruiti i due personaggi protagonisti, reinventati e sfaccettati in maniera intelligente e sobria, senza esagerazioni o manierismi pericolosi. La devianza sessuale di Henrietta è, però, secondo il mio parere, non troppo condannata; anzi, parrebbe quasi giustificata, e non v'è traccia delle chiacchere e dei sussurri che circolano attorno ai due personaggi, che sono poi, nel libro, la causa del "folle" viaggio per l'America, in fuga dalle "malelingue". Probabilmente Agnese ha voluto un po' alleggerire la tematica scabrosa della pedofilia, ma se per un verso ciò è anche condivisibile, per l'altro si esclude la possibilità di far diventare, questo, un film più profondo e di denuncia sociale nei confronti di un male orrendo che viola il mondo dell'infanzia. E' una questione di scelte autoriali, e non mi sento quindi di controbattere alcunchè.
Gli altri personaggi sono descritti altrettanto bene, a cominciare dal padre di Leonard e per finire al personaggio di Claire, anche questi riscritti e ovviamente reinventati, per adattarli ai diversi sessi rispetto al libro.
Che dire? Agnese dimostra di essere ancor più cresciuta e matura, capace di costruire bei personaggi, descrivere ciò che vediamo con buona visione da regista, muovere la macchina da presa in maniera sapiente (magari non usando esattamente la terminologia tecnica, ma non è assolutamente importante). La sceneggiatura non è esente da alcuni difetti: alcuni dialoghi non sono, diciamo, memorabili, ad esempio nella scena in cui Henrietta trova i giornalini porno, ed inoltre ho riscontrato piccoli buchi di sceneggiatura, come quando, per esempio, in sole cinque pagine, che equivalgono a cinque minuti di film, vediamo in un fiato l'inizio e la drammatica fine del matrimonio di Henrietta e il padre di Leonard, oppure quado vediamo che è passato del tempo, dopo la fuga di Leonard dall'ospedale, ed Henrietta riceve la sua mail. Capisco la voglia, o la necessità (che personalmente non condivido tanto) di dover "sbrigare" il film entro le 85 pagine, ma se pensiamo che se il film fosse reale durerebbe nemmeno un'ora e mezzo (un minuto a pagina), capiamo che non sono sufficienti per completare in maniera esaustiva ed approfondita il racconto.
La scelta del cast e della regia si sono rivelate azzeccate. JODIE FOSTER è credibile e perfettamente a suo agio nel difficile e sofferto ruolo doi Henrietta.
Non conoscevo ALEXANDER LUDWIG, ma condivido la scelta di Agnese. Anche io avrei scelto un attore non molto famoso per la parte di Leonard.
Discretamente buono mi è parso MICHAEL FASSBENDER, nel ruolo del padre, mentre è da ammirare l'interpretazione di DIANE KEATON, perfetta per il ruolo di Claire.
La regia è affidata a STEPHEN DALDRY, ottimo cineasta premiato con diverse nomination agli Oscar, che muove gli attori sul set con buon mestiere e tratta con delicatezza la materia.
La scelta dei brani della colonna sonora è stata fatta non indubbia ricerca di perfezione, come ormai Agnese ci ha abituato. La maggior presenza dei Sonata Artica è giustificata dalla passione che Leonard ha nei confronti di questo gruppo. Personalmente avrei apprezzato di più la colonna sonora se ci fosse stata anche la presenza di qualche brano solo musicale, a commento di alcune scene più importanti.
La locandina è abbastanza buona, anche se l'immagine della Foster è tagliata male e le scritte non sono le migliori viste su CK.
Il sito è di buona fattura. L'unica pecca è che nella pagina delle curiosità il colore nero dei caratteri si confonde spesso con le parti scure dello sfondo, rendendo difficile a tratti la lettura.
In conclusione, un film comunque davvero buono, che possiamo tanquillamente collocare come una pietra miliare della filmografia di Agnese, il primo film veramente importante della sua casa di produzione. Complimenti.
VOTO: 72/100
 
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Clint1994
view post Posted on 17/9/2012, 14:26




LEO AND I by Clint94

Il terzo film della carriera è sempre molto importante, perché in genere è quello della svolta, è quello che dimostra la maturità raggiunta dal produttore (o in questo caso la produttrice) in questione. Il caso di Agnese è abbastanza anomalo, perché fra i tre film della sua carriera, stranamente, quello che io ho trovato più maturo e interessante è proprio il suo esordio. “Leo and I” parte sotto delle ottime premesse e la vicenda è ricca di spunti interessanti: si parla di adolescenza e di amore, ma anche di temi forti come quello della pedofilia. Era una materia molto delicata, che bisognava trattare con molta attenzione. Il risultato complessivo è un film buono, ma non del tutto riuscito a causa di alcune ingenuità, alcune forzature, alcune parti troppo affrettate o inverosimili. Ma andiamo con ordine. Conoscevo la storia di Lolita solo di fama, ma non ho mai letto il libro né visto il film di Kubrick, quindi per me l'intera storia è stata una sorpresa, nel senso che non sapevo nulla del suo svolgimento. Al termine della lettura per curiosità sono andato a leggermi su wikipedia la descrizione della storia del libro, per capire cosa del film era originale e cosa no, e ho visto che, a parte l'inversione dei ruoli, lo sviluppo della trama è molto fedele al libro. Il lavoro di adattamento di Agnese è abbastanza buono e le novità del suo film rispetto al libro originale (non solo l'inversione dei ruoli, ma anche l'attualizzazione della storia ai giorni nostri) sono rese bene: la pedofilia al femminile è un tema nuovo che Agnese sfrutta bene, e l'aggiornamento della storia all'attualità è altrettanto resa bene anche grazie ad alcune caratteristiche di Leo (l'amore per i videogame e per i Sonata Arctica). Ciò che non funziona sono alcune svolte improvvise della storia, che mi hanno lasciato veramente perplesso. Per prima cosa, mi è sembrato un po' troppo veloce l'interesse che Henrietta comincia a dimostrare per Leo, nel senso che ne resta incantata fin da subito, come una sorta di amore a prima vista, mentre avrei preferito un processo un po' più lento e progressivo; comunque si parla di attrazione, quindi ci può stare anche così. Poi, il matrimonio con Charles mi è sembrato troppo improvviso: insomma, il matrimonio è un passo importante, che si fa dopo una riflessione attenta e che si stabilisce dopo del tempo, invece Henrietta e Charles si sposano dopo soli pochi mesi, prendendo tutto un po' troppo alla leggera secondo me; ma anche questo è un difetto di poco conto e tutto sommato ci può stare. Ma andiamo avanti. Il primo rapporto sessuale tra Leo e Henrietta: fa tutto Leo, lui la seduce perché sa di piacerle, lui prende l'iniziativa; ma Leo ha solo 14 anni e mi è sembrata poco credibile tutta questa sua sicurezza in una cosa di cui, al contrario di Henrietta, non ha la minima esperienza. Anche in questo caso comunque si può soprassedere. Ma ho trovato davvero assurda la morte di Charles e le sue conseguenze. Intanto la descrizione della morte di Charles è rapidissima e del tutto improvvisa: c'è davvero poco pathos, la descrizione è molto sintetica e si resta così, spiazzati per la velocità con cui tutto avviene, anche perché è una morte abbastanza “buttata lì” insomma. Ora, dopo che è morta una persona, soprattutto se è il padre di un ragazzino orfano di madre, mi sembrerebbe naturale che il figlio venga avvisato; poi dovrebbe esserci il funerale e un minimo di indagine da parte di chi di dovere per capire cos'è successo. Invece nel film tutto questo non c'è: muore una persona, ma sembra quasi che non sia successo nulla e i personaggi continuano a vivere normalmente. Leo inspiegabilmente è ignaro di tutto (come se esistesse solo Henrietta che possa avvisarlo di una cosa tanto grave) e comincia il viaggio on the road insieme alla matrigna. Da qui in poi il film diventa un po' troppo sfilacciato. Nel corso del viaggio abbondano le scene di sesso tra i due, ma il loro rapporto diventa anche più complesso e comincia a incrinarsi: Leo si rende conto del potere che ha sulla donna e la manipola come gli pare e piace, ma allo stesso tempo inizia a sentire il bisogno di liberarsene. Dopo un po' Henrietta è obbligata a dirgli della morte del padre (finalmente) e lui prima piange un po', ma poi passa subito tutto (eppure quello era suo padre, la persona insieme a cui aveva vissuto da solo per molti anni dopo la morte della madre, l'unico legame di sangue che gli restava!). A un certo punto viene introdotto un nuovo personaggio, Claire Quilty, che poi i protagonisti re-incontrano casualmente (?) quando si stabiliscono in una cittadina e Leo riprende a frequentare la scuola. Che dire della figura di Claire? È un personaggio che potenzialmente poteva essere molto interessante, ma che è stato gestito male. Salta fuori a un tratto da chissà dove, poi ricompare all'improvviso per una coincidenza poco credibile (possibile che fra tutte le cittadine degli Stati Uniti, i protagonisti si fermino proprio in quella dove lei insegna musica?) e infine viene ammazzata in una scena del tutto inverosimile. Perché inverosimile? Perché Henrietta non rivede Leo da quattro anni e appena lui le fa il nome di Claire lei la va a uccidere. Ma quattro anni sono tanti, Henrietta dovrebbe essere invecchiata e in quei quattro anni avrà fatto qualcos'altro della sua vita. Ho trovato poco credibile che, dopo quattro anni, appena capisce le colpe di Claire la vada a uccidere: sarebbe stato più credibile se fosse successo quando lei e Leo erano ancora insieme, perché era coinvolta emotivamente; ma dopo quattro anni non può esserci ancora un tale coinvolgimento emotivo. Insomma, a livello di trama ci sono troppi passaggi che non mi hanno convinto. Che cosa invece mi è piaciuto? Intanto le due interpretazioni principali sono più che buone: Jodie Foster e Alexander Ludwig sono perfetti per i loro ruoli e le loro performance sono molto intense. Anche la scelta di Michael Fassbender mi è piaciuta: a un uomo noioso e schematico come Charles pochi avrebbero affidato il volto di Fassbender, abituato a interpretare personaggi carismatici, invece l'attore tedesco risulta molto convincente anche qui: ho apprezzato l'originalità della scelta. Bisogna dire inoltre che i tentativi di caratterizzare a tutto tondo i protagonisti sono evidenti e apprezzabili. Forse la figura più riuscita di tutte è proprio Leo, ragazzino contraddittorio, che all'inizio attira la simpatia del pubblico per la sua personalità affascinante e insofferente (non ha amici, non ama stare in mezzo alla gente), poi mostra lati quasi diabolici del proprio carattere (il modo in cui inizia a manipolare Henrietta approfittando dell'ascendente che ha su di lei), ma alla fine anche una grande debolezza e ingenuità (in fondo, ha solo 15 anni e tutto quello che gli accade è troppo per lui). Da un lato non mi ha convinto la sua capacità di sedurre Henrietta in età così giovane, considerando anche che è una specie di asociale un po' nerd, però nel complesso come personaggio penso sia molto riuscito, perché del suo carattere vengono svelati molti lati interessanti. Anche Henrietta è un buon personaggio: divisa interiormente all'inizio tra desiderio e ragione, alla fine cede del tutto al primo e finisce male. Ho trovato troppo forzata, però, come ho già detto, la sua decisione di uccidere Claire nel finale. Il miglioramento più importante di Agnese che ho notato in questo film rispetto agli altri è la grammatica: lo script questa volta è scritto bene e gli errori, seppur non manchino del tutto, sono presenti in quantità molto minore. È una cosa positiva.
Stephen Daldry alla regia è una buona scelta. Daldry ha diretto pochi film, ma tutti molto interessanti. “Leo and I” è sicuramente di livello molto inferiore rispetto alle sue opere reali, però per i temi trattati è una buona scelta. Il rapporto tra Henrietta e Leo ricorda anche quello tra Hannah e Michael in “The Reader”.
Le musiche non mi sono piaciute molto. Alcune canzoni, soprattutto quelle dei Sonata Arctica (Tallulah in particolare), sono ben scelte, però molte altre non accompagnano bene le scene. Consiglio ad Agnese per le sue prossime soundtrack di usare più brani strumentali e meno canzoni, perché le canzoni è molto più difficile che si abbinino bene ad una scena.
In conclusione, “Leo and I” è un film interessante, ricco di spunti, con dei buoni personaggi, che parte bene, nonostante qualche ingenuità, ma si perde nella seconda parte, quando comincia il viaggio on the road. Troppe forzature, troppe inverosimiglianze, troppe scene poco credibili rovinano il risultato finale. Non mancano i pregi, ma ci sono ancora troppe pecche. Ad ogni modo, Agnese sta crescendo.

VOTO: 6,5
 
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Andrew.
view post Posted on 17/9/2012, 15:30




Recensione della Chimera.


Parto con una premessa che mi fa vergognare un po': non ho letto il romanzo originale, nè ho ancora visto la trasposizione del mio regista preferito. Ma almeno posso giudicare il film di Agnese senza paragoni che immagino sarebbero ingiusti e fuori luogo.
L'idea di partenza è interessante e coraggiosa, infatti il tema della pedofilia va preso sempre con le pinze perchè ci vuole poco a finire di giustificare o incolpare un personaggio simile, rischiando di perdere di vista che si tratta di una malattia mentale e non di una scelta criticabile. Agnese nelle interviste afferma di aver cercato di evitare proprio questo. In parte c'è riuscita, però non ho trovato un grandissimo approfondimento di questa cosa proprio come malattia. Henrietta si rende conto di avere qualcosa che non va, eppure dopo un periodo di tentennamenti decide di lasciarsi sopraffarre dalla tentazione e di seguire il suo istinto che la porta a determinati atti, dall'andare a letto con un ragazzino fino anche a uccidere. E' vero, non è giustificata e alla fine paga per i suoi errori, però mi è sembrato mancasse la drammaticità che avrei voluto vedere in un film del genere, che invece a tratti è più simile a una commedia. Non nel senso che faccia ridere, ma gli eventi scorrono lisci senza grossi scossoni emotivi tra una tappa e l'altra del loro percorso on the road e anche quando accadono eventi tragici (tipo la morte del padre) la drammaticità non è resa in modo perfetto e spesso viene risolta nel giro di poche righe, rendendo i personaggi un po' avari di emozioni.
Questo però non sminuisce il valore del film che come sceneggiatura dimostra una crescita notevole in Agnese, che si scrolla di dosso molti difetti delle prime opere ed "esordisce" col suo primo film maturo e solido.
Ci sono piccole forzature negli eventi che però passano in secondo piano rispetto ai buoni dialoghi e alle descrizioni accurate di questi rapporti. Il film non è breve e si prende tutto il tempo necessario per cercare di rendere credibile la fase di innamoramento, riuscendoci. Si perde un po' di strada nella seconda parte, dove gli eventi si susseguono senza quella calma che caratterizzava la prima e risultano quindi più forzati, ma mai in maniera eccessiva o non credibile.

Da notare come nella sceneggiatura si noti questa volta una mano più presente del regista, con movimenti di macchina spesso descritti (a volte anche troppo, ricordo una parte in cui al bar si ripeteva tantissime volte "carrellata"). Stephen Daldry è una scelta perfetta, essendosi sempre dimostrato interessato a film dalle tematiche profonde e drammatiche, ma tendenti anche alla leggerezza della commedia.
Buone le prove attoriali, anche se mi aspettavo qualcosa di più. Jodie Foster è molto brava, ma non ho percepito in lei quella drammaticità che sarebbe stata necessaria per un film e una parte simile, mentre Ludwing l'ho trovato più credibile nelle sue tempeste ormonali. Fassbender fa il lavoro che gli si chiede, mentre la Keaton risulta il personaggio più enigmatico, ma in fondo mi è piaciuta per questo.

Voto: 70/100


Il film ha grandi pretese e mire altissimie. Quelle di parlare di un tema tra i più delicati, come quello della pedofilia e farlo confrontandosi con un capolavoro letterario di cui è stata già fatta una trasposizione ad opera di Kubrick.
La Sunset Boulevard riesce in parte nell'impresa, perchè se la sceneggiatura risulta quella di un film solido e maturo, è anche vero che è un po' povero a livello di emozioni, venendo in particolare a mancare il dramma, cosa che riterrei fondamentale in un film simile. A parte questo, lo trovo superiore rispetto ai suoi precedenti lavori e dimostra anche una versatilità della produttrice da non sottovalutare.

Edited by Andrew. - 26/9/2012, 14:47
 
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view post Posted on 17/9/2012, 16:47
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Leo and I è il terzo film di Little tin, molto ambizioso, difficile da inquadrare e ben lontano dalle atmosfere sognanti e rassicuranti di Imaginaerum. Qui si affronta un tema decisamente spinoso, quello della pedofilia, in una veste piuttosto inedita e inconsueta. Non ho letto il libro da cui è tratto né ho visto il film di Kubrick quindi non so quanto la trama sia fedele alle due opere, quello che so è che non è un film facile da giudicare.
La protagonista è Henrietta, una scrittrice che si innamora di Leo, il figlio quattordicenne di Charles il proprietario della casa in cui Henrietta ha affittato una stanza. Mentre la scrittrice cerca di combattere questa pulsione verso il ragazzino, si fa avanti anche Charles che dichiara il suo amore alla scrittrice e si instaura così un triangolo perverso e malato che certamente non porterà a nulla di buono.
Come già detto, il film non è facile da giudicare perché tratta tematiche estremamente delicate e complesse oltretutto da una prospettiva inedita (la pedofilia femminile è un fenomeno poco diffuso e ancora sommerso su cui si sa davvero poco), eppure non si può certo dire che il film annoi, anzi. E’ estremamente avvincente, ha un ritmo quasi da thriller con una trama che si evolve continuamente senza dare respiro. Se questo è uno dei punti di forza, è al contempo uno dei maggiori punti deboli del film. Accade tutto troppo in fretta.
A cominciare dall’inizio, quando Henrietta si innamora di Leo nel giro di pochissime scene, senza un apparente motivo o quanto meno senza una reale conoscenza. Ammettendo anche che sia stato un colpo di fulmine, sembra che la protagonista non lotti più di tanto contro questa pulsione malata. Al primo contatto con il ragazzo, i due finiscono subito sotto le coperte. Mi è sembrato anche un po’ forzato il comportamento di Leo, teoricamente un adolescente alla prima esperienza, senza amici e che passa il tempo con i videogiochi, eppure sembra fin troppo sicuro di sé ed esperto. Il personaggio diventa molto più credibile dopo la vacanza in campeggio, quando si presume abbia fatto le sue esperienze e di conseguenza la sua sicurezza nell’approccio con l’altro sesso è molto più giustificata.
Henrietta è un personaggio difficilissimo da inquadrare, a volte sembra una donna equilibrata e ragionevole, altre volte quasi una serial killer psicopatica (come quando si sente sollevata della morte del marito oppure nel sanguinolento finale), altre volte ancora sembra lei la vittima di Leo, completamente in balia degli ormoni e delle bizze del giovanotto.
La sensazione è che tutto accada con troppa facilità, che i personaggi non si sorprendano per nulla (Leo digerisce la morte del padre nel giro di una scena) e non si facciano mai alcuna remora. Henrietta ad un certo punto dice che la famiglia in cui è capitata è una famiglia di matti, ed è esattamente la sensazione che ho avuto io. In questo film sono tutti matti, completamente alla deriva.
Se l’intenzione di Little tin era quella di creare un thriller morboso e ambiguo, in cui le vittime si confondono con i carnefici, non ci sono né buoni né cattivi ma solo degrado morale e sofferenza, allora ci è riuscita. Come thriller il film funziona, c’è infatti una sottile tensione latente che pervade tutta la pellicola, perché sappiamo che tutto quello che si vede è sbagliato, moralmente sbagliato.
Come film drammatico invece lo trovo molto più debole, proprio perché molte questioni (ripeto, già di per sé difficilissime da trattare) sono descritte con troppa superficialità e i personaggi (in particolare Henrietta) assumono comportamenti spesso poco credibili e forzati.
Non è un caso infatti che la seconda parte (dalla morte di Charles in poi), quella in cui la componente thriller prende il sopravvento, funzioni decisamente meglio nonostante gli eccessi di cui è pervasa la pellicola (tra cui la Keaton versione pedofila cocainomane).
Agnese sa dosare bene il ritmo dei suoi film e anche in questo caso la pellicola è trascinante, e si rimane incollati curiosi di sapere come andrà a finire. Anche a livello visivo e riguardo i movimenti di macchina, Agnese si dimostra molto attenta e originale (soprattutto considerando che ci troviamo di fronte a un film drammatico che di per sé non stimola chissà quali acrobazie con la mdp). Probabilmente in questo caso io avrei rallentato un po’ il ritmo e mi sarei preso qualche pagina in più per soffermarmi sulla nascita del rapporto tra Leo e Henrietta, senza dimenticare alcune fasi di passaggio a ridosso dei momenti più importanti della storia.

Ottimo il lavoro di Daldry che, alle prese con un tema scottante, costruisce un film sì morboso, ma mai volgare dandogli anche un tocco personale attraverso l’uso della macchina da presa.
Molto bravi i due interpreti principali. Jodie Foster ha dovuto affrontare una prova ardua con un personaggio di tale complessità. Peccato per il personaggio che in alcuni passaggi non mi ha convinto. Alexander Ludwig è la vera rivelazione del film. Bravo e credibile (anche il suo personaggio, se non fosse per qualche ingenuità all’inizio, è il più riuscito). Fassbender e la Keaton non ce li vedo molto nei ruoli; il primo un po’ sprecato, la seconda stona un po’ nel ruolo estremo che interpreta.

Musiche buone, soprattutto quelle dei Sonata. Curioso il fatto che ci siano molti teen idol, gli stessi che Leo odia.

Locandina semplice ma riassume bene i protagonisti del film: Leo, Henrietta e ovviamente il letto.

Come già detto non è facile giudicare un film come Leo and I, principalmente per le tematiche che affronta (è difficile essere adeguati quando si tocca certi temi). Se il ritmo e la confezione complessiva del film convincono, i comportamenti dei protagonisti e le loro reazioni a volte risultano forzati finendo quindi per minare la storia nel suo complesso. Onore però a Agnese che non ha avuto paura di rapportarsi con un tema del genere, riuscendo comunque a confezionare un buon film, con i suoi difetti, che funziona soprattutto come thriller. 67/100
 
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SaschaGranato
view post Posted on 17/9/2012, 17:00




RECENSIONE DELLA GRANATO PRODUCTION
Finalmente è iniziata questa nuova edizione del Festival del Cinema di Roma. Un’iniziativa che prende vita grazie al grande lavoro svolto da molti produttori. Fra i titoli più attesi, spicca il nuovo film della Sunset Boulevard Films; Leo and I.

Parto sparando un colpo a bruciapelo; il film non mi è piaciuto. Nutrivo grandi aspettative, grazie ad un soggetto che lasciava presagire ad un film maturo e profondo. Purtroppo, credo che i buoni propositi di Agnese non siano andati tutti nella giusta direzione. Ma andiamo per gradi, partendo dalla sceneggiatura: Lo stile narrativo è migliorato considerevolmente, rispetto ai film precedenti. C’è una certa cura dedicata agli aspetti tecnici che ho molto apprezzato, soprattutto perché non appesantiscono la lettura, permettendo un’esperienza visiva molto coinvolgente. Nonostante lo script non sia esente da alcuni errori grammaticali, ma di piccola entità, il film scorre bene per tutta la sua durata.
Per quanto riguarda il soggetto, credo sia stato sviluppato in modo approssimativo. Spesso alcune scene si risolvono nel giro di un paio di righe, senza aggiungere spessore alla trama. L’impressione, è quella di vedere un film povero di contenuti, che indugia prima di spiccare il volo.I complessi vissuti dalla protagonista, meritavano una maggior attenzione, ma un tema come quello della pedofilia, non era facile da gestire. Agnese punta su uno stile più sobrio, una scelta comprensibile forse, ma avrei preferito qualcosa di più incisivo.
Un altro aspetto su cui puntavo molto era la caratterizzazione dei personaggi. Il protagonista, Leo, interpretato da un poco convincente ALEXANDER LUDWIG, l’ho trovato viscido per buona parte del film, per poi diventarmi del tutto indifferente. Non ho provato alcuna sintonia con lui. In certi momenti ero persino infastidito dal suo comportamento. Non capivo cosa diavolo potesse trovarci di così attraente questa donna, nei riguardi di un pivello che sa solo giocare ai videogame e ascoltare musica. Non c’è un solo particolare della vita di questa persona che mi faccia pensare ad un ragazzo maturo, per quanto solitario. Niente che mi appassioni, e questo è l’aspetto più amaro. Jodie Foster, riesce a salvare la situazione. Il suo è un personaggio più interessante. Maggiori sfaccettature, caratterizzano il suo carattere e le sue paure, che sfociano appunto in questo amore nei confronti di questo giovane.
Per quanto riguarda gli altri personaggi, ho apprezzato molto la prova di Michael Fassbender;
SPOILER
La scena in cui viene investito dall’automobile, dopo la litigata con la Foster, credo rappresenti il picco più alto del film. La scena è stata girata in modo magistrale. Lo spettatore resta di stucco. Una fine tragica per un personaggio che sentivo comunque vicino.


Il film, si sviluppa brevemente, circa 90 pagine. Per un soggetto del genere avrei preferito un’opera più articolata. Il rapporto fra Leo e Henrietta meritava maggior attenzione per quelle piccole sfaccettature che avrebbero reso intrigante e profondo il rapporto da loro vissuto. Per capire meglio cosa intendo, consiglio la lettura di un romanzo straordinario; Il Rosso e il Nero scritto da Stendhal. In questo caso, la sensazione, è di assistere ad eventi frettolosi e molto freddi. Tutto perde di credibilità se alla base non c’è un coinvolgimento emotivo ben descritto.
Il film, possiamo dirlo, ha un epilogo amaro, che ha lo scopo di commuovere lo spettatore. Ma dopo tutte queste pesanti carenze a livello narrativo, devo ammettere che il mio interesse è andato a scemare esponenzialmente. Un vero peccato.
Bisogna tuttavia considerare la natura stessa del soggetto; non era un film facile da realizzare. Io non sarei mai riuscito a fare di meglio. Forse un produttore con l’esperienza ed il talento di World sarebbe riuscito a tirar fuori qualcosa di veramente convincente, e non senza rischi. Quindi è da ammirare il coraggio di Agnese. Si è lanciata in un progetto molto ambizioso, perciò non resta un’occasione mancata. Resta il film più maturo che ha realizzato fin’ora. E mi auguro possa proseguire su questa strada, migliorandosi.
Ammiro molto la sua capacità di unire Cinema e Musica; è il suo marchio di fabbrica. La cosa che le riesce meglio. Per questo attendo con molta curiosità i suoi prossimi progetti. Forse saranno più nelle sue corde.

Per quanto riguarda la locandina, l'ho traovata davvero bella! Complimenti...

Voto 58/100


Raramente valuto il lavoro degli altri in modo così severo. Non me ne voglia Agnese, ma ho preferito esprimere un giudizio sincero, e non c'è nulla di personale. So quanta fatica richiede scrivere una sceneggiatura, soprattutto quando le ambizioni sono molto alte, perciò ci tenevo a chiarire questo aspetto.
 
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Andrew.
view post Posted on 17/9/2012, 19:00




Giusto una domanda a Hermetico e Sascha che hanno parlato di come avvenga troppo in fretta l'innamoramento di Henrietta nei confronti di Leo. Solo io ho pensato che all'inizio si trattasse di semplice attrazione sessuale, che poi col passare del tempo si è trasformata in un rapporto più "morboso"?
 
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view post Posted on 17/9/2012, 20:20
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CITAZIONE (Andrew. @ 17/9/2012, 20:00) 
Giusto una domanda a Hermetico e Sascha che hanno parlato di come avvenga troppo in fretta l'innamoramento di Henrietta nei confronti di Leo. Solo io ho pensato che all'inizio si trattasse di semplice attrazione sessuale, che poi col passare del tempo si è trasformata in un rapporto più "morboso"?

Sì ci sta, anche io ho pensato che fosse solo attrazione sessuale, ma ciò che emerge poco è la lotta interiore della protagonista. Sembra che questa attrazione per un ragazzo di 14 anni non la sconvolga più di tanto e a parte qualche esitazione, sembra sia ale prese con una semplice cotta per un uomo più giovane. Il primo rapporto tra i due avviene troppo presto e non ha il pathos che necessitava.
Secondo me serviva qualche scena in più per raccontare la conoscenza e il lento avvicinamento anche fisico tra i due, e perchè no anche qualche scena /inquadratura più morbosa (della serie vedo non vedo attraverso specchi, spioncini ...) d'altronde vivono sotto lo stesso tetto.
Così si sarebbe creata più "attesa" e il primo rapporto tra i due sarebbe stato emotivamente più potente anche e soprattutto a livello cinematografico.
 
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Andrew.
view post Posted on 17/9/2012, 20:23




Sì, sul resto che hai detto ti do ragione.
 
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Oren productions
view post Posted on 17/9/2012, 23:51




Prendo un attimo di respiro dalla mia folle corsa al recupero dei film festivalieri, per recensire la pellicola che ha ufficialmente aperto il Festival di Roma.

Leo and I, questo è il titolo dell'ultima fatica della Sunset Boulevard films. La Produttrice, dopo l'esordio con un genere drammatico ed Imaginearum che l'ha consacrata madrina dei Musical a Cinematik, torna sui suoi passi scrivendo un altra storia drammatica ed affrontando un tema difficile e scottante come la pedofilia.
Henrietta, Questoè il nome della protagonista di questo film. Una scrittrice, che affitta una camera in riva al mare per aiutare la sua vena artistica e trovare l'ispirazione. Il guaio è che la famiglia che l'accoglie in casa è composta da padre vedovo e figlio quattordicenne per il quale la scrittrice si invaghisce arrivando ad avere una relazione morbosa e distruttiva.

Little tin si butta in questo progetto con molto entusiasmo, ne imbastisce una massiccia campagna pubblicitaria e grazie ad alcune modifiche alla storia originale (lo scambio dei ruoli :donna matura che seduce adolescente) Riesce a creare aspettative altissime nel popolo cinematikino. Queste aspettative sono state deluse? A parer mio no, o almeno non del tutto. La vicenda scorre bene, nella parte iniziale, dove vediamo i primi avvicinamenti della protagonista verso i due uomini della casa, il film prende ed intriga per questo piccolo gioco di attrazione di Henrietta verso Leo e suo padre. Piccolo gioco perché in effetti questi momenti durano pochissimo e passata la prima parte tutto si perde venendo trattato in maniera meno profonda. Per tutta la durata della pellicola, per quanto questa riesce a tenere bene l'attenzione dello spettatore, ci si accorge di come i personaggi non coinvolgano. Si percepisce una "freddezza", uno stacco emotivo con ciò che si vede sullo schermo.

Ad appesantire questa sensazione di "lontananza" dai personaggi, troviamo lungo il percorso alcune forzature o piccole incongruenze sulle quali risulta difficile restarne indifferenti. Riporto brevemente alcuni esempi.

- Henrietta decide di lasciare la casa e farsi curare (l'unico momento in cui il tema della pedofilia viene trattato per cio che realmente è, una malattia da curare). E' decisa ed intenzionata a dirlo a Charles. Un minuto dopo quest'ultimo la invita a cena, lei cosa fa? Accetta e per di più ci va a letto per poi sposarlo dopo pochi mesi.

-Il primo rapporto sessuale che Leo ha con la donna. A circa metà pellicola si parla del fatto che quella è stata la prima volta di leo. Viene spontaneo chiedersi come possa un quattordicenne ingenuo ed inesperto in materia, sedurre ed avere un rapporto del genere con una donna matura e (a giudicare da cosa abbiamo visto con Charles) abbastanza intrapendente in questioni sessuali.

La morte di Charles, Com'è possibile nell'era di Facebook e dei cellulari, mantenere un figlio all'oscuro di una simile tragedia? Restando in temi allegri, se domani fosse il mio compleanno, stanotte alle 00:01 mi ritroverei qualcosa come 40 messaggi di auguri sui social network. Possibile che nessuno (parenti, amici, vicini di casa o più semplicemente forze di polizia) abbia in qualche modo contattato questo ragazzo per dargli l'amara notizia? o semplicemente per le condoglianze? Come è possibile poi superare lo shock di una simile notizia con un semolice abbraccio della persona che te lo ha tenuto nascosto per tutto questo tempo?

Queste per me sono alcune delle piccole grandi pecche di questa pellicola. Alcune potevano facilmente essere aggirate, su altre incece sarebbe servito uno svolgimento diverso di alcune scene.
Nulla per fortuna è così grave da compromettere totalmente il risultato del film, ma questo si salva solo grazie agli enormi passi avanti fatti da Little tin nella cura della sceneggiatura. Tantissimi dettagli e particolari delle inquadrature vanno infatti ad arricchire l'esperienza visiva del film facendo immaginare scene più dettagliate e ricche di particolari. Su questo va reso atto alla produttrice che fa un grandissimo balzo in avanti che fa presagire il meglio per il futuro.

Voto 65.

Avrei voluto dare un sette, che darò comunque al sondaggio, ma le aspettative che avevo su questo film mi hanno impedito di sbilanciarmi. Little tin aveva un otttimo potenziale fra le mani, non lo spreca, ma perde l'occasione di elevarlo al piccolo gioiello che poteva essere. Sarà per la prossima. Per adesso i miei complimenti. ;)


PS: E' in assoluto la mia recensione più lunga fino a questo momento su Cinematik. :D
 
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view post Posted on 18/9/2012, 00:04

Attore/Attrice

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17/09/2012

Quando la proiezione termina, la sala (che ha riso all'unanimità per la citazione da Monty Python's Life of Brian) resta per un momento immersa nel silenzio. Non oso immaginare la faccia di Agnese in questo momento. Poi, però, parte l'applauso di Mastruccio, qualche fila più avanti, e la platea si scioglie in quella che non è una standing ovation, ma è comunque un applauso sentito, caloroso, per il film che segna l'indubbia crescita di Agnese.

Più tardi, vado a leggere le recensioni altrui (cosa sempre utile quando si vuole fare la propria), e su alcune cose mi trovo a dissentire. Non hanno tutti i torti coloro che imputano al film una stringatezza eccessiva in alcuni punti, che smorza il pathos. Penso soprattutto a quel che accade dopo la fuga di Leo dall'ospedale con Claire, dove troppo repentino è il passaggio alle rivelazioni e all'omicidio finale.

Tuttavia, io che almeno posso dire di aver visto il film di Kubrick, dico che altre critiche alla storia non credo siano condivisibili: io, anzi, credo che sia perfettamente comprensibile l'omicidio di Claire, vista la passionalità che Henrietta aveva messo nella storia, anche a distanza di quattro anni; e per quanto riguarda la "casualità" dell'incontro Henrietta/Leo/Claire nel college, siamo in un romanzo e il romanziere (o sceneggiatore) si appella sempre al diritto di far accadere le cose come meglio per la storia.

Il film è molto fedele al libro, attualizzazione e scambio delle parti a parte, negli eventi della trama, un po' meno nel trattamento dei personaggi: ed è qui che si registra quella che per me è stato qualcosa di molto duro da digerire. Perché in Kubrick non si riesce per davvero a odiare Lolita, come credo avvenga anche nel romanzo: lei ingenua lo è per davvero, e non sfrutta Humbert o Quilty nelle rispettive relazioni. In questo film, invece, Leo NON è innocente e ingenuo, e quando nel finale dice "io non sono colpevole" mi sembra davvero che si stia lavando le mani come Pilato da una storia dove lui è tutt'altro che una vittima. Perché è lui che gioca con la passione di Henrietta, è lui che poi la manovra a suo piacimento, ed è lui che la lascia per la Quilty. In altre parole, a me Leo sta antipatico, ma VERAMENTE antipatico, e con questo presupposto ho fatto molta fatica a digerire il finale dove lui è l'unico a cavarsela senza danni.

Di conseguenza, Henrietta si conquista la nostra simpatia. E se la stringatezza effettivamente un po' eccessiva inibisce il pathos della lotta contro la sua perversione, almeno però lei la vediamo lottare e soffrire di fronte ai nostri occhi, senza neanche troppa ipocrisia: col risultato che, se non viene scusata, poco ci manca, perché legge della ricezione letteraria è che quando un personaggio viene offerto così tanto all'identificazione emotiva del lettore, le sue colpe tendono a passare in secondo piano (e credetemi, da lettore assiduo dell'Inferno dantesco ne so qualcosa). Il che, però, non è necessariamente un male.

Quindi sì, bisogna ammettere che il film crolla un po' sotto il peso delle sue ambizioni, sia di confronto letterario/cinematografico sia di temi affrontati. Ma non crolla del tutto, questo assolutamente no. Non crolla perché Agnese è stilisticamente molto migliorata nella scrittura (anche se la punteggiatura avrebbe bisogno di una ricontrollata); perché comunque la caratterizzazione di Henrietta, Leo e Charles è riuscita molto bene (Claire resta più sullo sfondo, e forse avrebbe meritato più spazio) e mantiene alla storia quel tono morboso adeguato; perché la musica è scelta adeguatamente e con passione; e perché il film ha comunque un buon ritmo, e non manca di colpire lo spettatore dove fa più male.

Bravi complessivamente tutti e quattro i protagonisti, specialmente la Foster che dà l'anima nell'interpretazione, e l'ambiguo Ludwig, ma anche il compassato Fassbender, mentre purtroppo la Keaton resta a margine. Daldry dirige bene con un ottimo senso dell'inquadratura (altra cosa migliorata da Agnese rispetto agli esordi).

VOTO FINALE: 75/100 (7 al sondaggio). Agnese sta crescendo rapidamente, e col terzo film dimostra di saper affrontare abbastanza bene anche grandi temi. Se il film fosse stato più lungo, poteva essere un capolavoro.

P.S. Ah, per chi non lo sapesse, le mie recensioni per il Festival sono scritte come se facessero parte del Diario.
 
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SaschaGranato
view post Posted on 18/9/2012, 00:27




CITAZIONE
Giusto una domanda a Hermetico e Sascha che hanno parlato di come avvenga troppo in fretta l'innamoramento di Henrietta nei confronti di Leo. Solo io ho pensato che all'inizio si trattasse di semplice attrazione sessuale, che poi col passare del tempo si è trasformata in un rapporto più "morboso"?

Effettivamente il passaggio avviene in modo molto repentino, ma è innegabile che inizialmente si trattasse di semplice attrazione fisica. Credo che il film perda molto, dopo il primo rapporto sessuale fra Leo e la protagonista. Da quel punto, in avanti, nulla mi ha più convinto.
 
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Little Tin Goddess
view post Posted on 18/9/2012, 14:36




grazie a tutti per le recensioni, ache a quelle negative (sascha). Rispondo a qualche perplessità:

cominciamo dalle parti più "gettonate" fra quelle perplesse: se devo ammetterlo, anche a me non ha convinto molto la scena in cui scopre la morte del padre, ma non sapevo come metterla. La mia iea è che qualcuno gli ha mandato un messaggio quando vede il profilo di fb e abbia voluto una conferma, cmq è vero, dovevo specificarlo.
La prima scena di sesso la vedo così: Leo legge i porno, probabilmente ne avrà visto qualcuno e più o meno la teoria la conosce, quindi diciamo che era sicuro della sua conoscenza della teoria.

per clint: si che quattro anni sono molto, e pure Henrietta è andata avanti con la sua vita, ma la sua ossessione nel trovare Leo è rimasta e sapere chi è stato a portarglielo via gli ha ato una "ricaduta". Ricordiamoci che Henrietta è psicolabile.

Sascha: non vedrei Leo come l'hai visto tu, è un ragazzino asociale ok, ma è intelligente e in parte simpatico, e anche ambizioso in un certo senso.
Poi conosce il latino, quindi proprio scemo non è.

Francis: beh, ricordati che vabbè che Leo ha manipolato Henrietta, ma ha iniziato a farlo quando si è accorto di essere stato raticamente rapito e non sapeva cosa altro fare per scappare. Ho sentito molte storie di ragazzi che non parlano con la polizia per paura di non essere creduti e in modo o nell'altro se la sono cavati da soli. Tieni conto che verso la fine lui afferma di essere stato in terapia quindi questa esperienza per lui non è stata del tutto "da colpevole"
 
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view post Posted on 19/9/2012, 15:20
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Recensione di freddy_k

Ed eccomi di nuovo qui a recensire, dopo un'intera estate di assenza, e si ricomincia col primo film del Festival di Roma, Leo & I della SB Productions. Opera, a parer mio, riuscita non del tutto, di Agnese avevo preferito il film precedente, Imaginaerum. Ma procediamo con ordine.

La fonte originale del film è, ovviamente, il romanzo Lolita di Nabokov (che non ho letto), da cui sono già stati tratti due film (che non ho visto). Molto interessante l'idea avuta da Agnese di ambientare il film all'epoca dei videogames e di Facebook (che qui ha un ruolo molto importante) e di invertire le parti, con la donna matura che si innamora di un ragazzino. Quello che mi è piaciuto meno è stato lo sviluppo complessivo della storia, a mio parere un po' troppo frettoloso e approssimativo. Henrietta non fa molta resistenza prima di cedere, mi aspettavo un approfondimento maggiore di quest'aspetto, e anche la storia d'amore tra lei e il padre di Leonard avviene un po' troppo velocemente ed è trattata in maniera superficiale. Meglio la seconda parte del film, con la gelosia di lei che emerge in modo prepotente e viene descritta molto bene, sino a un finale tragico ma che lascia qualche speranza. La sceneggiatura mi è piaciuta, tecnicamente impeccabile e nient'affatto pesante. Qualche piccolo errore qui e là, ma ci si può tranquillamente sorvolare.
Azzeccata la scelta di Daldry alla regia, di cui avevo già visto The Reader, con cui questo film ha alcuni punti in comune. Buona ma non indimenticabile la prova della Foster, il suo personaggio, come già detto, "decolla" solo nella seconda parte. Non eccelsa quella di Ludwig, attore che ancora non conoscevo, visto l'argomento del film mi aspettavo qualcosa di più forte. Un po' sprecato Fassbender, ormai diventato una star internazionale, qui rinchiuso in un ruolo un po' troppo piccolo e anonimo; solo la scena del litigio e della sua morte è degna di nota. Ottima invece l'interpretazione della Keaton, vecchia gloria che è sempre un piacere rivedere sullo schermo.
Sulle musiche purtroppo non posso dire nulla, avendo letto il film offline e quindi senza averle potute ascoltare. Ok il sito, ben fatta la locandina.

Voto: 6
 
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canepa
view post Posted on 26/9/2012, 17:46




RECE by Tomcat: LEO AND I
Quasi metacinema!


Premetto che questo non è il mio genere preferito, però questo film mi è piaciuto, anche perchè a quell “prurito” sviluppato con sapienza per attirare il modern pubblico cinematografico.
Script scritto in maniera corretta, con qualche piccolo errore di battitura e se non erro un cambio di dicitura del personaggio (Leo con Charles) in un punto.
Un film che è interessante e quasi metacinema; sì, perchè il film è tratto da “Lolita” di Nabokov, già portato al cinema nel ’62 da Kubrik e nel ’97 da Lyne. Solo che qui la faccenda si ribalta e il concupito (ne siamo proprio sicuri?) è il ragazzo e la “pedofila” è una donna. Ma la sceneggiatrice non si è fermat qui, ha perfino omaggiato il libro, facendone parlare in classe a Henrietta con i commenti degli studenti (ma non era una scrittrice?).
Certo che dopo gli ultimi 007, questo è uno dei film con inserti pubblicitari più sfacciati.
Una storia interessante perchè mette in scena una serie di personaggi vivi e reali che sono tratteggiati con il cesello e con dialoghi veri. Il ritmo è dosato con il contagoccie e fa in maniera che lo spettatore non si annoi e rimanga affascinato da questa storia che è lineare (se si esclude la struttura circolare), ma che sul finale riesce anche a regalarci un minimo di colpo di scena, facendoci capire il perchè della prima scena.
Quindi tutto bene? Diciamo di si; però non sono riuscito bene a capire perchè Leo se la prenda tanto con Henrietta. Pensandoci ho pensato che potesse essere perchè accusa la donna della morte del padre; ma non è chiaro. Soprattutto non mi sembra che la colpa, se di colpa si può parlare, sia tutta della donna; anche Leo ha la sua dose di colpa e anzi se proprio vogliamo vedere lui è molto peggio di lei per quello che fa con la professoressa. Henrietta è spinta dall’amore, che assume connotati “legali”, invece sembra che Leo sia spinto solo dalla bramosia di soldi dopo e dall’ormone selvaggio prima.
Solo in fondo con cinicità, sembra che abbia deciso per una vita regolare. Ma a che costo?
Un film con un tema se vogliamo non troppo facile, come l’amore fra persone di età diverse al limite della pedofilia, ma vissuto in maniera condivisa da ambo le parti e non con sopraffazione univoca.
Un’ altra cosa che mi è sembrata un po forzata è la “voglia” che è nata immediatamente in Henrietta. Forse dovuta al poc spazio che poteva essergli riservata nell’arco della pellicola.
Un regista inglese per un film a stelle e strisce che forse (IMHO) si discosta dalla sua precedente produzione, ma che ha quella mano sapiente che porta il film su binari solidi, senza grossi fronzoli.
Sul versante cast, devo dire che sono rimasto colpito dalle scelte molto funzionali, con la sorpresa Ludwig, veramente bravo nell’interpretare Leo. Brava anche la Foster che a mio avviso dopo qualche film zoppicante, torna a fare una grande parte; proprio lei che era stata una piccola lolita nel 1976 in taxi driver; decisamente la produttrice si diverte con la legge del contrappasso.
Grandiosa la Keaton, che conferma la sua bravura in un ruolo da vecchia depravata. Nota dolente il “prezzemolino” Fassbender che per la sua notorietà del periodo, forse è un po sprecato e messo in secondo piano dai due veri protagonisti della pellicola.
La locandina non sarebbe male, ma la scritta in calce è troppo attaccata al bordo. Inoltre la foto della foster si vede che è appiccicata e ha anche la testa “tagliata” dal bordo superiore.
Il sito è ben realizzato anche se alcune scritte sono poco leggibili a causa dello sfondo; però è completo e interessante specialmente per quanto riguarda le curiosità.
Buona parte della colonna sonora è dei Sonata Arctica, anche se ci sono un paio di brani dei Roxette, che mi hanno riportato alla mia giovinezza. Inoltre buona parte dei brani utilizzati è figlia di elementi scenici (band, radio, etc), soluzione che comporta un minor sforzo nella scelta dei brani; però i brani sono scelti con cura e quelli che non sono uditi dagli elementi di scena sono in grado di dare spessore alle scene.
Concludendo mi comlimento con la produttrice per aver riportato alal luce Lolita a distanza di più di 10 anni dall’ultimo remake, non limitandosi a farne un remake, ma cambiando la prospettiva e il momento storico dall’originale (film o libro che sia). Una pellicola interessante che suscita degli interrogativi e che ha dalla sua una serie di interpreti che confermano la loro bravura e addirittura sono una sorpresa.
Voto complessivo: 72/100
 
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17 replies since 17/9/2012, 10:00   2359 views
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