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Reality
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Reality, di Matteo Garrone, 2012

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Mr.Noodles
view post Posted on 25/9/2013, 23:00 by: Mr.Noodles




l'unico vero limite del film è che una volta innescato il meccanismo psicologico dell'ossessione di Luciano nei confronti del Grande Fratello, "Reality" vada con coerenza per una strada e segua solo quella rischiando di divenire prevedibile. mi è tornato in mente Pasolini: non solo per una questione di statura intellettuale (che a Garrone di certo non manca), ma soprattutto per il coraggio di osare. osare verso uno sfondamento del piano realista, per forzare l'immaginario grottesco che si era costruito, passare a un surreale più allucinato e trasgressivo: per un attimo ho persino sognato che la brevissima parentesi cattolica di Luciano potesse andare a colpire la Chiesa, quale altro "reality" da cui un'altra fetta di pubblico si lascia ipnotizzare. però - chiarisco subito - a Garrone tutto ciò non interessava: il suo primario interesse era di narrare una storia, con toni fiabeschi, tanto da introdurci a questo mondo con quel dolly che, a volo d'uccello, segue la corsa della carrozza borbonica e poi, con altri due piani-sequenza ci porta al centro di una festa di matrimonio kitsch e cafona - tutto ciò con una costruzione del montaggio interno e un'attenzione per l'espressività dell'umanità che si va a dipingere degna di Fellini (e per me il main theme di Desplat è una delle migliori composizioni dell'autore).
questo Pinoccchio contemporaneo è lo specchio di una miseria che Garrone non ha la cinica voglia di crocifiggere, ma, anzi, finisce per rappresentare con un certo pathos le traversie della famiglia e di Luciano per l'incombere del grande occhio del reality show - bellissima la scena in cui il pescivendolo rimane inquietato dalla presenza di un grillo in soggiorno. La separazione tra realtà e reality si annulla (se c'è mai stata), si cambia modo di vivere, si diventa generosi (c'è quasi un omaggio al furore francescano di "Europa 51") non per essere giusti agli occhi di Dio ma per esserlo agli occhi del GF (che non sta per Guardia di Finanza :P). la fuga psicogena finale in cui Luciano riesce a entrare nella Casa, invisibile per tutti (ma non per la cinepresa di Garrone) è un ulteriore restringimento della realtà: se prima la rappresentazione era un gioco portato avanti da un guitto con vita da guappo (lo spiazzo dell'antica casa della famiglia del pescivendolo pare il fondale di un palcoscenico), adesso è l'unica realtà esistente, l'unica illuminata e chi resta fuori non è che, semplicemente, non esiste, ma non è degno di esistere.

l'interpretazione di Arena è pazzesca, una delle interpretazioni dell'anno senza dubbio e se consideriamo la bella prova d'orchestra di "Cesare deve morire" si può quasi dire che questi attori provenienti dal carcere non hanno nulla da invidiare ai professioni, anzi, nel caso di Arena si può affermare il contrario.


voto: 7.5
 
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27 replies since 3/8/2012, 09:39   274 views
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