| Riccardo II - Gruppo Fraludada
Soggetto & Sceneggiatura: Sarà pur vero che Hollywood considera William Shakespeare il miglior sceneggiatore di sempre, ma credo che con altrettante facilità spesso si dimentichi la difficoltà di una riduzione shakespeariana. Spinto dalla sua antica (e rinomata) passione per il Bardo, Francis non ci pensa due volte e si spinge nell'azzardo di trasporre quella che è forse una delle tragedie shakespeariane meno movimentate e più introspettive. Il risultato finale, a mio parere, è uno script impeccabile, ammirevole soprattutto per l'equilibrio col quale lo sceneggiatore ha affrontato una tale operazione, sfrondando ma senza ledere quel respiro aulico dei versi shakespeariani, tolti i quali veramente l'opera sarebbe stata spogliata della sua peculiarità e sarebbe stata ridotta al rango di uno dei tanti "sceneggiati" in costume che ultimamente vanno tanto per la maggiore, dai Borgia ai Tudors. Le vicende del sovrano Riccardo II, man mano sempre più solo nel suo esercizio del potere, ci sono mostrate secondo un incedere solenne ed epico, valorizzato da una regia efficacissima da un punto di vista visivo (ardite e da me molto apprezzate le dissolvenze, le sovrimpressioni, le digressioni e i flashback, il tutto giustificato da una esigenza continua di dare "movimento" ad una trasposizione altrimenti statica) e che raggiunge a tal punto il suo ottimo risultato da far cadere totalmente in secondo piano anche alcune inesattezze tecniche, come ad esempio "la Mdp che zooma all'indietro" al posto di un più vago e più corretto "allargamento di inquadratura". Ma ancora una volta discutiamo di dettagli, a parer mio, perchè al di là delle inesattezze tecniche, la scrittura di Francis riesce veramente a rendere visibile tante delle scene più difficili (penso alla battaglia finale tra i due eserciti contrapposti e all'epilogo) e a donare all'intero script una velocità che altrimenti, con una trasposizione più piatta, pedissequa e veramente "teatrale" sarebbe stata molto più lenta e difficile da fruire. Per questo spezzo con decisione una lancia a favore di questa trasposizione e mi sento di stigmatizzare le critiche un po' eccessive sulla supposta "pesantezza" dei dialoghi: si tratta di Shakespeare, ragazzi, sarebbe stato corretto secondo voi semplificarlo ulteriormente parafrasando tutti i dialoghi per filo e per segno, fino a renderli tremendamente "normali" e quindi monotoni? Secondo me no, tanto più che il lavoro di semplificazione è stato evidente, così come balzano all'occhio i tanti espedienti che sono veramente riusciti a movimentare il film. Film dunque che alla fine si fa notare eccome per una sceneggiatura brillante e che soprattutto non campa facilmente di rendita, adagiandosi sugli allori shakespeariani o puntando tutto sulle performaces attoriali (su cui tornerò meglio dopo), altra "tentazione" che Francis è riuscito ad evitare. Fin qui un analisi del lato tecnico, da un punto di vista più strettamente contenutistico, devo dire che il film mi ha appassionato e non mi ha annoiato un attimo, riuscendo in un'altra impresa tutt'altro che scontata: non giudicare e riuscire a far provare empatia per quello che è sì un personaggio negativo, ma anche profondo realistico nel suo essere "umano". Per questo lo spettatore si sente veramente partecipe al dramma dell'uomo Riccardo più che a quello del Re vizioso e dispotico, fino ad un bellissimo finale, che lascia di stucco per la lucidità con la quale ci si interroga, più diffusamente, sul tema del "potere", che logora, rende soli ed invisi... ragion per cui Bolingbroke, nuovo Re, rimane attonito a fissare una corona troppo pesante da indossare.
Regia: Il premio Oscar Tom Hooper è il nome che sta dietro al bel lavoro di scrittura registica operato da Francis, apprezzabile al di là delle inesattezze di cui parlavo prima. L'incipit, con la Mdp che lentamente incede nelle prigioni è di grande pathos (grazie anche a una musica wagneriana ben scelta), ed è solo un esempio delle ancora più numerose trovate che troviamo qui e lì nello script per dare più "azione" al tutto: ho apprezzato molto i flashback, le voci fuori campo (mai invasive), le sovrimpressioni, e soprattutto le scene di duello e di battaglia (senza dimenticare l'assassinio dello stesso Riccardo II, in carcere). In virtù di questo, la performance registica di un Tom Hooper qui più inventivo che nel suo precedente Il Discorso del Re, merita sicuramente di essere ricordata ai prossimi Awards, non meno di altri.
Personaggi & Cast: Opera d'attori, dicevo prima, ma non solo. In questo caso cast ben scelto, dove ovviamente spicca e brilla di luce propria un James McAvoy che regge su di sè gran parte della pellicola e risulta autentico nell'interpretazione di una parabola umana che passa dal potere dissoluto e sconsiderato alla misera condizione di prigioniero, spogliato di ogni sua essenza. In tal senso il suo Riccardo II esprime bene la condizione dei reali dell'epoca, i quali senza potere, perdendo il proprio titolo di Re, perdevano la loro stessa essenza, accettando quindi il loro destino mortale al posto del disonore. Candidatura d'obbligo, quindi, e favorito come miglior attore ai prossimi Awards. Nel resto del cast spicca sicuramente anche il suo rivale Henry Cavill, sebbene al di là della candidatura non sia facile puntare dritto al premio. Per il resto ho apprezzato tanto anche Bernard Hill. Il Cast nella sua interezza è pertanto ben scelto, coi visi giusti al posto giusto, con l'unica pecca di essere necessariamente un po' troppo esiguo e "oscurato" dalla prepotente interpretazione dell'ispirato McAvoy.
Colonna sonora, locandina & sito: Colonna sonora di grande atmosfera e attinenza, che mostra il meglio di sè soprattutto nelle musiche wagneriane che accompagnano i momenti più tragici e nel classico (ma ci sta sempre bene) Requiem mozartiano sul finale. Altre musiche prese da fiction quali "I Tudors" accompagnano altrettanto bene i momenti più epici, realizzando nel complesso una colonna sonora vibrante e ben selezionata. Sito nella media che da le informazioni necessarie, locandina che è sinceramente bruttina, mi perdoni l'autrice.
Considerazioni finali e voto complessivo: Era un film che attendevo con un certo interesse, ben sapendo i rischi dell'operazione e quindi il rischio stesso di rimanerne deluso. Francis ha invece vinto la sfida realizzando una lucida e assai pessimista riflessione sul potere, che per sua natura rende lontani ed inumani, racchiusi in logiche di complotto e di sopruso dettate da ciò che si suole definire "ragion di stato". Un film molto politico e psicologico, allo stesso tempo. La scena finale col già citato Bolingbroke che fissa quasi con terrore quella corona non la dimenticherò facilmente, e mi è parsa la migliore metafora possibile (di sicuro una trovata dello sceneggiatore) di tutto quello che è stato detto poc'anzi. In definitiva, e per il momento, il film che più mi ha convinto finora in questa stagione, al pari de Il mondo dei ragazzi normali di Hermetico. Complimenti.
Voto complessivo: 7.9
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