| André, ti dico subito che capisco perfettamente la difficoltà di seguire l'inizio della trama e il linguaggio shakespeariano. E', purtroppo, la grossa difficoltà che ho avuto nell'adattare quest'opera. L'ho già detto e ripetuto, il Riccardo II è una delle opere più parlate di tutto Shakespeare, oltre al fatto che in generale i drammi storici presuppongono tutta una serie di retroscena della Storia inglese che a noi mancano. Quindi, se a causa di questo i giudizi saranno bassi, non me ne lamenterò, perché sapevo di correre dei rischi proponendo una materia ostica e con un linguaggio bellissimo ma altamente poetico. Il fatto di non poter fare un vero film in questo senso non aiuta, perché per quanto io abbia sfoltito i dialoghi (e l'ho fatto, e non di poco) non potevo mettere al loro posto delle autentiche immagini. In altre parole, al cinema la vista avrebbe supplito alla difficoltà, qui purtroppo l'uso degli occhi ci è negato.
D'altra parte, è vero che lo stesso Shakespeare, normalmente, ha un linguaggio molto più variegato, e chi ha letto Amleto, Otello, lo stesso Enrico IV che seguirà, sa che Willy è maestro nell'arte di passare dal poetico all'osceno, e i suoi drammi sono grandi pezzi di spettacolo popolare. E' proprio questo dramma a fare l'eccezione, quindi me la sono un po' andata a cercare.
Noto, però, che la difficoltà non ti ha impedito affatto di apprezzare il film (che ti ha "provato", non "deluso") e il personaggio meraviglioso di Riccardo, e questo mi fa ben sperare. Sei la seconda persona, dopo Agnese, a provare questo atteggiamento ambivalente verso il sovrano, e questo significa che ho fatto un ottimo lavoro, rendendo, tutto sommato, un buon servigio a William.
La scelta di Hooper è certamente opinabile, ma a mia difesa posso dire che Il discorso del re era un film molto shakespeariano, con tutte le citazioni che vi erano coinvolte, ed è questo che mi ha convinto a prenderlo.
Per il resto, mi pare che altri difetti non ne hai notati. Ti ringrazio per la recensione.
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