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7mila giorni
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7mila giorni, Nuno Productions

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mastruccio
view post Posted on 17/5/2012, 14:11 by: mastruccio




RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS

All’uscita del cinema, dopo aver visto l’ultima pellicola prodotta da Nuno, “7 mila giorni”, la mia sensazione è di aver visto qualcosa di riuscito a metà.
Senza alcun dubbio l’idea del libro da cui trae spunto il film è abbastanza originale, e risulta molto interessante e gradevole, a tratti anche assai divertente.

Un uomo di successo, poco sopra la quarantina, improvvisamente si ritrova a perdere la memoria di venti anni interi, e si imbatte, quindi, in un mondo assolutamente nuovo e, ovviamente, non migliore per come lo si sarebbe immaginato venti anni fa.

Bastava questo per farne un bellissimo film, di un genere che qualche anno fa veniva denominato “satirico”. Di questo genere l’Italia ne è stata maestra indiscussa per decenni. Oggi non va più tanto di moda.

Diversi accenni satirici, in “7 mila giorni”, effettivamente sono presenti, come per esempio la parte in cui Sandro, il protagonista interpretato da un ottimo Pierfrancesco Favino, deve fare i conti con un presente becero, dove tutto ormai viene “sbattuto” in rete, e dove il mondo del marketing, di cui fa parte, vende qualsiasi cosa inventandosi messaggi pubblicitari assurdi.
Veramente gustosa la scena in cui un fantastico Gastone Moschin interpreta un magnate industriale che partecipa alla riunione con i vertici dell’azienda pubblicitaria.

Sarebbero mille gli spunti su cui satireggiare ferocemente, come un tempo sapevamo fare noi italiani, ed invece, purtroppo, anche “7 mila giorni” cade nella trappola della moderna tendenza a intrecciare generi e situazioni completamente diversi fra loro, che alla fine sfornano un ambiguo prodotto che non sa essere completamente commedia, ma neanche completamente thriller.
Tanto che lo stesso Nuno, alla presentazione del film in fase di sviluppo, ha voluto rimarcare e spiegare la strana combinazione di genere e trama.

Secondo me Nuno avrebbe dovuto, ad un certo punto, distaccarsi dal libro, che, diciamolo, non è un capolavoro, e soffermarsi, approfondendola con spunti e idee personali, sulla prima parte della storia, quella solo satirica, sicuramente la migliore.
Ed infatti, la pellicola è ottima e assolutamente da vedere per il primo tempo; il secondo tempo, quello in cui viene abbandonata la commedia e ci si fionda nel thriller, potrebbe tranquillamente essere dimenticata.
Non riesce ad appassionare lo spettatore; non genera, cioè, in chi vede il film la voglia impellente di sapere come va a finire.
E, quando la fine arriva, questa è veramente al limite del grottesco. Scopriamo che l’assassino è un personaggio assolutamente marginale della storia, che appare si e no per un minuto nel primo tempo, e il climax è talmente impreparato e a sorpresa, che non riesce ad emozionare nemmeno un minimo sindacale. E ho letto lo script tutto d’un fiato, non a scampoli e bocconi come succede spesso a CK per i film lunghi (sbagliando).

La colpa, è chiaro, non è imputabile a Nuno. E’ il libro che è riuscito a metà. Nuno, anzi, è bravo a scrivere. La sua è una scrittura piacevole e interessante, anche se stilisticamente non perfettamente cinematografica. A parte due veramente veniali errori (ad esempio, gli è scappato un “era”, invece di “è” – lo sa anche lui che al cinema tutto deve essere assolutamente al presente), constatiamo con vero piacere che, oltre che di “horror”, di cui è maestro indiscusso, può (e deve) cimentarsi anche in altri generi. Imperativo categorico, per il futuro, sarà quello di affidarsi a libri di più alto valore letterario. Oppure di sperimentarsi al massimo livello, creando da solo qualcosa di inedito.

Il regista Lucio Pellegrini non è avvezzo a dirigere thriller, e si vede. Si muove, invece, molto bene nella commedia, e sa far divertire e riflettere allo stesso tempo.
Ottimo il cast: oltre il già citato Favino, si fa notare l’interpretazione di Stefania Rocca e Leila Bekhti, soprattutto della seconda.
Tutti gli altri sono attori e caratteristi vecchi e nuovi, ottimi rappresentanti del grande patrimonio cinematografico italiano. Non li cito tutti, perché sono veramente tanti, ma oltre a Moschin, è doveroso un riconoscimento al grande Carlo Croccolo, nella parte del moribondo padre del protagonista, che riesce anche in quelle precarie condizioni fisiche e psichiche, a strapparci più di un sorriso.

La colonna sonora, sinceramente, non mi è parsa adeguata. Solo canzoni e nessuna musica. Troppo facile, direi. Consiglio a Nuno di prevedere una maggiore cura, la prossima volta, a questa componente di un film, che nel vero cinema è molto importante, ma che qui a CK considero fondamentale.

Il sito è ben curato nei contenuti, c’è tutto quello che ci si può aspettare; un po’ meno nella grafica. E’ tutto in alto a sinistra, e praticamente è la stessa foto di Favino che ritroviamo nella locandina, anche quella molto scarna, con caratteri simpatici ma il “7” che non ci azzecca proprio.

Complessivamente, quindi, un film che, nelle intenzioni, voleva colpire per originalità e sapiente uso dei generi, ma che in realtà, ribadisco non per colpa di Nuno, non raggiunge in pieno lo scopo.

VOTO: 65/100


P.S. Nel sondaggio in alto, non prevedendo il 6.5, ho votato 7 (e non 6). Consideralo un riconoscimento alla tua acclarata personale bravura, non intaccata da un mezzo passo falso come questo. Può accadere, ed accade, a tutti.

Edited by mastruccio - 17/5/2012, 15:44
 
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