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THE UNFORGIVEN
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THE UNFORGIVEN, Il Film

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Clint1994
view post Posted on 12/4/2012, 20:27 by: Clint1994




THE UNFORGIVEN by Clint94

L'esordio di Sascha Granato era particolarmente atteso sia per l'ottimo trailer che avevo letto tempo fa sia perché Sascha sembrava un giocatore davvero promettente. Alla fine, nonostante il film non sia esente da difetti, devo dire che le aspettative non sono state deluse e che, se confrontato con la maggior parte degli esordi, “The Unforgiven” risulta nettamente superiore alla media. L'originalità della pellicola, più che nella storia, che alla fine si limita a mescolare tante cose già viste, consiste nei passaggi di genere: inizia come un classico film di gangster, rapine e poliziotti, ma poi si trasforma in un horror tendente allo splatter, condito con il dramma familiare del protagonista. Come ha detto anche Andrew, i cambi di genere sono sicuramente riusciti e danno al film un tocco di originalità che gli permette di distinguersi dalla massa. Ho molto apprezzato anche la costruzione a flashback dello script, che va avanti e indietro nel tempo mantenendo in questo modo ancora più alta l'attenzione dello spettatore. Insomma, è senza dubbio un film ben costruito, ben progettato, ben studiato. E nel complesso è anche scritto abbastanza bene: riesce a far immaginare facilmente le scene che leggiamo, alcune scene sono davvero cariche di tensione (per esempio la perlustrazione della tenuta Arnold da parte di Reed e Thomas), è scorrevole, assolutamente godibile, non annoia mai. I dialoghi, che spesso sono il punto debole degli esordienti, qui sono abbastanza credibili, e, anzi, alcuni lasciano il segno (per esempio il discorso di Vincent sulla morte). È apprezzabile anche l'evidente sforzo di Sascha di analizzare in profondità il protagonista, che è il tipico poliziotto tutto d'un pezzo, tormentato e con un dramma alle spalle. Alla fine secondo me il personaggio è riuscito solo a metà. All'inizio è ben descritto come un poliziotto disposto a oltrepassare le regole per fare ciò che ritiene giusto, un uomo violento, ma anche esperto e intelligente. I problemi arrivano quando si tenta di umanizzarlo. Il dramma della morte del figlio è ben descritto, ma mi sono sorpreso nel vedere come Vincent perda le staffe ed entri subito nel panico quando il capitano comincia a sospettare la verità o quando all'improvviso piange davanti alla moglie per aver ucciso delle persone. Non so, ho trovato troppo rapido il passaggio da poliziotto duro e impassibile a uomo fragile e disperato, al punto che mi è parsa una figura quasi contraddittoria. Non mi è piaciuto molto poi il rapporto con la moglie: mi sembra assurdo che dopo tanti anni di matrimonio Vincent arrivi a confessarle la verità in quel modo, che lei reagisca tentando di colpirlo, che ne nasca una lotta di quel genere, che Vincent arrivi a infilarle in bocca la pistola. Una lite del genere sarebbe credibile se accadesse a una coppia che sta insieme da poco, ma non a due sessantenni sposati da un sacco di tempo. E non mi ha convinto del tutto nemmeno il modo in cui Vincent cede nel finale, anche in questo caso troppo repentino, troppo improvviso. Anche a livello tecnico ho notato alcuni difetti: ci sono diversi errori ortografici e alcune parti sono abbastanza “ridondanti” da leggere (per esempio sono usati spessissimo i pronomi “egli” ed “ella” che sono un po' pesanti da leggere). Inoltre il personaggio di Innocenzo viene chiamato prima Vittorio e poi Vincenzo, errore abbastanza grossolano. Infine, nei dialoghi il protagonista all'inizio viene chiamato “Detective McRyan” e poi “Detective Vincent”: è meglio chiamarlo sempre nello stesso modo, e in ogni caso si può benissimo fare a meno dell'attributo “detective”; è sufficiente chiamarlo “Vincent”. La forma dunque può sicuramente essere migliorata. Un altro difetto che denota scarsa esperienza è il cast: molte scelte non mi sono piaciute. Innanzitutto il protagonista: James Woods ha 64 anni e da tantissimo tempo non fa film d'azione, mentre qui lo vediamo interpretare un poliziotto duro e violento, che picchia, spara e uccide. Inoltre in un dialogo con la moglie dice che si è allontanato da lei da un anno, dopo la morte del bambino; se il bambino è morto a tre anni, significa che l'ha generato a circa 60 anni! Insomma, Woods offre un'ottima interpretazione, ma sicuramente andava scelto un attore più giovane. Poi ho trovato completamente fuori ruolo Christophe (senza la R, come è scritto nella sceneggiatura) Waltz, che esce di scena prima ancora che compaia il titolo e che interpreta un italo-americano, lui che è austriaco: non è adatto sia per la nazionalità, sia per l'età, sia perché resta in scena troppo poco. Anche Sam Worthington è abbastanza sprecato. Le scelte migliori sono quelle di Ray Liotta, convincente nel ruolo del collega di Vincent, e di Rene Russo nella parte di Marien. Wes Craven alla regia invece ci sta tutto e svolge un ottimo lavoro. Molto belle le musiche, che contribuiscono nella creazione dell'atmosfera; peccato che siano poche, ma quelle presenti sono ottime. Anche il sito non è affatto male. In conclusione, forse sono stato un po' duro e mi sono soffermato troppo sulle cose negative, ma in realtà il film mi è piaciuto. In particolare ho apprezzato il modo in cui sono descritte le scene, che permette di immaginarle molto facilmente. È evidente la cura e l'impegno che Sascha ha dedicato a questo lavoro e, come ho detto, se si considera che è un esordio, “The Unforgiven” è sicuramente una pellicola notevole. Per un'opera prima, i difetti segnalati sono assolutamente comprensibili. Sascha ha capito benissimo come funziona il gioco e non appena avrà un po' più d'esperienza sono certo che sfornerà più di un filmone.

VOTO: 7-
 
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