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The Good Thief
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The Good Thief, World Entertainment

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mastruccio
view post Posted on 31/3/2012, 23:46 by: mastruccio




Sono il primo a recensire l'ultima fatica cinematografica della World Entertainment.
Cercherò, come sempre, di essere obbiettivo, non buonista, elogiativo quando merita, critico quando serve, e per questo film credo che sarò un po' tutto ciò.
In "The Good Thief", il buon ladro è Ren, interpretato dal bravissimo e a tratti commovente Jared Gilmore. E' un bambino intelligente e sfortunato, il cui stato di orfano e menomato (gli manca una mano) lo pongono in una situazione di irrepapabile destino, per sempre confinato in un terrificante orfanotrofio religioso. A salvarlo da quella situazione senza speranza, arriva un manigoldo dedito alle truffe e ai furti, Benjamin Nab, che lo adotta spacciandosi per suo fratello maggiore. L'interpretazione di Robert Downey Jr. del personaggio, che si rivelerà ben presto simpatico e, a tratti, anche divertente è senza dubbio il pezzo forte del film. Lo possiamo già annoverare fra gli aspiranti vincitori degli Oscar di CK. I due, insieme a Tom (il compare di Nab è interpretato dal sempre perfetto Geoffrey Rush), andranno a finire nella tetra e infernale città di North Umbrage, abitata per lo più da sole donne (gli uomini perirono a causa di una terribile disgrazia nella miniera sotterranea) e dominata da un temibile signore, Silas McGinty (un buon Peter Stormare, che ancora non riesce a distaccarsi dai ruoli da cattivo - sarà per quella faccia un po' così), proprietario di una gigantesca fabbrica di trappole per topi. Si unirà al terzetto un temibile assassino, Dolly (al cui personaggio si presta benissimo un convinvcente Abrham Benrubi), che uccide uomini come se schiacciasse zanzare, ma che diventerà ottimo amico di Ben. Un elogio a parte va riservato alla interpretazione di Frances McDormand, attrice realmente di grande valore che riesce a dare al personaggio di Mrs. Sands il carisma e la robustezza che servono. Il finale del film riserva sorprese e colpi di scena che non riveleremo, per non togliere allo spettatore il gusto ed il piacere di andare a vedere il film.
La storia ci richiama immediatamente alla memoria l'opera di C. Dickens, per la presenza di molti dei clichè dell'autore inglese, ma quì ne vediamo ribaltati i concetti basilari. I personaggi di Benjamin, Tom e Dolly sono si negativi (certo hanno una vita non diamantina), ma alla fine sono loro ad essere agli occhi del bambino i buoni, la famiglia di cui tanto ha bisogno e che ha perso appena nato.
"The Good Thief", quindi, ha tanti pregi: una bella storia, ottime interpretazioni, una bellissima ed adattissima colonna sonora di Alexandre Desplat e Danny Elfman, una solida ed espertissima regia (Terry Gilliam non si discute, anche se il film si discosta leggermente nei toni e nelle atmosfere dei suoi ultimi lavori), ma ha anche, purtroppo, i difetti di una scrittura della sceneggiatura che mi ha dato l'impressione, alla fine, di essere stata un po' troppo frettolosa, probabilmente per mancanza di tempo materiale per farne un'attenta rilettura ed una più accurata seconda stesura.
Ne abbiamo una sicura conferma dall'intervista al produttore, ma anche da diversi refusi nello script non corretti a dovere. Inoltre, proprio a conferma di quanto sarebbe stata utile una seconda riscrittura, l'incipit, ovvero la parte relativa alle scene dell'orfanotrofio, inizialmente scritto qualche tempo fa e fatto "riposare", per essere ripreso solo negli ultimi due mesi, si fa ammirare certamente per accuratezza delle descrizioni e dei dialoghi, risultando a mio parere la parte scritta meglio.
Manca, inoltre, la forma tipica della sceneggiatura, con le chiare e ben individuabili suddivisioni delle scene, con le loro indispensabili citazioni di "DOVE" e "QUANDO" (EST. - INT. - LOCATION - GIORNO - SERA - NOTTE). Sapendo perfettamente che le regole di CK danno ampia libertà di scelta della forma e della sostanza, mi sarei aspettato però da uno dei più esperti (e quindi giustamente attesi) produttori una maggiore attenzione alla cura del lessico filmico.
Così, la lettura del film, seppur veloce, risulta alla fine abbastanza confusa. Sembra un "racconto", ma non è un romanzo; sembra un film, perchè ci sono movimenti di macchina e descrizione delle inquadrature, ma non è una vera e propria sceneggiatura.
A conti fatti, una buona pellicola per famiglie, non costruita per soddisfare palati fini, ma sufficiente a soddisfare il vasto pubblico mondiale alla ricerca di una storia capace di divertire, ma anche di commuovere.
VOTO: 70/100

P.S.: Non mi sono pronunciato sul sito e sulla locandina, pardon! Il sito non c'è, quindi non mi pronuncio. Peccato. La locandina è bella nel disegno, ma mancano i credits in basso. Mi sembra quindi incompleta. Comunque, come prima impressione, appena l'ho vista, mi è sembrata una locandina di un film western. Il carro alla destra mi ha riportato a quel tipo di ambientazione.

Edited by mastruccio - 1/4/2012, 12:32
 
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