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Cinque centimetri al secondo
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Cinque centimetri al secondo, Clint94

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Clint1994
view post Posted on 24/2/2012, 16:49 by: Clint1994




Ringrazio tutti gli ultimi recensori e vado a rispondere, iniziando da Hermes.

CITAZIONE
La trama è quindi molto semplice e rischierebbe anche di annoiare ma Clint ha sapientemente creato una sorta di struttura a scatole cinesi con flashback all’interno di altri flashback, rendendo il ritmo del racconto più movimentato e accattivante. Questo è sicuramente uno degli aspetti migliori del film.

Sono d'accordo con te. Se avessi mantenuto la trama lineare, sarebbe stato tutto troppo prevedibile e forse anche un pò noioso, mentre questa struttura penso che serva anche a mantenere più alta l'attenzione e a coinvolgere di più (infatti non ero molto d'accordo con la critica di Andrew, che preferiva una maggore linearità).

CITAZIONE
La prima parte del film è quasi tutta raccontata dalla voce fuori campo, che sia di Takaki adulto o di Akari, e devo dire che il risultato finale mi ha lasciato un po’ perplesso. E’ vero che la voce fuori campo, in un film così breve, è un espediente utilissimo e quasi obbligato, ma in questo caso mi è sembrata eccessiva tanto che spesso ho avuto la sensazione che il film potesse essere semplicemente ascoltato, sorvolando sulle immagini perché tutto ciò che conta era già condensato nella voce fuori campo dei due protagonisti.

Effettivamente hai ragione, nella prima parte le voci fuori campo sono quasi più importanti delle immagini. Ma mi servivano per introdurre i personaggi, spiegare la loro situazione, fornire un'idea del loro legame e soprattutto preparare la spina dorsale del film, ossia il viaggio di Takaki.

CITAZIONE
Poi, da quando Takaki decide di andare a trovare Akari, il film dà il meglio di sé e la voce fuori campo diventa molto meno invasiva.
Rimane infine quella mia insopportabile resistenza verso certa filmografia orientale e alcune sue tematiche. Ho trovato infatti che sotto certi aspetti, il romanticismo e il sentimentalismo fossero troppo accentuati, quasi forzati. Per quanto il primo amore adolescenziale possa essere indimenticabile, ho trovato un po’ esagerato lo smarrimento esistenziale di Takaki, che non riesce a realizzarsi come uomo e continua inesorabilmente a vivere nel ricordo di quell’amore. E’ sicuramente un’idea iper-romantica, ma un po’ troppo per i miei gusti.

Mah, non saprei. Forse si può considerare eccessivo lo stato di Takaki adulto e il modo in cui il ricordo del primo amore influenza ancora la sua vita, ma penso che dipenda un pò dalla diversità della cultura e un pò da come il singolo personaggio vive quel sentimento. Ogni essere umano vive l'amore in modi diversi e Takaki, forse per una sensibilità superiore alla media, lo vive così. Ha idealizzato Akari al punto da non riuscire a creare un legame stabile con nessun'altra. Poi la sua condizione di smarrimento può dipendere anche da altri fattori, per esempio i continui trasferimenti che ha dovuto sopportare da ragazzo.
CITAZIONE
Forse qualche scena in più che si fosse concentrata sul rapporto tra i due adolescenti, avrebbe poi giustificato lo “stato depressivo” di Takaki.

Ecco, questa è la frase che mi ha lasciato più perplesso in tutta la recensione, nel senso che dirmi di concentrarmi di più sul rapporto tra i due ragazzi, in un film che è tutto incentrato sul rapporto tra i due ragazzi, è come dire che il film è stato un fallimento! :P A parte gli scherzi, non capisco cosa intendi, perché l'intensità del legame tra Takaki e Akari penso sia fin troppo evidente.

CITAZIONE
Scelta ottima anche quella di affidare la regia a Yojiro Takita, di cui ho visto Departures…. o meglio, l’ho visto per metà perché poi mi sono vergognosamente addormentato.

Al rogo!!! :D

Quanto alla questione dell'ambizione, mi sembra chiaro che questo è un film volutamente piccolo e semplice (storia non complicata, breve, con due personaggi e tre attori...). Dopo tre pellicole lunghe e ambiziose (Millennion in primis, ma anche Il grande silenzio e tutto sommato anche Giorni di guerra) penso che un film più piccolo e meno impegnativo, ma comunque sincero e con tematiche importanti, come è appunto Cinque centimetri al secondo, ci potesse stare. Poi non so se questo suo essere piccolo e semplice si possa considerare un limite.


Ho apprezzato molto la recensione di Oren, soprattutto la riflessione sul finale. Non ho nulla da ribattere, ma lo ringrazio e sono felice che il film gli sia piaciuto e gli abbia trasmesso delle emozioni.

Infine ringrazio anche Sascha. In effetti ci sono pochi dialoghi, è un film incentrato più sulle immagini e sulle riflessoni fuori campo dei protagonisti.
 
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37 replies since 18/2/2012, 15:27   1634 views
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