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Lontano da ogni cosa
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Lontano da ogni cosa, Hermes production

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Francis Delane
view post Posted on 19/2/2012, 19:29 by: Francis Delane

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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


12/02/2012

Capita poche volte che un film italiano degli ultimi vent'anni mi emozioni, contando che secondo me il cinema italiano è morto con Monicelli e attende che qualcuno lo vada a resuscitare cambiandolo profondamente. Ma stavolta succede, e il pubblico della sala si alza in piedi applaudendo ad Hermes e ai suoi attori, che sono sorpresi da un simile successo. Io, invece, resto seduto, con le lacrime che mi appannano gli occhiali, mentre ripenso a Una cosa da nulla e mi ripeto: "Cazzo, perché non l'ho girato io questo film?"

Tre artisti contro la realtà: potrebbe essere un buon sottotitolo per questo film. Un pittore geniale ma disordinato e in fondo troppo sregolato (un artista quindi dionisiaco, come direbbe Nietzsche), una ragazza che vuole sfruttare al meglio la propria bellezza senza illusioni romantiche, uno sceneggiatore timido e impaurito che non riesce a esprimersi pienamente (un artista apollineo in potenza). Già questo basterebbe a farmi amare questo film, perché la lotta e il compromesso Arte-Realtà è uno dei miei temi preferiti, come si è già visto nei Racconti di Hoffman e come si vedrà ancora meglio in Looking for Hope, quando l'avrò terminato. Ma ben poco di fantastico, anzi nulla, vi è in questo film che racconta, con ben poco incanto ma nemmeno con troppa disperazione, quanto sia difficile restare "puri", non smettere di andare avanti e rassegnarsi alla merda, anche da soli: alla fine, Alberto e Chiara non ci saranno alla proiezione del film di Stefano, perché la vita è crudele e ingiusta, ma questo non è un buon motivo per rassegnarsi e lasciarsi andare alla sconfitta.

Amo questa storia, che però soffre di eccessiva velocità. Hermes ci fa passare da una situazione all'altra con velocità fulminea, come se non volesse cedere al patetismo: cosa certamente lodevole, ma che fa restare nell'ombra molti avvenimenti importanti, e finisce per rendere Stefano protagonista in solitaria, scalzando gli altri due, specie Chiara di cui la crescente solitudine e disperazione si intravvedono solo a tratti. Inoltre, l'ultima parte, quella del film, soffre effettivamente un po' di irrealtà, più che altro per il personaggio di Saverio Rocqua, che sembra entrare quasi a caso, nonostante la sua importanza, e sembra lui sì un cliché. Mi si potrà dire che il film era già lungo, ma allora potrei rispondere che tanto valeva fare 31, dopo aver fatto 30.

A rovinare il film, e a non permettermi di dargli 8, è quindi il ritmo troppo veloce, che come Alberto mai si ferma a prendere una pausa, ma svolta sempre e comunque, anche quando, forse, si sarebbe dovuto restare un po' sulla linea intrapresa.

Poi, si può sapere per quale motivo le foto non si vedono? Almeno, io non le vedo.

Di Guadagnino non ho visto nulla, ma può darsi che a questo punto mi recuperi Io sono l'amore (non Melissa P.): comunque svolge molto bene il suo compito. Lorenzo Balducci e Flavio Parenti si mettono già in posizione per i premi degli attori, mentre la Crescentini rimane un po' in ombra.
La musica non è musica che apprezzo, perché il genere proprio non mi piace, ma è adeguata al film ed è stata scelta con evidente cura, quindi mi rimetto al giudizio dell'autore.
Il sito manca, ed è un peccato.

VOTO: 76/100. Ebbene sì, di più che a Honey, I'm a tree: che ci volete fare, a me per emozionarmi serve la vita vera, non mi basta la fiaba, per quanto girata molto bene.
 
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24 replies since 10/2/2012, 21:26   1532 views
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