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Lontano da ogni cosa
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Lontano da ogni cosa, Hermes production

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view post Posted on 10/2/2012, 21:26
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Ne approfitto anche io per aprire il topic, prima che la neve faccia qualche disastro alla linea.

http://hermesproduction.altervista.org/LontanoCosa.html

Buona lettura! :)
 
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Andrew.
view post Posted on 10/2/2012, 23:31





Intervista:

Perchè e come sei arrivato alla produzione di questo film?

L’idea di trasporre il libro da cui è tratto il film c’era da tempo. Tra un progetto e l’altro, però, l’entusiasmo è andato scemando così ho approfittato del contest per riprendere in mano il film e farlo uscire una volta per tutte. Ora o mai più!


- Parlaci delle scelte di cast e regia.

Cercavo nei nomi noti ma non troppo abusati dal cinema nostrano. Luca Guadagnino ha girato pochi film e anche se non tutti sono riusciti a pieno, di sicuro hanno dimostrato che il regista ha uno stile proprio, magari un po’ freddo e lontano dal pop, ma sicuramente affascinante. Anche per il cast cercavo nomi non conosciutissimi. In particolare i due protagonisti maschili (Parenti e Balducci) anche se non sono famosissimi hanno dato prova di avere gran talento, accettando spesso ruoli controversi e tutt’altro che rassicuranti.


- Ci sono altri aneddoti e curiosità riguardo alla lavorazione?

Nessun aneddoto in particolare.


- Se il film non fosse tuo, che voto gli daresti da 1 a 10?

Non credo possa andare oltre il 7.


- Un pregio del tuo film?

Pur essendo un film drammatico ha un buon ritmo, forse è fin troppo veloce. E inoltre non giudica le realtà che racconta, anche quando potrebbero essere facilmente criticate.


- Un difetto del tuo film?

Raccontando la giovinezza e parte dell’età adulta dei protagonisti, c’è il rischio che a volte risulti troppo frettoloso e un po’ freddo.


- C'è un critico a cui speri il film piaccia particolarmente? E a chi pensi non piacerà (se vuoi dicci anche il perchè)?

Sinceramente non so a chi potrà piacere o meno. Forse Andrew ne potrebbe apprezzare alcuni aspetti, e forse potrebbe non piacere a World che ha detto più volte di non sopportare molto certi polpettoni italiani.


- Obiettivo al box office? Settimane di durata, incasso complessivo, posizione da raggiungere...

Non pretendo grandi incassi. Spero di coprire i costi (non dovrebbe essere difficile) e di resistere il più possibile all’invasione di nuove uscite.


- Si dice sempre che si è legati a ogni film per un motivo o per un altro... in questo caso?

Innanzitutto è il mio primo film italiano e poi racconta una fase della vita che sto vivendo sulla mia pelle: finita l’università si entra nel mondo del lavoro e nell’età adulta a tutti gli effetti.


- Si dice anche che l'ultimo film scritto è sempre il migliore, in un certo senso, perché non si ripeteranno errori anche veniali commessi in precedenza. Concordi per questo script?

Non credo che sia il mio miglior film. E poi per quanto ami il genere drammatico, devo ancora prenderci confidenza.


- Un tuo film cinematikino a cui somiglia questo?

Considerando che ne ho fatti pochi, direi nessuno. Una cosa da nulla, il film del contest dell’anno scorso era molto diverso.


- Un altro film Cinematikino a cui lo legheresti con un filo rosso (per genere, tematica o quello che vuoi tu).

Per quelli che ho letto fino ad ora direi nessuno. Penso che film del genere, soprattutto per quanto riguarda la tematica, siano piuttosto rari qui a cinematik.


- E un film reale (o più d'uno) invece che ti ha ispirato nella realizzazione o che accomuneresti al tuo?


Non mi sono ispirato a un film in particolare e per ora non me ne viene in mente uno. Per alcuni aspetti, i più banali, potrei dire The dreamers di Bertolucci. Ma sono un appassionato anche dei film di Virzì, soprattutto gli ultimi e probabilmente in qualche modo mi hanno influenzato.


- Il tema e/o il messaggio del film?

Beati quelli che hanno il coraggio e l’incoscienza di cambiare, anche radicalmente la propria vita.


- Come convinceresti un neofita a vedere questa pellicola?


E’ un film che racconta la vita di tre ragazzi che si affacciano all’età adulta. Lo fa senza retorica, inutili paternalismi o spettacolarizzazioni.


- Uno spettatore medio italiano cosa penserebbe del film?


Penserebbe che è il solito film italiano, pseudo-intellettuale, vagamente “sporcaccione”.


- La strada è ancora lunga, ma se dovessi decidere adesso le autonominations principali per il tuo film ai Ck Awards?

E’ difficile da dire. Non penso che possa ambire a qualche premio. Però se dalle recensioni emergerà qualche aspetto del film particolarmente riuscito, sicuramente ne terrò conto.


- A scatola (quasi) chiusa: il prossimo pigliatutto ai Ck Awards?


Dire La torre di Babele è troppo facile, quindi aggiungo il film di Francis che non parteciperà al contest.


- C'è un film che non hai ancora realizzato e che ti dispiace enormemente non aver portato a termine?


Ogni tanto mi viene la malsana idea di trasporre l’anime Neon Genesis Evangelion, perché verrebbe fuori qualcosa di epico, ma solo a pensare di mettere mano a una storia così complicata mi fa venire i capelli bianchi.


- Cosa pensi di poter fare per Cinematik (film, iniziative) in questo periodo?


Spero di continuare a recensire e produrre con una certa costanza, in più darò il mio contributo per le rubriche.
 
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Andrew.
view post Posted on 11/2/2012, 12:07




Recensione della Chimera


Il titolo del film "Lontano da ogni cosa" è molto evocativo e rappresenta bene quello che andremo a vedere. Spesso infatti la lontananza è la protagonista e i tre ragazzi dovranno farne i conti e riuscire a gestirla, imparando da essa delle lezioni di vita importanti.
Possiamo definirla una storia d'amore e di amicizia tra tre ragazzi, dove i due sentimenti spesso si fondono, divenendo qualcosa che va oltre le semplici definizioni, qualcosa appunto di indefinibile.
Si inizia con una storia d'amore tra chiara e Alberto e un amicizia tra Alberto e Stefano. Ma anche Stefano si innamorerà di Chiara e col tempo si vedrà come in realtà l'amore unirà tutti e tre, senza gelosie, senza pregiudizi (il bacio tra Stefano e Alberto lo dimostra). Solo una cosa li separerà e sarà la distanza. Distanza intesa non solo in termini di chilometri, ma di strade che si separano e prendono altre direzioni.
E' una cosa inevitabile, alla quale tutti pensavano di arrivare, ma non appena si presenta i protagonisti sembrano persi e continuano a cercarsi in maniera quasi morbosa, come se la loro vita e il loro successo dipendesse dalla loro unione, dal loro aiuto.
Stefano scoprirà nel finale che questo non è vero, che delle volte la vita ti porta ad allontarti dalle persone che ami e questo non necessariamente è un male perchè si può continuare da soli, forti dell'esperienza e della consapevolezza di essere delle persone formate e indipendenti.
Il finale mi ha colpito perchè mi aspettavo un classico happy ending e invece arriva questo finale che è più realistico, più maturo. Più amaro sicuramente, ma è un'amarezza che si accoglie col sorriso.

La sceneggiatura è scritta bene, ho pensato che non deve essere stato facile raccontare una storia di questo tipo tratta da un romanzo. Perchè nel romanzo i sentimenti possono essere descritti con più parole, mentre nella sceneggiatura bisogna essere in grado di centellinare quelle parole e fare una selezione per scegliere le più adatte. Il risultato è sicuramente positivo, anche se non perfetto. E' positivo per un semplice motivo e cioè che è riuscito a trasmettermi qualcosa. Mi sono emozionato nella scena dove i tre amici si incontrano di nuovo, cosa che mi capita raramente con i film di Cinematik e se è capitato vuol dire che qualcosa ha funzionato a dovere.
Ho detto anche imperfetto, perchè nella prima parte si ha la sensazione di non riuscire a cogliere in pieno i personaggi, di vederli crescere, innamorarsi, lasciarsi, troppo in fretta, senza avere il tempo di capire a fondo i loro problemi e le loro motivazioni. Ma credo che ciò sia imputabile a quello di cui parlavo prima, alla difficoltà di non poter parlare di tutto nella sceneggiatura. Inoltre ho trovato la seconda parte un po' ripetitiva. Ma qua credo che il problema sia del soggetto e non della sceneggiatura. Spesso infatti ci sono diverse scene dove i tre si incontrano, poi si lasciano, poi si incontrano ancora e si lasciano di nuovo e questo è un ciclo continuo, quasi esasperante. Ma è un'esasperazione che probabilmente è voluta, perchè sta a indicare la dipendeza (al pari di una droga) che hanno questi ragazzi tra di loro, che li spinge a tornare sempre insieme.

Non conosco Luca Guadagnino come regista, ho visto che ha fatto pochissimi film e alcuni di questi abbastanza particolari. Scelta quindi insolita e non banale, che non si può apprezzare in pieno ma che è sicuramente valida.
Bravissimi gli attori, che definirei tutti alla pari. Flavio Parenti e Lorenzo Balducci sono molto adatti ai personaggi e danno delle ottime prove, sia nei momenti più leggeri che in quelli più drammatici dove toccano punte elevate riuscendo a emozionarci. Brava anche Carolina Crescentini nella sua sensualità ingenua e nel modo in cui cresce.
Le musiche sono adatte alle scene, scelte bene.
La locandina è stupenda, ma ha il difetto di essere quadrata. Se Hermes la modificasse rendendola più adatta al formato cinematografico, avrebbe più chance agli awards.


VOTO: 74
(da quest'anno riprendo a usare i voti in centesimi)

E' un film dai tempi particolari, il ritmo a volte è veloce, altre si fa lento per focalizzarsi su qualcosa, va assaporato a poco a poco per riuscire a entrare nell'ottica dei personaggi e immedesimarsi con loro. Ci si riesce e si provano anche delle emozioni perchè i tre ragazzi hanno un rapporto così intenso e così struggente da non poterne rimane indifferenti.
Allo stesso tempo però è uno di quei film che nel lavoro di trasposizione perde un po' di forza perchè si ha a volte l'impressione di vedere susseguirsi le vicende come se ci sfuggissero di mano, come se i personaggi crescessero troppo in fretta. In ogni caso è un'ottima pellicola che potrà dire la sua e che dimostra come Hermes sia garanzia di prodotti di qualità, mai scontati o banali.


CITAZIONE
- Se il film non fosse tuo, che voto gli daresti da 1 a 10?

Non credo possa andare oltre il 7.

Ti sottovaluti! Io non credo che possa essere meno di 7.
CITAZIONE
- Si dice sempre che si è legati a ogni film per un motivo o per un altro... in questo caso?

Innanzitutto è il mio primo film italiano e poi racconta una fase della vita che sto vivendo sulla mia pelle: finita l’università si entra nel mondo del lavoro e nell’età adulta a tutti gli effetti.

Sì, probabilmente anche questo conta. Anch'io sono riuscito a immedesimarmi molto per questo motivo.


CITAZIONE
- Si dice anche che l'ultimo film scritto è sempre il migliore, in un certo senso, perché non si ripeteranno errori anche veniali commessi in precedenza. Concordi per questo script?

Non credo che sia il mio miglior film. E poi per quanto ami il genere drammatico, devo ancora prenderci confidenza.

Già, ma lo metterei almeno nella top 3 dei tuoi film.


CITAZIONE
- Un altro film Cinematikino a cui lo legheresti con un filo rosso (per genere, tematica o quello che vuoi tu).

Per quelli che ho letto fino ad ora direi nessuno. Penso che film del genere, soprattutto per quanto riguarda la tematica, siano piuttosto rari qui a cinematik.

Forse è un filo un po' debole, ma lo accomunerei a Blankets di Papele perchè anche quello parlava di rapporti contrastati di alcuni ragazzi alle prese con il bisogno di crescere. Ma comunque sono due film molto diversi.

CITAZIONE
- E un film reale (o più d'uno) invece che ti ha ispirato nella realizzazione o che accomuneresti al tuo?

Non mi sono ispirato a un film in particolare e per ora non me ne viene in mente uno. Per alcuni aspetti, i più banali, potrei dire The dreamers di Bertolucci. Ma sono un appassionato anche dei film di Virzì, soprattutto gli ultimi e probabilmente in qualche modo mi hanno influenzato.

Già, pensare a The Dreamers è inevitabile.

CITAZIONE
- C'è un film che non hai ancora realizzato e che ti dispiace enormemente non aver portato a termine?

Ogni tanto mi viene la malsana idea di trasporre l’anime Neon Genesis Evangelion, perché verrebbe fuori qualcosa di epico, ma solo a pensare di mettere mano a una storia così complicata mi fa venire i capelli bianchi.

In questi giorni cercavo qualche anime da vedere. Chissà, magari gli dò un'occhiata così poi ti rubo l'idea :P

 
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view post Posted on 12/2/2012, 17:18
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CITAZIONE (Andrew. @ 11/2/2012, 12:07) 

Intanto ringrazio Andrew per la recensione e i complimenti! Sono contento che il film ti abbia emozionato perchè avevo paura che risultasse troppo freddo. Hai colto anche il senso del finale che è amaro sì, ma comunque positivo perchè finalmente il protagonista decide di andare avanti e costruirsi la propria vita.

CITAZIONE (Andrew. @ 11/2/2012, 12:07) 
La sceneggiatura è scritta bene, ho pensato che non deve essere stato facile raccontare una storia di questo tipo tratta da un romanzo. Perchè nel romanzo i sentimenti possono essere descritti con più parole, mentre nella sceneggiatura bisogna essere in grado di centellinare quelle parole e fare una selezione per scegliere le più adatte. Il risultato è sicuramente positivo, anche se non perfetto. E' positivo per un semplice motivo e cioè che è riuscito a trasmettermi qualcosa. Mi sono emozionato nella scena dove i tre amici si incontrano di nuovo, cosa che mi capita raramente con i film di Cinematik e se è capitato vuol dire che qualcosa ha funzionato a dovere.
Ho detto anche imperfetto, perchè nella prima parte si ha la sensazione di non riuscire a cogliere in pieno i personaggi, di vederli crescere, innamorarsi, lasciarsi, troppo in fretta, senza avere il tempo di capire a fondo i loro problemi e le loro motivazioni. Ma credo che ciò sia imputabile a quello di cui parlavo prima, alla difficoltà di non poter parlare di tutto nella sceneggiatura. Inoltre ho trovato la seconda parte un po' ripetitiva. Ma qua credo che il problema sia del soggetto e non della sceneggiatura. Spesso infatti ci sono diverse scene dove i tre si incontrano, poi si lasciano, poi si incontrano ancora e si lasciano di nuovo e questo è un ciclo continuo, quasi esasperante. Ma è un'esasperazione che probabilmente è voluta, perchè sta a indicare la dipendeza (al pari di una droga) che hanno questi ragazzi tra di loro, che li spinge a tornare sempre insieme.

Con questo film mi sono ancora più reso conto di qaunto sia difficile trasporre una storia che ha al centro i sentimenti dei protagonisti. Per me era tutto fin troppo chiaro perchè avevo in mente il libro ma nella sceneggiatura lo è di meno. Anche io ho pensato che nella prima parte i personaggi sembrassero un po' schizofrenici. E sicuramente nella seconda sembra che non facciano altro che lasciarsi e ritrovarsi. Ovviamente questo è anche frutto del lavoro di riduzione. Nel libro i tempi sono molto più dilatati e si ha bene la sensazione del tempo che scorre. Magari non avrebbe fatto male aggiungere qualche scena, ma non volevo esagerare con la lunghezza e rischiare di trasformare il film in una mattonata. Comunque credo di essermi soffermato abbastanza sui momenti più importanti della storia.
Mi fa piacere che ti siano piaciuti anche i tre protagonisti.
Riguardo la locandina, quando ci lavoravo su photoshop mi sembrava più rettangolare, ma ora rivendendola sembra un quadrato perfetto! <_<
Grazie ancora per gli apprezzamenti! :)

CITAZIONE (Andrew. @ 11/2/2012, 12:07) 
- C'è un film che non hai ancora realizzato e che ti dispiace enormemente non aver portato a termine?

Ogni tanto mi viene la malsana idea di trasporre l’anime Neon Genesis Evangelion, perché verrebbe fuori qualcosa di epico, ma solo a pensare di mettere mano a una storia così complicata mi fa venire i capelli bianchi.

In questi giorni cercavo qualche anime da vedere. Chissà, magari gli dò un'occhiata così poi ti rubo l'idea

Ti consiglio vivamente di dargli un'occhiata, perchè secondo me è proprio nelle tue corde! ;)
 
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Andrew.
view post Posted on 12/2/2012, 18:23




Infatti ho già iniziato a scaricarlo, poi ti faccio sapere :)

Comunque concordo con quanto hai scritto, è molto difficile riuscire a parlare di tutto cercando di non esagerare rischiando di annoiare il lettore. Sta tutto nel trovare il giusto equilibrio e la bravura di un produttore sta anche (o soprattutto) in questo.
 
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Little Tin Goddess
view post Posted on 14/2/2012, 12:50




dopo la mia rubrica, dico la mia
la trama è un racconto di formazione di tre ragazzi, tutti e tre con un sogno nel cassetto che vogliono realizzare e in parte lo fanno. Oltre a questo, si sussegue un tira e molla fra i due amici e la ragazza del gruppo. Una storia che ricorda molto The Dreamers con la differenza che non sono legati da parentela.
La storia in sè è triste, perchè i tre attraversano dei grossi problemi prima di raggiungere i rispettivi obiettivi, questi problemi possono essere psicologici o fisici, ma anche fra di loro e questo li spinge a volta a mollare tutto, come accade con Alberto e le sue crisi quando non riesce a dipingere, ma alla fine non mollano e sono pronti anche a cambiare per trovare il coraggio di migliorare.
Gli attori tutti ben scelti, mi è piaciuta molto la Crescentini nel ruolo di Chiara, e la regia che crea una sorta di empatia fra i protagonisti e lo spettatore. Della colonna sonora ho già parlato. Il mio voto è 7
 
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view post Posted on 14/2/2012, 17:32
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Grazie anche a Little tin per la recensione. :)
 
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Clint1994
view post Posted on 15/2/2012, 21:18




LONTANO DA OGNI COSA by Clint94

Dopo il grande successo di Miserere, Hermetico torna nelle sale con un film italiano di genere completamente diverso. Dico subito che un film come questo nella realtà si inserirebbe bene nel panorama del cinema italiano attuale e penso che avrebbe anche un buon successo. La sceneggiatura infatti, molto lunga e ricca di personaggi ed eventi, che ripercorre un arco di circa dieci anni della vita dei tre protagonisti, è sufficientemente complessa da poter essere trasposta in un film reale (e non sono moltissimi i film di Cinematik che potrebbero essere realizzati così come sono anche nella realtà). Protagonista della storia è il trio formato da Alberto, Stefano e Chiara: studente brillante e pittore geniale, ma inevitabilmente portato all'autodistruzione il primo; ragazzo più normale, timido e in cerca di una sua strada nella vita il secondo; bella, disinibita e determinata la terza. La caratterizzazione dei tre protagonisti e l'intenso rapporto che si instaura tra loro è sicuramente la cosa più riuscita del film. Secondo me il personaggio più riuscito nonché il vero protagonista della storia, nella sua normalità, nel suo cercare di essere all'altezza dell'amico e nella sua incapacità di trovare una strada propria nella vita, è Stefano. È con lui che lo spettatore riesce più facilmente a identificarsi e non a caso è su di lui che ci si concentra nella parte finale del film, che si conclude proprio con la sua presa di coscienza e il suo ritrovato coraggio di affrontare la sua vita. Lorenzo Balducci offre un'interpretazione misurata e intensa nello stesso tempo, e fra i tre penso sia il migliore del cast. Il personaggio di Alberto viene praticamente filtrato attraverso gli occhi di Stefano: noi vediamo il suo tormento, intuiamo la sua genialità, assistiamo con ansia al suo percorso di autodistruzione che lo porta nel baratro della droga, ma si fa fatica a entrare nella sua testa, a capire quello che pensa e prova davvero, cosa che invece succede con Stefano. Infine il personaggio di Chiara è probabilmente il meno interessante fra i tre, anche se Carolina Crescentini è perfetta e regala un'ottima performance. Il suo personaggio è interessante più che altro per come interagisce con Alberto e Stefano, tra i quali sembra non riuscire (e non poter) scegliere. Ma in fondo questo non lo si può definire un triangolo amoroso, perché non ci sono gelosie né rancori tra Alberto e Stefano, anzi. È un rapporto intenso e particolare che supera l'amicizia, ma che, più che amore, è affetto, intesa, complicità. Il legame fra Alberto, Stefano e Chiara è insomma molto interessante e suscita anche delle emozioni nello spettatore, specialmente quando, ormai adulti, ricordano il passato. Purtroppo la resa della storia nel complesso non è altrettanto riuscita, ma senza dubbio la trasposizione non era facile. Raccontare dieci anni di vita in un film di durata accettabile era impresa ardua e infatti non tutto scorre benissimo. Molti passaggi sembrano “tirati”, alcuni personaggi entrano ed escono dalle vite dei protagonisti senza lasciare il segno nonostante siano stati importanti per loro (penso a Marta) e alcune trovate non sono credibilissime (il rapporto che si instaura tra Stefano e Saverio Fucqua). Mi è capitato qualche volta durante la lettura di rendermi conto solo dopo un po' che erano passati anni dalla scena precedente e insomma si ha questa sensazione di eccessiva rapidità (e forse anche un po' di ripetitività) con cui scorrono le scene. Non che il film dovesse essere più lungo, perché è già piuttosto lungo così e avrebbe rischiato di essere troppo pesante; forse sarebbe stato meglio avere più coraggio e tagliare di più, per magari concentrarsi maggiormente su dei singoli passaggi. Ma effettivamente non saprei nemmeno io cosa si sarebbe potuto tagliare in particolare, e senza dubbio non era un lavoro facile. Alla fine penso comunque che sia più riuscita la prima parte, quando i tre ragazzi sono giovani (ma forse più che la prima parte dovrei dire quella centrale, perché in realtà all'inizio ci vuole un po' di tempo per entrare in sintonia coi tre protagonisti), rispetto all'ultima, cui sono arrivato un po' stanco dalla lettura e che ho trovato meno credibile (Stefano ha avuto una fortuna sfacciata nell'avere un'occasione del genere per fare un film). Il finale mi ha sorpreso perché la storia si interrompe in modo abbastanza brusco e aperto: ai tre protagonisti, ormai separati, può succedere ancora di tutto. Un finale originale e abbastanza coraggioso. Ottimo il cast, su cui spicca Balducci, ma sono bravi anche gli altri due; un po' sprecata Isabella Ragonese, che è una delle attrici italiane più importanti del momento e che qui ha un ruolo piuttosto piccolo. Non conosco il regista, ma mi sembra adatto. Ho apprezzato anche le musiche, molto varie e sempre adatte: spesso ci sono lunghe sequenze accompagnate dalla musica, che è sempre azzeccata. Solo Mad World mi ha lasciato perplesso, ma probabilmente è perché la abbino automaticamente a Donnie Darko e non riesco a immaginarla in altri film.
In conclusione, “Lontano da ogni cosa” è un'opera imperfetta, ma interessante, che aggiunge un'importante tassello alla filmografia di Hermetico. Non siamo ai livelli di Miserere, ma l'approfondimento psicologico dei tre protagonisti è notevole e probabilmente se ad esso fosse corrisposta una storia magari più lineare ma più efficace, ci saremmo trovato davanti a un piccolo capolavoro. Resta in ogni caso un buon film, con tre personaggi difficili da dimenticare.

VOTO: 7
 
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SaschaGranato
view post Posted on 16/2/2012, 16:03




LONTANO DA OGNI COSA

Un film molto difficile da giudicare. Onsestamente non saprei neanche da dove cominciare. Perchè nell'arco di sole due ore, è stata messa troppa carne al fuoco. Il film è costituito da un'infinità di scene, spesso molto brevi, che vanno a sviluppare un racconto che non segue nessun filo conduttore. Tutta la prima parte dell'opera è un insieme di sequenze veloci che ci introducono in un mondo caotico, senza capirne il senso. Come se il regista avesse perso il filo del discorso, e cercasse goffamente di recuperarlo. Questo avviene nella seconda parte del film, quando il protagonista si cimenta nella realizzazione del suo importante progetto. A quel punto la storia incomincia realmente a svilupparsi, i personaggi prendo forma, in virtu anche di una regia che riesce progressivamente a maturare. Resta il fatto che il film ha un ritmo troppo veloce, e non esiste alcuna differenza tra una scena importante ed una semplice sequenza d'intermezzo. Questo credo sia il difetto più grande, che ha provocato in me un certo distacco.

Da un punto di vista tecnico, ho apprezzato molto lo stile della sceneggiatura; semplice nelle descrizioni, scorrevole e dotato di dialoghi molto buoni.

CITAZIONE
C'è un film che non hai ancora realizzato e che ti dispiace enormemente non aver portato a termine?

Ogni tanto mi viene la malsana idea di trasporre l’anime Neon Genesis Evangelion, perché verrebbe fuori qualcosa di epico, ma solo a pensare di mettere mano a una storia così complicata mi fa venire i capelli bianchi.

non sarebbe affatto male come idea ;)
 
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view post Posted on 17/2/2012, 19:08
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Ringrazio anche Clint per la recensione e rispondo a qualcosa.

CITAZIONE (Clint1994 @ 15/2/2012, 21:18) 
Secondo me il personaggio più riuscito nonché il vero protagonista della storia, nella sua normalità, nel suo cercare di essere all'altezza dell'amico e nella sua incapacità di trovare una strada propria nella vita, è Stefano. È con lui che lo spettatore riesce più facilmente a identificarsi e non a caso è su di lui che ci si concentra nella parte finale del film, che si conclude proprio con la sua presa di coscienza e il suo ritrovato coraggio di affrontare la sua vita. Lorenzo Balducci offre un'interpretazione misurata e intensa nello stesso tempo, e fra i tre penso sia il migliore del cast. Il personaggio di Alberto viene praticamente filtrato attraverso gli occhi di Stefano: noi vediamo il suo tormento, intuiamo la sua genialità, assistiamo con ansia al suo percorso di autodistruzione che lo porta nel baratro della droga, ma si fa fatica a entrare nella sua testa, a capire quello che pensa e prova davvero, cosa che invece succede con Stefano.

Stefano è indubbiamente il personaggio principale e quindi il più curato; tutta la vicenda viene vista e vissuta attraverso il suo sentire. Non sappiamo molto di Alberto, nè come sia caduto nella trappola della droga, ma vediamo l'effetto che ha il suo carattere dirompente su quello più mite di Stefano. Inizialmente infatti quest'ultimo sembra quasi soggiogato dalla personalità di Alberto. Mi fa piacere quindi che tu abbia apprezzato il personaggio di Stefano.

CITAZIONE (Clint1994 @ 15/2/2012, 21:18) 
Raccontare dieci anni di vita in un film di durata accettabile era impresa ardua e infatti non tutto scorre benissimo. Molti passaggi sembrano “tirati”, alcuni personaggi entrano ed escono dalle vite dei protagonisti senza lasciare il segno nonostante siano stati importanti per loro (penso a Marta) e alcune trovate non sono credibilissime (il rapporto che si instaura tra Stefano e Saverio Fucqua). Mi è capitato qualche volta durante la lettura di rendermi conto solo dopo un po' che erano passati anni dalla scena precedente e insomma si ha questa sensazione di eccessiva rapidità (e forse anche un po' di ripetitività) con cui scorrono le scene. Non che il film dovesse essere più lungo, perché è già piuttosto lungo così e avrebbe rischiato di essere troppo pesante; forse sarebbe stato meglio avere più coraggio e tagliare di più, per magari concentrarsi maggiormente su dei singoli passaggi.

Mi sono reso conto anche io che a volte non fosse chiaro quanto tempo fosse passato nella sceneggiatura. Ho cercato di renderlo evidente con alcuni particolari ma forse serviva qualcosa di più concreto. Mi sono reso conto che non è per nulla facile raccontare il passare del tempo, dieci anni (e più) di vita. Sicuramente ho duvuto semplificare molte cose, in primis la realizzazione del film, ma daltronde non era questo il punto centrale della storia. Alcuni personaggi inevitabilmente li ho dovuti sacrificare (appunto Marta e Saverio) e ho preferito concentrarmi sui tre protagonisti e il loro rapporto, che a quanto pare è la cosa più riuscita del film.

CITAZIONE (Clint1994 @ 15/2/2012, 21:18) 
Il finale mi ha sorpreso perché la storia si interrompe in modo abbastanza brusco e aperto: ai tre protagonisti, ormai separati, può succedere ancora di tutto. Un finale originale e abbastanza coraggioso. Ottimo il cast, su cui spicca Balducci, ma sono bravi anche gli altri due; un po' sprecata Isabella Ragonese, che è una delle attrici italiane più importanti del momento e che qui ha un ruolo piuttosto piccolo.

Mi fa piacere che ti sia piaciuto il finale.
E' vero la Ragonese è decisamente sprecata per il ruolo, me ne sono accorto a film concluso.



CITAZIONE (SaschaGranato @ 16/2/2012, 16:03) 
Un film molto difficile da giudicare. Onsestamente non saprei neanche da dove cominciare. Perchè nell'arco di sole due ore, è stata messa troppa carne al fuoco. Il film è costituito da un'infinità di scene, spesso molto brevi, che vanno a sviluppare un racconto che non segue nessun filo conduttore. Tutta la prima parte dell'opera è un insieme di sequenze veloci che ci introducono in un mondo caotico, senza capirne il senso. Come se il regista avesse perso il filo del discorso, e cercasse goffamente di recuperarlo. Questo avviene nella seconda parte del film, quando il protagonista si cimenta nella realizzazione del suo importante progetto. A quel punto la storia incomincia realmente a svilupparsi, i personaggi prendo forma, in virtu anche di una regia che riesce progressivamente a maturare. Resta il fatto che il film ha un ritmo troppo veloce, e non esiste alcuna differenza tra una scena importante ed una semplice sequenza d'intermezzo. Questo credo sia il difetto più grande, che ha provocato in me un certo distacco.

Da un punto di vista tecnico, ho apprezzato molto lo stile della sceneggiatura; semplice nelle descrizioni, scorrevole e dotato di dialoghi molto buoni.

Ringrazio anche Sascha per la recensione.
Anche tu hai evidenziato lo stesso difetto fatto notare dagli altri.
E' vero che la prima parte è piuttosto caotica, ma non credo che non ci sia alcun filo conduttore. La prima parte vuole proprio descrivere il limbo in cui si trovano i tre protagonisti, senza uno scopo evidente nella vita. Vivacchiano in un mondo tutto loro, senza responsabilità, senza etichette.Da qui il titolo "Lontano da ogni cosa" perchè è così che loro si sentono, ma presto l'età adulta, l'età delle scelte, busserà alla loro porta. Il senso di straniamento e leggero distacco, almeno nella prima parte, era assolutamente voluto. I personaggi acquistano spessore proprio quando si immergono nella realtà ed escono da quella campana di vetro che si erano costruiti.
Se però questo senso di distacco dalla vicenda ha caratterizzato la lettura dell'intero film allora sicuramente ho sbagliato qualcosa perchè non era nei miei "piani".
Ti ringrazio comunque per le critiche.
Riguardo la trasposizione di Neon genesis evangelion, penso che rimarrà un'utopia, ma mai dire mai nella vita! :)
 
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mastruccio
view post Posted on 18/2/2012, 01:13




RECENSIONE DI MASTRUCCIO (DREAMING STUDIOS)

La Hermes Production partecipa al Contest di San valentino con un film tutto italiano diretto da Luca Guadagnino ed un cast di giovani attori talentuosi. Tratto dall'omonimo romanzo di Matteo Signorini, "Lontano da ogni cosa", narra la storia di tre amici, Alberto, Stefano e Chiara, attraverso i dieci anni più impotanti della loro vita: quelli in cui finisce l'età della spensieratezza e delle deresponsabilizzazione e inizia quella delle scelte di vita, che portano a "svoltare" (come citato nella dedica finale del film e del libro).
Tralasciando la descrizione della trama, che altri hanno esaurientemente trascritto, vorrei soffermarmi sull'emozione che la lettura del film mi ha regalato. La punta di commozione è arrivata al momento in cui Stefano finalmente riesce a trovare per il suo film una piccola distribuzione (sarà stato per solidarietà di categoria - personalmente nasco come regista-sceneggiatore) e quando, alla fine, prende consapevolezza di dover intraprendere la sua strada, senza più la compagnia dei carisismi amici.
Quindi, lo dico sinceramente, il film ha un suo perchè, riesce ad emozionare, e ci si riesce ad immedesimarsi nei personaggi principali.
Condivido i giudizi di alcuni altri recensori sulla prima parte della pellicola. Troppo veloci le scene iniziali di presentazione di personaggi, e si arriva troppo presto alla follia artistica di Alberto. La riduzione cinematografica ha, purtroppo, dovuto sacrificare momenti che avrebbero approfondito la parte spensierata ed anche divertente della vita dei protagonisti.
Giustamente lo sceneggiatore ha preferito dare maggior spazio alle vicissitudini che portano ai momenti di crisi e maturazione dei personaggi, portandoli all'età adulta attraverso persorsi differenti, che ogni tanti si incrociano. Ed in questi momenti di ri-incontro emerge con efficacia la nostalgia dei bei momenti passati insieme, un desiderio fortissimo di voler tornare indietro, ma anche la consapevolezza, alla fine, che la vita ci cambia e che non potrà mai più essere come prima. Insomma, la vita è dura, ragazzi, ed occore anche masticare bocconi amari. Ma se guardiamo la realtà in faccia, sappiamo scegliere la strada giusta, arriva anche il momento di "svoltare".
Lo script si legge facilmente e denota una buona capacità di parlare per immagini. Mi è particolarmente piaciuta la scena di Milano.
La scelta di affidare la regia del film a Luca Guadagnino mi trova abbastanza daccordo. Forse poteva anche essere più adatto Marco Tullio Giordana, o Roberto Faenza.
Gli attori hanno il fisico giusto per impersonare i personaggi; le musiche, invece, non mi hanno convinto appieno. Una maggiore ricerca di temi più inerenti alle scene a cui si accompagnano poteva avere risultati migliori.
Locandina ottima per la grafica, meno per il formato, non quello realmente usato.
Voto finale: 68/100
 
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view post Posted on 18/2/2012, 20:45
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Recensione di freddy_k

Lo ammetto, non mi è piaciuto molto. Non per la storia, che comunque prende e si segue con piacere. Il problema è lo stile: troppo freddo. Un film drammatico, per essere tale, deve saper coinvolgere ed emozionare, e con me non c'è riuscito del tutto. La prima parte, soprattutto, è costituita da tutta una serie di scene che si susseguono una dietro l'altra come un elenco, e ci permettono di inquadrare i tre protagonisti solo superficialmente: il "serio", il "tormentato" e la "bella-ma-intelligente". Un'altra cosa mi ha dato abbastanza fastidio: le scene più drammatiche terminavano troppo velocemente e bruscamente, senza darmi il tempo di coinvolgermi come avrebbero dovuto (e potuto). Nella seconda parte, tuttavia, ho cominciato ad appassionarmi di più ai personaggi, e ad apprezzare un po' di più la storia.
Non mi è dispiaciuto il trio dei protagonisti: avevano il volto giusto per i personaggi che interpretavano (ma perchè non ci sono le foto?), anche se conoscevo solo la Crescentini. Non conosco il regista, ma il suo stile mi è sembrato, come ho già detto, troppo freddo. Sito assente, musiche ben amalgamate, che ho apprezzato. Bella la locandina, in tema col film.

Voto: 6+
 
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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


12/02/2012

Capita poche volte che un film italiano degli ultimi vent'anni mi emozioni, contando che secondo me il cinema italiano è morto con Monicelli e attende che qualcuno lo vada a resuscitare cambiandolo profondamente. Ma stavolta succede, e il pubblico della sala si alza in piedi applaudendo ad Hermes e ai suoi attori, che sono sorpresi da un simile successo. Io, invece, resto seduto, con le lacrime che mi appannano gli occhiali, mentre ripenso a Una cosa da nulla e mi ripeto: "Cazzo, perché non l'ho girato io questo film?"

Tre artisti contro la realtà: potrebbe essere un buon sottotitolo per questo film. Un pittore geniale ma disordinato e in fondo troppo sregolato (un artista quindi dionisiaco, come direbbe Nietzsche), una ragazza che vuole sfruttare al meglio la propria bellezza senza illusioni romantiche, uno sceneggiatore timido e impaurito che non riesce a esprimersi pienamente (un artista apollineo in potenza). Già questo basterebbe a farmi amare questo film, perché la lotta e il compromesso Arte-Realtà è uno dei miei temi preferiti, come si è già visto nei Racconti di Hoffman e come si vedrà ancora meglio in Looking for Hope, quando l'avrò terminato. Ma ben poco di fantastico, anzi nulla, vi è in questo film che racconta, con ben poco incanto ma nemmeno con troppa disperazione, quanto sia difficile restare "puri", non smettere di andare avanti e rassegnarsi alla merda, anche da soli: alla fine, Alberto e Chiara non ci saranno alla proiezione del film di Stefano, perché la vita è crudele e ingiusta, ma questo non è un buon motivo per rassegnarsi e lasciarsi andare alla sconfitta.

Amo questa storia, che però soffre di eccessiva velocità. Hermes ci fa passare da una situazione all'altra con velocità fulminea, come se non volesse cedere al patetismo: cosa certamente lodevole, ma che fa restare nell'ombra molti avvenimenti importanti, e finisce per rendere Stefano protagonista in solitaria, scalzando gli altri due, specie Chiara di cui la crescente solitudine e disperazione si intravvedono solo a tratti. Inoltre, l'ultima parte, quella del film, soffre effettivamente un po' di irrealtà, più che altro per il personaggio di Saverio Rocqua, che sembra entrare quasi a caso, nonostante la sua importanza, e sembra lui sì un cliché. Mi si potrà dire che il film era già lungo, ma allora potrei rispondere che tanto valeva fare 31, dopo aver fatto 30.

A rovinare il film, e a non permettermi di dargli 8, è quindi il ritmo troppo veloce, che come Alberto mai si ferma a prendere una pausa, ma svolta sempre e comunque, anche quando, forse, si sarebbe dovuto restare un po' sulla linea intrapresa.

Poi, si può sapere per quale motivo le foto non si vedono? Almeno, io non le vedo.

Di Guadagnino non ho visto nulla, ma può darsi che a questo punto mi recuperi Io sono l'amore (non Melissa P.): comunque svolge molto bene il suo compito. Lorenzo Balducci e Flavio Parenti si mettono già in posizione per i premi degli attori, mentre la Crescentini rimane un po' in ombra.
La musica non è musica che apprezzo, perché il genere proprio non mi piace, ma è adeguata al film ed è stata scelta con evidente cura, quindi mi rimetto al giudizio dell'autore.
Il sito manca, ed è un peccato.

VOTO: 76/100. Ebbene sì, di più che a Honey, I'm a tree: che ci volete fare, a me per emozionarmi serve la vita vera, non mi basta la fiaba, per quanto girata molto bene.
 
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view post Posted on 21/2/2012, 23:43
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CITAZIONE (mastruccio @ 18/2/2012, 01:13) 
RECENSIONE DI MASTRUCCIO (DREAMING STUDIOS)

La Hermes Production partecipa al Contest di San valentino con un film tutto italiano diretto da Luca Guadagnino ed un cast di giovani attori talentuosi. Tratto dall'omonimo romanzo di Matteo Signorini, "Lontano da ogni cosa", narra la storia di tre amici, Alberto, Stefano e Chiara, attraverso i dieci anni più impotanti della loro vita: quelli in cui finisce l'età della spensieratezza e delle deresponsabilizzazione e inizia quella delle scelte di vita, che portano a "svoltare" (come citato nella dedica finale del film e del libro).
Tralasciando la descrizione della trama, che altri hanno esaurientemente trascritto, vorrei soffermarmi sull'emozione che la lettura del film mi ha regalato. La punta di commozione è arrivata al momento in cui Stefano finalmente riesce a trovare per il suo film una piccola distribuzione (sarà stato per solidarietà di categoria - personalmente nasco come regista-sceneggiatore) e quando, alla fine, prende consapevolezza di dover intraprendere la sua strada, senza più la compagnia dei carisismi amici.
Quindi, lo dico sinceramente, il film ha un suo perchè, riesce ad emozionare, e ci si riesce ad immedesimarsi nei personaggi principali.
Condivido i giudizi di alcuni altri recensori sulla prima parte della pellicola. Troppo veloci le scene iniziali di presentazione di personaggi, e si arriva troppo presto alla follia artistica di Alberto. La riduzione cinematografica ha, purtroppo, dovuto sacrificare momenti che avrebbero approfondito la parte spensierata ed anche divertente della vita dei protagonisti.
Giustamente lo sceneggiatore ha preferito dare maggior spazio alle vicissitudini che portano ai momenti di crisi e maturazione dei personaggi, portandoli all'età adulta attraverso persorsi differenti, che ogni tanti si incrociano. Ed in questi momenti di ri-incontro emerge con efficacia la nostalgia dei bei momenti passati insieme, un desiderio fortissimo di voler tornare indietro, ma anche la consapevolezza, alla fine, che la vita ci cambia e che non potrà mai più essere come prima. Insomma, la vita è dura, ragazzi, ed occore anche masticare bocconi amari. Ma se guardiamo la realtà in faccia, sappiamo scegliere la strada giusta, arriva anche il momento di "svoltare".
Lo script si legge facilmente e denota una buona capacità di parlare per immagini. Mi è particolarmente piaciuta la scena di Milano.
La scelta di affidare la regia del film a Luca Guadagnino mi trova abbastanza daccordo. Forse poteva anche essere più adatto Marco Tullio Giordana, o Roberto Faenza.
Gli attori hanno il fisico giusto per impersonare i personaggi; le musiche, invece, non mi hanno convinto appieno. Una maggiore ricerca di temi più inerenti alle scene a cui si accompagnano poteva avere risultati migliori.
Locandina ottima per la grafica, meno per il formato, non quello realmente usato.
Voto finale: 68/100

Ringrazio Mastruccio per la recensione.
Hai inquadrato molto bene il film con i suoi pregi e i suoi difetti.
Riguardo la velocità delle scene soprattutto nella parte iniziale, ho già risposto. E' anche vero che mi sono concentrato soprattutto sui momenti di crisi perchè sono quelli che fanno evolvere la storia. Capisco però che si possa avere l'impressione che questi siano dei ragazzi perennemente scazzati, sempre col broncio e che non si divertano mai. Magari qualche scena più spensierata ci stava.
Riguarod la scelta del regista, marco Tullio Giordana non celo vedo molto in un film del genere. Invece Roberto Faenza poteva essere un nome per nulla scontato che sicuramente si adattava bene alla pellicola. Ammetto di non averci proprio pensato.
Grazie ancora! E mi fa piacere che il film ti abbia suscitato delle emozioni, soprattutto che sia emersa la sensazione di nostalgia in alcune scene. :)


CITAZIONE (freddy_k @ 18/2/2012, 20:45) 
Recensione di freddy_k

Lo ammetto, non mi è piaciuto molto. Non per la storia, che comunque prende e si segue con piacere. Il problema è lo stile: troppo freddo. Un film drammatico, per essere tale, deve saper coinvolgere ed emozionare, e con me non c'è riuscito del tutto. La prima parte, soprattutto, è costituita da tutta una serie di scene che si susseguono una dietro l'altra come un elenco, e ci permettono di inquadrare i tre protagonisti solo superficialmente: il "serio", il "tormentato" e la "bella-ma-intelligente". Un'altra cosa mi ha dato abbastanza fastidio: le scene più drammatiche terminavano troppo velocemente e bruscamente, senza darmi il tempo di coinvolgermi come avrebbero dovuto (e potuto). Nella seconda parte, tuttavia, ho cominciato ad appassionarmi di più ai personaggi, e ad apprezzare un po' di più la storia.
Non mi è dispiaciuto il trio dei protagonisti: avevano il volto giusto per i personaggi che interpretavano (ma perchè non ci sono le foto?), anche se conoscevo solo la Crescentini. Non conosco il regista, ma il suo stile mi è sembrato, come ho già detto, troppo freddo. Sito assente, musiche ben amalgamate, che ho apprezzato. Bella la locandina, in tema col film.

Voto: 6+

Ringrazio anche Freddy. Mi dispiace che il film non ti sia piaciuto. Per me è stato una sorta di esperimento, devo ancora capire se riuscito per metà o per nulla. Alcuni dei difetti che hai citato erano voluti. Ritorniamo sempre ala brevità delle scene. Siccome il film è già abbastanza amaro e triste di per sè ho deciso di non far durare troppo le scene più drammatiche proprio per evitare la lacrima facile e gli atteggiamenti più morbosi. Tra morti, droga, disillusioni, abbandoni, il film sarebbe stato un piagnisteo continuo. Quindi ho preferito scene brevi e (possibilmente) efficaci. Credo quindi che sia anche da questo che derivi la sensazione di freddezza.
Riguardo le foto mi sono reso conto solo ora che usando firefox e chrome non si vedono, mentre invece con explorer non ci sono problemi. Non so perchè faccia così.
Grazie comunque! Il prossimo film drammatico che uscirà sarà ben diverso da questo.


CITAZIONE (Francis Delane @ 19/2/2012, 19:29) 
LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


12/02/2012

Tre artisti contro la realtà: potrebbe essere un buon sottotitolo per questo film. Un pittore geniale ma disordinato e in fondo troppo sregolato (un artista quindi dionisiaco, come direbbe Nietzsche), una ragazza che vuole sfruttare al meglio la propria bellezza senza illusioni romantiche, uno sceneggiatore timido e impaurito che non riesce a esprimersi pienamente (un artista apollineo in potenza). Già questo basterebbe a farmi amare questo film, perché la lotta e il compromesso Arte-Realtà è uno dei miei temi preferiti, come si è già visto nei Racconti di Hoffman e come si vedrà ancora meglio in Looking for Hope, quando l'avrò terminato. Ma ben poco di fantastico, anzi nulla, vi è in questo film che racconta, con ben poco incanto ma nemmeno con troppa disperazione, quanto sia difficile restare "puri", non smettere di andare avanti e rassegnarsi alla merda, anche da soli: alla fine, Alberto e Chiara non ci saranno alla proiezione del film di Stefano, perché la vita è crudele e ingiusta, ma questo non è un buon motivo per rassegnarsi e lasciarsi andare alla sconfitta.

Amo questa storia, che però soffre di eccessiva velocità. Hermes ci fa passare da una situazione all'altra con velocità fulminea, come se non volesse cedere al patetismo: cosa certamente lodevole, ma che fa restare nell'ombra molti avvenimenti importanti, e finisce per rendere Stefano protagonista in solitaria, scalzando gli altri due, specie Chiara di cui la crescente solitudine e disperazione si intravvedono solo a tratti. Inoltre, l'ultima parte, quella del film, soffre effettivamente un po' di irrealtà, più che altro per il personaggio di Saverio Rocqua, che sembra entrare quasi a caso, nonostante la sua importanza, e sembra lui sì un cliché. Mi si potrà dire che il film era già lungo, ma allora potrei rispondere che tanto valeva fare 31, dopo aver fatto 30.

A rovinare il film, e a non permettermi di dargli 8, è quindi il ritmo troppo veloce, che come Alberto mai si ferma a prendere una pausa, ma svolta sempre e comunque, anche quando, forse, si sarebbe dovuto restare un po' sulla linea intrapresa.

Poi, si può sapere per quale motivo le foto non si vedono? Almeno, io non le vedo.

Di Guadagnino non ho visto nulla, ma può darsi che a questo punto mi recuperi Io sono l'amore (non Melissa P.): comunque svolge molto bene il suo compito. Lorenzo Balducci e Flavio Parenti si mettono già in posizione per i premi degli attori, mentre la Crescentini rimane un po' in ombra.
La musica non è musica che apprezzo, perché il genere proprio non mi piace, ma è adeguata al film ed è stata scelta con evidente cura, quindi mi rimetto al giudizio dell'autore.
Il sito manca, ed è un peccato.

VOTO: 76/100. Ebbene sì, di più che a Honey, I'm a tree: che ci volete fare, a me per emozionarmi serve la vita vera, non mi basta la fiaba, per quanto girata molto bene.

Ringrazio anche Francis e devo dire che sono rimasto paicevolmente sorpreso dalla sua recensione! Non immagianvo che il film potesse piacerti così tanto.
I compromessi a cui deve far fronte l'artista (in qualsiasi campo,anche in settori meno creativi) è uno dei temi portanti della storia. Il libro è pieno di riflessioni sul tema, io ne ho messa qualcuna e mi fa piacere che tu le abbia apprezzate.
Il personaggio di Chiara è sicuramente un po' sacrificato soprattutto nella seconda parte. Quello di Alberto è sfuggente, difficile da inquadrare, schizofrenico. E' venuto come io volevo, anche nel suo grande egocentrismo che a volte lo rende antipatico.
L'eccessisva velocità del film è ormai acclarata. Ne sono derivate anche alcune forzature come la vicenda di Saverio che ammetto è un personaggio abbastanza stereotipato. E poi c'è anche la questione del patetismo, non volevo esagerare col sentimentalismo e via dicendo, ma probabilemnte ho ottenuto l'effetto opposto.
Ti ringrazio ancora per gli apprezzamenti! :)

Edited by Hermetico - 22/2/2012, 00:15
 
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view post Posted on 22/2/2012, 00:18
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CITAZIONE (Hermetico @ 21/2/2012, 23:43) 
Ringrazio anche Freddy. Mi dispiace che il film non ti sia piaciuto. Per me è stato una sorta di esperimento, devo ancora capire se riuscito per metà o per nulla. Alcuni dei difetti che hai citato erano voluti. Ritorniamo sempre ala brevità delle scene. Siccome il film è già abbastanza amaro e triste di per sè ho deciso di non far durare troppo le scene più drammatiche proprio per evitare la lacrima facile e gli atteggiamenti più morbosi. Tra morti, droga, disillusioni, abbandoni, il film sarebbe stato un piagnisteo continuo. Quindi ho preferito scene brevi e (possibilmente) efficaci. Credo quindi che sia anche da questo che derivi la sensazione di freddezza.
Riguardo le foto mi sono reso conto solo ora che usando firefox e chrome non si vedono, mentre invece con explorer non ci sono problemi. Non so perchè faccia così.
Grazie comunque! Il prossimo film drammatico che uscirà sarà ben diverso da questo.

E io lo leggerò volentieri, come sempre! ;)

Edited by freddy_k - 22/2/2012, 00:36
 
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