Maximilian Cady (Robert DeNiro) esce dal carcere dopo aver scontato quattordici anni per stupro e percosse. Apparentemente una persona mite e tranquilla, in realtà l'ex galeotto è ossessionato dalla vendetta nei confronti di Sam Bowden (Nick Nolte), l'avvocato che 14 anni prima non lo difese a dovere e preferì lasciarlo condannare. Inizia così una sottile tortura psicologica nei confronti di lui, della moglie Leigh (Jessica Lange) e della figlia Danielle (Juliette Lewis), mischiando un macabro senso dell'umorismo, provocazioni anticonformiste e una impercettibile dose di violenza, senza mai violare le leggi e sfruttando gli scheletri nell'armadio dell'allegra famigliola.
Prima di girare
L'ultima tentazione di Cristo, Martin aveva pattuito con la Universal che, in cambio dei finanziamenti, avrebbe diretto un film per loro. Scelse così di fare il remake de
Il promontorio della paura, thriller classe 1962 con protagonisti Robert Mitchum (nei panni di DeNiro) e Gregory Peck (al posto di Nolte). E portò a termine l'impresa senza troppe difficoltà, senza particolari storie di regia: rispetto al film originale, venne dato qualche difetto morale in più a Bowden e alla sua famiglia. Sia DeNiro sia Nolte si allenarono fisicamente uno per irrobustirsi, l'altro per dimagrire, conseguendo un risultato eccellente. I tre protagonisti del film originale tornano nel film: Mitchum è il tenente di polizia che "consiglia" a Bowden di assoldare un investigatore, Peck l'avvocato che difende DeNiro contro Nolte, Martin Balsam (che nel 1962 era stato l'investigatore privato, qua affidato a Joe Don Baker) il giudice. De Niro e la Lewis furono candidati all'Oscar, ma persero rispettivamente contro Anthony Hopkins per
Il silenzio degli innocenti e Mercedes Ruehl per
La leggenda del re pescatore.
Il film conferma la svolta "neoclassica" di
Quei bravi ragazzi, e dimostra la bravura di Martin nel saper rispettare le regole di un genere mettendoci però qualcosa di inconfondibilmente suo. De Niro, tatuato, impazzito, ossessionato e innegabilmente affascinante, vuole punire Bowden/Nolte per la sua quotidianità, la sua onestà mediocre, la sua vita ipocrita, e si erge a simbolo di tutto ciò che il sistema nasconde o isola perché non vuole dire la verità (insomma, è Travis Bickle mandato in galera, è Gesù dopo le tentazioni). Vero fulcro del film è perciò l'ambiguo incontro fra Cady e Danielle Bowden, dove la ragazza ascolta affascinata le parole seducenti e libertarie dell'ex galeotto, il quale la corteggia anche un poco con discrezione arrivando a baciarla. Angosciante e teso ancora oggi, il film culmina in un finale pirotecnico ed emozionante su una barca alla deriva, sfortunatamente non motivato a sufficienza dalla sceneggiatura, dove Cady passa da una tattica molto furba di gioco al gatto e al topo a un'esplosione di violenza pura senza un granché di logica interna. Sarà un film "fatto per loro", ma diamine quant'è fatto bene.