E mentre Arcadia si dedica a rivedere Cronenberg, io invece mi sto dedicando alla scoperta di Scorsese. Vado, ovviamente, a caso (che è il metodo migliore).
Fine anni '60: le famiglie mafiose italoamericane che ricavano soldi dai casinò di Las Vegas mettono informalmente a capo di uno di questi Sam "Asso" Rothstein (Robert De Niro), abilissimo giocatore e scommettitore baciato dalla fortuna. Sam si dimostra subito un amministratore bravissimo e un direttore dal polso fermo, ma la sua fortuna purtroppo si scontra con due ostacoli insormontabili: l'ambizione del suo sanguinario e spietato amico, Nicky Santoro (Joe Pesci), deciso a diventare il re del crimine a Las Vegas, e la sua passione per Ginger (Sharon Stone), una frequentatrice dei casinò, che sposa senza che lei lo ami. E' solo l'inizio di una lotta spietata tra crimine e legalità che alla fine travolgerà tutti i suoi partecipanti, in una Las Vegas scintillante di luci in mezzo al deserto.
Il film è ispirato alla vera storia di Frank Rosenthal, che ha collaborato attivamente alla lavorazione, e vede tornare al lavoro il team che ha realizzato
Quei bravi ragazzi: il film, infatti, nacque da un'iniziativa di Nicholas Pileggi, il quale ne propose la lavorazione alla Universal, con la quale Martin era in debito di un altro film dopo
L'età dell'innocenza (il che, in teoria, lo renderebbe un "film per loro"). Fra l'altro, Pileggi lavorò al suo romanzo mentre Scorsese lavorava al film, quindi le due cose nacquero assieme, mentre
Quei bravi ragazzi era già finito quando Martin se ne era interessato. Squadra che vince non si cambia, perciò ecco tornare Robert De Niro e Joe Pesci, amici per la pelle e perfettamente in sintonia, mentre il difficile fu assicurarsi Sharon Stone: il suo provino saltò per tre volte, e alla fine fu solo per un colpo di fortuna che Martin la raggiunse al ristorante dove stava cenando per convincerla ad entrare nel cast. Il suo apporto al film fu determinante, l'attrice diede anima e corpo al proprio personaggio, sfruttando al meglio i suggerimenti di Martin e Bob. Altra grande novità è James Woods, l'indimenticabile Max di
C'era una volta in America, nel ruolo dell'ex sfruttatore di Ginger, a cui lei è però ancora legata. Il film fu girato in un vero casinò di Las Vegas, il Riviera, supportando così il lavoro immenso di Dante Ferretti, che non era mai stato a Las Vegas e perciò sudò le proverbiali sette camicie per capire cosa Martin si aspettasse da lui (e ne valse la pena). Il tutto fu fatto in 100 giorni. La colonna sonora, scelta da Scorsese in persona, vanta anche il brano
Contempt dal
Disprezzo di Godard. Il film non fu un grande successo, e anche lo stesso Martin ammise di aver trovato un po' frustrante dover fare un altro film sulla mafia.
Ma se ascoltasse me, Martin dovrebbe smetterla di pentirsi. Certo, anche questa è una storia di ascesa e caduta nel crimine, di inseguimento di ricchezza e/o potere e/o stabilità, ma stavolta il denaro non è un miraggio come lo era per i bravi ragazzi, è una realtà tangibile. E non c'è romanticismo, come poteva essercene nel film precedente, che ritraeva in fondo un mondo ben conosciuto dal regista, qua siamo in una realtà assolutamente cinica e amorale dove tutto si misura in termini di soldi e lusso, e dove la vitalità irruente di Pesci è fuori posto, così come la tranquillità che vorrebbe essere riposo di De Niro. E' più parente dell'
Età dell'innocenza, insomma, che di
Quei bravi ragazzi, dove almeno la gente si divertiva, dove c'era vitalità. Invece qui siamo nel regno quasi della morte, scandito dalla voce off di De Niro o Pesci che commenta la storia che si sta svolgendo di fronte ai nostri occhi: una morte lenta, tranquilla, morte dell'anima nel gorgo dei soldi, piano piano stritolata fino all'annientamento, brillante ma fredda come il ghiaccio. Merito delle scenografie megalomani e pacchiane di Ferretti, che rendono tutta l'idea del denaro/Morte al lavoro, dell'atmosfera scintillante ma falsa di giovialità, intrisa di un'avidità destinata a consumare tutti. Insomma,
Casinò dimostra che è possibile migliorare un capolavoro:
Quei bravi ragazzi lo era già, ma spingendo all'estremo le sue caratteristiche (voce off, struttura episodica, scene brevi) e contaminandole con la magnificenza visiva e la freddezza di fondo dell'
Età dell'innocenza, Martin ha ottenuto un film ancora più bello.
E che rappresenta, a tutt'oggi, l'ultima collaborazione della coppia d'oro De Niro-Scorsese: spero di vederne almeno un'altra, in futuro (magari anche con Di Caprio, e perché no? Leo e Bob assieme mi suonano molto bene). Inoltre è, a tutt'oggi, l'unico film dove Sharon Stone riveli vere qualità da attrice: non avrei mai creduto che potesse essere così brava.
Edited by Francis Delane - 12/10/2011, 01:36