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Alice in Wonderland
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Alice in Wonderland

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Francis Delane
view post Posted on 4/3/2010, 23:54 by: Francis Delane

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Un film di Tim Burton. Con Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Crispin Glover, Anne Hathaway.
Stephen Fry, Christopher Lee, Michael Sheen, Alan Rickman, Matt Lucas, Timothy Spall, Barbara Windsor, Leo Bill, Paul Whitehouse, Eleanor Gecks, Lucy Davenport, Jessica Oyelowo, Amy Bailey, Arick Salmea, John Surman, Marton Csokas, Eleanor Tomlinson, Annalise Basso, Jemma Powell, Frances de la Tour, John Hopkins, Austin James Wolff, Tim Pigott Smith, Geraldine James, Lindsay Duncan, Michael Gough, Noah Taylor
Fantastico, Ratings: Kids, durata 108 min.
- USA 2010.
- Walt Disney
uscita mercoledì 3 marzo 2010.






Visto ieri sera, dopo essermi divorato tutte le recensioni che avevo potute trovare negli ultimi tre giorni, in preda a una vera e propria febbre timburtoniana. Ci sono andato con un amico che è entrato in sala scettico, ed è uscito entusiasta dicendo questa frase: "E' un film bellissimo, i critici non hanno capito niente!" (ed è un cinefilo).

Questa volta, di una cosa voi tutti potete stare tranquilli: a essere presi in contropiede, stavolta, sono i fan di Tim. Non i suoi detrattori, chi l'ha odiato prima lo odierà ancora di più adesso. Ma gli stessi fan sono rimasti delusi. Si aspettavano il trionfo dell'assurdo e del nonsense, evidentemente confondendo il loro idolo con quell'altro genio visionario che risponde al nome di Terry Gilliam. Ma Tim non è Gilliam, e non è neanche solo (per fortuna) il re del gotico e dell'oscurità (e chi la pensa così, si è perso non dico "Big Fish", ma anche "Beetlejuice" e "Mars Attacks!"): è Tim Burton, che era intenzionato a fare su "Alice" lo stesso scherzetto combinato anni prima a Batman. Cioè prendere la storia e rileggerla a modo suo, che non vuol dire semplicemente (come molti, io incluso, all'inizio si aspettavano) adattare il romanzo di Carroll, ma dargli una direzione nuova e, se non originale al 100 %, certamente inedita per le tradizioni cinematografiche del romanzo. Ed è assolutamente inutile parlare che la commissione Disney l'ha condizionato, che si è fatto soffocare e mettere le briglia etc. etc.: non c'è niente in questo film che non sia completamente, assolutamente, genuinamente e meravigliosamente burtoniano.

Alice è cresciuta. Tutti noi ricordiamo la bambina vittoriana di otto anni che si avventurava nel mondo dell'assurdo e del nonsenso, Wonderland, regno della libertà assoluta. Bene, scordiamocela. Alice Kingsley, una Mia Wasikowska assolutamente perfetta come fisico e bravura (e servita con professionalità da Letizia Ciampa, voce di Hermione Granger, al doppiaggio), è una giovane donna di vent'anni, figlia d'un coraggioso esploratore e mercante british che le ha insegnato una perla di saggezza autentica: "Le persone migliori sono i matti". Questo perché fin da bambina, nel suo lettone caldo e accogliente, la piccola era funestata da incubi in cui le sembrava di parlare con un bruco che fumava, un coniglio bianco con il panciotto, una regina rossa isterica...Ma questa è storia passata: adesso Alice è donna, e per quanto le visioni siano sempre le stesse e ricorrenti, deve ubbidire alle ferree regole della società vittoriana, che si riuniscono nella frase che le dice il suo promesso sposo conformista e odioso: "Se hai delle visioni, tientele per te". Perfetta morale della società che abbiamo visto in "Sweeney Todd", e prima ancora in "Edward", società di desideri non realizzati, di pulsioni tenute a freno, di controllo su tutto e tutti. Società che già Carroll odiava, e contro cui protestava nei suoi libri. I primi quindici minuti han detto tutti che rientrano fra le cose migliori che Tim abbia mai girato, ed è vero: il quadro satirico della società è pieno di quell'acido jokeriano che Tim non ha mai perduto.

Ma improvvisamente, ecco che dai cespugli curatissimi spunta una ben nota figura animalesca, quel Bianconiglio che da noi porta la voce di Oreste Baldini (in originale Michael Sheen): e, come anni prima, Alice ci casca come niente e lo segue, scappando da un futuro già stabilito per lei che essa, però, non ha la forza di rifiutare. E così, eccola tornata a Wonderland...no, un attimo. C'è qualcosa che non quadra. Dove sono finiti i colori folli di Walt Disney, le architetture surrealiste, il nonsense, l'assurdo, le filastrocche? Ma che Alice è questa? E' la domanda che tormenta il Bianconiglio, i gemelli Pinco Panco e Panco Pinco (Matt Lucas sdoppiato e doppiato da Edoardo Stoppacciaro), e tutti gli abitanti di Underland, il Sottomondo. "Hai perso la tua moltezza" commenta sconsolato il Cappellaio Matto. E certo: che nonsense e che assurdo ci possono essere, se l'Alice non cui abbiamo a che fare non è più la bambina di un tempo, ma una donna indecisa su che direzione dare alla sua vita, e che per tre quarti del film continuerà a ripetersi: "E' un sogno"? Nessuna meraviglia, allora, che i colori siano sbiaditi, che il cielo sia coperto da nubi, che gli abitanti non riescano a trovare la loro follia d'un tempo e il Cappellaio non riesca a ballare la "deliranza": la Fantasia, per esistere, ha bisogno di essere creduta.

"E' quasi Alice": ecco il responso del Brucaliffo (meraviglioso Sergio Di Stefano che imita perfettamente Alan Rickman). Ma è proprio questa incredula che dovrà uccidere, nell'ormai prossimo Giorno Gioiglorioso, il Ciciarapa, l'orrendo mostro al servizio della tirannica Regina Rossa, e restituire il trono alla bellissima Regina Bianca. E allora la nostra "quasi Alice" deve recuperare in fretta la memoria e la padronanza di sé, liberarsi dalle pastoie di censura e moralismo impostole dalla società e tornare a credere che può accadere l'impossibile, che la fantasia non dev'essere tenuta a freno, a credere in sé e nel mondo.

Non vi svelo come va a finire, lo scoprirete da soli. Ma vi avverto su una cosa: Alice non è chiamata assolutamente a vincere il Male per il Bene. Tim ha astutamente evitato di cadere in un cliché così banale e stupido. Non fatevi ingannare dai boccoli biondi e dalle lunghe ciglia di Anne Hathaway (a cui presta una voce cretina, da svanita, Federica De Bortoli): questo Bene è tutt'altro che pura luce, tutt'altro che rassicurante. La Regina Bianca vive in un isolamento dorato dove ogni violenza è assente, in un bianco che però annulla ogni colore, dedita a voti che la fanno apparire una specie di vegana punk-rock: questa Galadriel dei poveri è nient'altro che una bambina viziata su cui Tim riversa tonnellate di quell'acido da Joker che ben conosciamo, riuscendo nel colpo di genio di scombinare le carte tra Male e Bene in modo da essere lontano anni luce dalla manichea divisione delle fiabe Disney. Operazione ancor più riuscita dall'altro lato: la Regina Rossa, interpretata da una STRE-PI-TO-SA Helena Bonham Carter (che ha in Claudia Razzi la sua doppiatrice fissa), è un Male alla Burton, cioè un Pinguino, una Catwoman, una creatura che mai ha ricevuto amore e che spasima per averlo, ma che a causa della sua macrocefalia trova solo l'adulazione del viscido Stayne (odioso Crispin Glover, doppiato da Stefano Benassi) e dei cortigiani che si deformano per assomigliare a lei (stupenda idea). Male e Bene, insomma, si mescolano in modo indivisibile: il Bene è una bambina viziata, il Male una freak per cui alla fine si prova quasi pena. E la contrapposizione si annulla.

Non è quindi lo scontro Bene-Male alla Tolkien che interessa a Tim: la battaglia finale è tirata via, dura cinque minuti massimo. E' la crescita di Alice il vero nucleo del film, la sua presa di consapevolezza di sé e delle sue capacità, la sua riscoperta del mondo meraviglioso dove giocava da bambina e grazie al quale potrà andare avanti nella vita. Crescita impersonata dal Brucaliffo, che è la voce saggia della sua infanzia, da un lato, e dal Cappellaio Matto dall'altro. Siamo finalmente arrivati a Johnny Depp (come al solito, la voce è di Fabio Boccanera): che come al solito fa miracoli, ma per il motivo opposto alle altre collaborazioni timburtoniane. Finora, nel mondo di Tim, Johnny era sempre stato protagonista. Be', qui invece avviene il miracolo: Depp non ruba mai la scena ad Alice, si contiene e tutta la sua estrosità la mantiene e la controlla per riversarla all'interno, non all'esterno del personaggio. E' un elemento dello sfondo, il più importante (forse), ma un elemento dello sfondo. Nessuna smorfia se non quelle strettamente necessarie, nessun contorcimento, nessuna risatina e camminata strana alla Jack Sparrow: il Cappellaio è un personaggio tenero, fiabesco, sottilmente romantico (e innamorato di Alice), ma al tempo stesso un eroe pronto a impugnare la spada e a sfidare la Regina, privo sia dell'ingenuità di Edward sia delle stranezze di Willy Wonka. E quella "deliranza" finale che è stata definita "il punto più basso della filmografia di Tim Burton e Johnny Depp messi insieme" dura trenta secondi, ed è un momento: un po' poco per buttare nel cesso un'intera interpretazione. A lui spetta portare il peso della tematica del tempo che non vuole passare, dell'infanzia che vuole rimanere, della Fantasia che vuole vivere e che perseguita se non la si riconosce e non la si affronta, dello sguardo innocente dei bambini che non vuole morire. E Alice dovrà riconoscere questa verità, se non vuole diventare come la Regina Rossa: un freak.

Siamo dalle parti di "Big Fish", se non l'avete capito. Come Edward Bloom sul letto di morte, anche questa Alice afferma la necessità della Fantasia, del sapersi immaginare la vita, non solo di viverla passivamente ma di reinventarla per renderla tua. "Senza l'immaginazione, ci resterebbero solo la politica e i supermarket. E che mondo sarebbe quello?" Semplice: il mondo di "Sweeney Todd", la più cupa, livida, disperata opera burtoniana, dove ogni luce era sparita e la Fantasia era morta, l'Arte ridotta a strumento di morte nelle mani di un disperato. "Alice" è la risposta a "Sweeney", è l'altra faccia, come un Giano Bifronte. La Fantasia è necessaria per vivere, per espandersi, per non perdere la speranza, per comunicare con noi stessi e con il mondo, al di là del Bene e del Male (concetti assolutamente relativi nel cinema timburtoniano, almeno secondo le categorie "normali"). E per la seconda volta nella filmografia di Tim, il protagonista non è un outsider: i freak, qui, esistono solo nella mente di Alice, in Underland, ma per il resto Alice, per quanto guardata con sospetto dalla società, non si può certo definire un'emarginata. Anzi, il finale ribatte proprio la sua accettazione nel mondo: perché è molto comodo fuggire nel proprio mondo, però poi bisogna vivere in questo, e la Fantasia fine a se stessa è una Fantasia inutile.

Tutto questo nell'opera visivamente più bella di Tim. E proprio perché moderata: Tim usa gli effetti speciali e il 3d, ma come elementi dello sfondo, non fa nulla per farli uscire dal paesaggio. Il 3d è superfluo non tanto per la scarsa qualità (affermata da tutti, io personalmente non saprei), quanto perché è un accessorio: il film si gode benissimo senza (non come "Avatar"). Mai, finora, Tim ci aveva regalato sfondi tanto curati, immagini così pittoriche e curate, tonalità di colore così sfumate, acquarellate. Sì, non può rivaleggiare con Terry Gilliam e il suo "Parnassus", ma forse non l'ha mai voluto: del resto, Terry ha scelto di essere l'erede di Fellini, Tim di essere quello di Walt Disney. Uno è un visionario per cui la storia è solo un pretesto, l'altro è un narratore per cui le immagini sono sempre subordinate alla storia. E personalmente sono grato a entrambi per le loro scelte.

VOTO FINALE: 8. Promosso a pieni voti, aspettando con rinnovata fiducia "Dark Shadows" e "Frankenweenie". Con un solo suggerimento: Tim, nulla di contrario se fai anche "Maleficent" (la versione della "Bella addormentata" vista dalla parte della strega cattiva), però mettici qualche film diverso in mezzo, non farti incastrare dalla Disney.

Ok, solo adesso posso parlare dei difetti del film (che ci sono, se no avrei dato 10). Ne elenco i tre più gravi, quelli che impediscono al film di essere il capolavoro cult che poteva essere.

1) La durata: 110'. A Tim bastano appena per sfiorare tutta la sua visione immaginifica. Il film è purtroppo inspiegabilmente costretto a correre, come se la fretta del Bianconiglio l'avesse contagiato, spesso tirando via.
2) I personaggi secondari. Che inevitabilmente sono penalizzati: Pinco Panco e Panco Pinco, il Ciciarapa che avrebbe la voce di Christopher Lee ma dice due battute, il Ghiro che è una versione moderna dei topi di "Narnia", il Leprotto Bisestile solo matto che tira tazze di tè. Li si poteva sfruttare veramente di più.
3) E, Tim, detto fra noi, va bene che non sei Terry e che l'immagine è congruente alla tua visione, però...'nsomma...qualche elemento visivo in più potevi darcelo, eh!

Edited by Andrew. - 20/3/2010, 14:15
 
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