| EST. GIORNO – CIELO
Inquadratura fissa sul cielo, di un azzurro intenso. Non c’è neanche una nuvola e il sole splende luminoso. Lentamente, l’inquadratura scende verso il basso, mostrandoci dei vasti campi coltivati. Ci sono piccole casette sparse qua e là. La mdp si avvicina sempre di più a uno di questi campi, dove intravediamo un uomo che sta lavorando la terra.
Primo piano dell’uomo: è piuttosto anziano. Ha una folta barba bianca ed è pelato. Sta sudando molto e ansima. Sembra molto concentrato nel suo lavoro. Si deterge per un attimo il sudore che gli cola dalla fronte e poi riprende.
Improvvisamente, una voce imponente lo richiama.
VOCE IMPONENTE: Ismaele!
L’uomo si ferma di colpo e si guarda intorno.
VOCE IMPONENTE: Ismaele!
Ancora una volta l’uomo si gira e rigira, incredulo e ora anche intimorito.
Un raggio di sole, dall’alto, illumina esattamente l’uomo, che finalmente guarda in alto, coprendosi gli occhi, abbagliato.
VOCE: Ismaele! E’ il tuo Dio che ti parla!
L’uomo boccheggia, incredulo. Notiamo ora che ha solo un dente al centro della bocca.
VOCE: Ho scelto te per affrontare questo viaggio!
Ismaele non riesce a dire niente e indietreggia, spaventato. Il suo respiro si fa ancora più affannoso.
VOCE: Sei un uomo buono, generoso e soprattutto forte!
A queste parole, Ismaele, visibilmente spaventato a morte, si porta una mano sul petto, strizza gli occhi e crolla a terra, con la lingua penzoloni.
VOCE (ora preoccupata, bassa e non più imponente): Ehm… Ismaele? Ti senti bene?
Primo piano sul corpo del povero Ismaele, stecchito. Il raggio di sole si muove in su e in giù sull’uomo.
VOCE (tra sé e sé): Forse non sarei dovuto essere così diretto…
Stacco.
Nuova inquadratura dall’alto dei campi. Come prima, la mdp scende e si dirige verso uno dei campi. Anche qui c’è un uomo che sta zappando la terra. Primo piano: ha la barba bianca e dei capelli bianchissimi, gli occhi azzurri. Sembra ancora arzillo per la sua età.
Sentiamo nuovamente la voce chiamarlo, stavolta con tono bassissimo.
VOCE: Pssst… Noè? Noè?
L’uomo alza lo sguardo, ma non capisce chi lo stia chiamando.
VOCE (sempre sussurrando): Noè? Quassù…
Il raggio di sole illumina Noè, a intermittenza, come per non spaventarlo.
VOCE: Sono il tuo Dio! Non spaventarti, va tutto bene, ok?
Noè spalanca gli occhi e dopo qualche attimo di sbigottimento, si inginocchia a terra e alza le mani verso il cielo.
DIO: Noè, sei una persona buona, generosa e… spero forte. Ciò che sto per chiederti richiede grande forza di volontà.
NOE’: Mio Signore, obbedirò a ogni suo ordine.
DIO: Non sarà un lavoro facile, ma conosco il tuo coraggio. Non mi deluderai.
NOE’: Oh, non potrei mai. Ma, ditemi, cosa devo fare?
DIO: Dovrai costruire un’Arca.
NOE’: Un’Arca?
DIO: Esattamente! Un’Arca. L’Arca di Ismael… di Noè! Volevo dire di Noè!
Noè, intanto, si è rialzato in piedi.
NOE’: Ma perché, mio Signore?
DIO: Lo saprai a tempo debito. Convoca i tuoi figli e le vostre mogli e cominciate a lavorare. Verrò a chiamarti ancora.
Il raggio di sole che illumina Noè sparisce. L’uomo resta da solo nel campo. Rivolge ancora una volta lo sguardo al cielo. E’ sempre di un blu intenso, ma qualche nuvola si sta accumulando. Man mano che le vediamo, queste nuvole formano i titoli di testa.
MARENARO BROS PRESENTA
L’ARCA
(prossimamente)
|
e che probabilmente presenta già i toni del cartone, in bilico tra ironia e storia vera.
...pensavo di aver letto che era la sezione "Cinematik Pub"
