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marenarobros
view post Posted on 20/7/2013, 14:39 by: marenarobros
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Ha un solo unico grande difetto: dovrei rivederlo :P Film a tesi su un evento storico che voleva però farsi metafora di un evento storico all'epoca contemporaneo (perchè non fare direttamente un film sulla strage delle torri? Stone almeno è stato coraggioso in questo), oggi forse lo valuterei diversamente (meglio? peggio?). Anche questo fa il paio con Homeland.

Il 6 settembre del 1972 un gruppo di fedayin palestinesi fece irruzione nell’edificio che ospitava la squadra israeliana alle olimpiadi di Monaco di Baviera. La trattativa che seguì il sequestro, scandita in mondovisione, sfociò in maldestra carneficina all’aeroporto: morirono 11 atleti e quasi tutti coloro che li presero in ostaggio. Il premier di Tel Aviv, Golda Meir, sostenne la necessità vitale di una replica che eliminasse gli ispiratori dell’atto terroristico (con qualche extra). Un commando di ex agenti segreti del Mossad eseguì a Roma, Parigi, Cipro, Beirut…
Steven Spielberg, ebreo liberal dell’Ohio che sostiene lo stato di Israele e il dialogo in Medio Oriente, uomo dei sogni che non teme il realismo, prende spunto da un libro intitolato “Vendetta” e gli cambia subito il nome, scava nei dubbi di tutti, rivendica la tolleranza come prerogativa ebraica, azzarda un bilancio tra spese di sangue e risultati (gli uni hanno le armi tecnologiche, gli altri bomba demografica), preferisce il documento all’indignazione. E’ l’uomo che riuscì a pescare un gesto di riscatto persino nell’Olocausto e crede sopra a ogni cosa che <chi salva una vita salva il mondo> coloro che qui lo accusano di risultare inoffensivo (“islamically and politically correct”) probabilmente lo confondono con Oliver Stone. E’ buon segno che il suo scandaglio socio/politico abbia scontentato i più accaniti di entrambe le parti.
Eric Bana, figlio di babbo eroe e madre sionista (“Home is everything”, Israele fatta donna nella trama), è l’eliminatore sempre meno chirurgico che sprofonda in uno scrupolo più enunciato in primo piano che effettivamente maturato nel plot. Si scontra/confronta col nemico e i compagni di missione (gli ottimi Craig, Kassovitz, Hinds, Zischler) mentre una puntuale regia – che come tutto l’ultimo Spielberg tende all’extralarge – non rinuncia allo stile per il contenuto. Fanno eccezione qualche sprazzo da cartolina e un micidiale amplesso/incubo conclusivo, forse la peggior scena mai girata dal babbo di E.T. Grandi momenti d’azione, efficace colorazione sbiadita. Un agreste padrino francese cita la Cia, le Torri Gemelle ritte sul finale ammiccano al peggio che deve ancora arrivare. (guzzano)
 
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