| Manuale su come si combatte una guerra, oggi. E' questo quello che rappresenta Body of Lies ("il corpo delle menzogne", titolo indubbiamente migliore del piatto "Nessuna verità"), uno zoom ravvicinato sulla gestione di una (altra) sporca guerra. La schizofrenia di tale gestione è rappresentata dai due modi di viverla, e di combatterla: da una parte Ed Hoffman, alto funzionario della CIA, che guida le manovre dalla sua tranquilla dimora e dall'altra il suo uomo sul territorio, Roger Ferris, che, invece, vede e vive giorno per giorno il conflitto, e lavora per cercarne una risoluzione. Sono le due facce di una realtà complessa e diversificata, due modi di combattere la medesima guerra (da dirigente, quello di Hoffman, da operaio, quello di Ferris), che non si traduce nella facile e manichea divisione fra il cinico uomo di stato e l'idealista agente sul posto (che, eppure, a un certo punto del film, fa capolino). Queste due facce, questa sporca guerra in Iraq è quello che Ridley Scott voleva raccontarci in Body of Lies, attraverso una spy-story, che contenesse al suo interno delle riflessioni e degli spunti importanti per capire(?) come si stanno svolgendo le cose "laggiù". Purtroppo, grandi premesse non equivalgono sempre a grandi risultati. E, infatti, l'ultimo lavoro di Ridley Scott è un film mediocre sotto molti punti di vista. I personaggi - che oserei definire monolitici, se non fosse per i dubbi di Roger - sono funzionali alla vicenda, ma sono privi di quello spessore che porta a affezionarti. Leo Di Caprio se la cava in un ruolo su misura, ma ogni qual volta si contende la scena con Russell Crowe o con Mark Strong (Hani, il personaggio "quasi" più positivo di tutto il film) scompare inesorabilmente. Tecnicamente è un film medio: il montaggio di Scalia salva il film in scene action assolutamente normali e, spesso, inverosimili; musiche bruttine e troppo usate; fotografia spesso al servizio di sequenze che appaiono come meri spot pubblicitari. La regia di Scott è priva di qualunque cifra stilistica, dirige l'opera con mano sicura, ma non vi sono guizzi e - colpa gravissima - non riesce mai a far salire la tensione, mai a far partecipare lo spettatore alle vicende dei protagonisti: dunque, in un film che si perde in un viavai di città e stravolgimenti di fronte, senza unità di azione nè di luogo, la narrazione perde anche un collante fondamentale, visto il genere, la suspense, il che comporta un'ultima mezz'ora prolissa e blanda. Inoltre, la morale del "nessuno è innocente" non funziona come dovrebbe, la critica anti-americana è solo apparente, tutti i personaggi fanno "solo" il loro lavoro. Insomma, un film le cui grandi potenzialità rimangono in potenza e non vengono messe in atto. E, viste le tematiche, viene da chiedersi cosa ne avrebbe tirato fuori Micheal Mann.
Voto: 5
Edited by Mr.Noodles - 6/4/2010, 14:05
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