| E’ sorprendente la capacità rigenerativa del cinema coeniano. Proprio nel momento in cui molti li davano per finiti, dopo due opere “minori” come il buon Prima ti sposo, poi ti rovino e il mezzo flop Ladykillers, i due cineasti di Minneapolis hanno tirato fuori uno dei loro film migliori, No country for old men, e subito dopo, questo Burn After Reading, un grande ritorno alla commedia nera che, come sempre nel loro caso, prevede una raffinatissima contaminazione del genere. Giunti al tredicesimo lungometraggio, appare ormai evidente che il cinema di Joel e Ethan Coen sia fortemente Autoriale, e, probabilmente, sono tra i pochissimi autori radicali di Hollywood. Il loro è un cinema sempre uguale e sempre diverso a se stesso: infatti, togliendo alcune incursioni sui generi(s), le tematiche toccate dai Coen ritornano sempre, e, volendo, potremmo brutalizzare la loro opera, riassumendola in un concetto-base, ovvero, che essi guardano con disillusione e nera ironia all’uomo che corre verso il nulla, il quale non sa che il suo percorso fatale è stato già segnato da Caso/Caos che domina il mondo. E, allora, cosa rende diversi i film dei Coen se, sotto sotto, assistiamo alla ripetizione di un medesimo messaggio? La risposta è semplice: i Coen sono perfettamente consapevoli dei mezzi a loro disposizione e dell’operazione che stanno, di volta in volta, per intraprendere, e il loro interesse principale sta nel “come” si guarda a una realtà sempre uguale, ma diversificando le prospettive. Da sublimi ri-costruttori di generi quali sono, i Coen, compongono un altro tassello del mosaico sulla società contemporanea, mettendo in scena l’ennesima, crudele, commedia umana. I protagonisti di questa commedia sono interpretati da un cast in gran forma, tutti bravissimi nel rendere le diverse variazioni della stupidità. George Clooney gigioneggia in libertà con un personaggio fissato col sesso e paranoico; Brad Pitt ha il ruolo più divertente, forse perchè Chad è il più stupido (o semplicemente il più ingenuo); Tilda Swinton rifà se stessa mentre è stato bellissimo rivedere la mitica Francis McDormand e il sempre grande John Malkovich; menzione speciale per il tenero personaggio interpretato da Richard "Nathaniel, vecchio bastardo" Jenkins, volto noto per i fans di "Six feet under".
Burn After Reading parte come un film di spionaggio: un agente della CIA viene licenziato, e, quasi per ripicca, decide di scrivere uno scottante memoriale. Tali memorie, messe in un cd-rom, finiscono per caso nelle mani di due istruttori di palestra: Chad, col culto del fitness, e Linda decisissima a sottoporsi a un intervento multiplo di chirurgia estetica. I due colleghi tenteranno di estorcere del denaro a Os, ma niente filerà per il verso giusto…sebbene Linda riuscirà a ottenere i soldi per il suo intervento. Attorno a questo nucleo centrale, orbitano una serie di personaggi, destinati a scontrarsi fra loro. Il film funziona come una bomba a orologeria, costruito su una sceneggiatura di ferro, che esplode con piccole detonazioni di violenza improvvisa. L’insensatezza sta alla base degli eventi del film, che si susseguono così, senza una motivazione precisa, se non per l’inettitudine dei protagonisti. Lo sguardo dei registi è gelido, tagliente, così distaccato che la prima parte del film si fatica a seguirla. Nel secondo tempo, il film si trasforma in un inconsulto gioco al massacro, condito da un’ironia nerissima che non lascia scampo. Non v’è pietà per i personaggi, manca del tutto l’humanitas. Forse, per i Coen, questa umanità non se la merita.
Voto: 7 ½
Edited by Mr.Noodles - 8/7/2009, 13:31
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