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Call Center

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Zio Carlo
view post Posted on 13/1/2008, 12:51




Mary
Eccomi, sono la prima a recensire questo interessantissimo film di Carlo.
La storia è semplicde quanto realistica : la ricerca dell'indipendenza e dell'affermazione nel difficile mondo del lavoro, raccontata da un simpatico Vaporidis in gran forma. Ruolo che ha ricordato non poco quello di "Notte prima degli esami", ma che gli è calzato a pennello.
Un cast di giovani promesse del cinema italiano, con un Simone Corrente veramente bravo e un Venditti spassoso!
Interessante il ruolo di Ugo Di Ghero, il più "vero" del cast.
Unico neo Martina Stella, ma quella è un'antipatia personale.
In conclusione Carlo conferma ancora una volta il suo indiscutibile talento, e non posso che augurargli di continuare così, perchè di bei film "italiani" c'è sempre bisogno!
Un voto? 7e mezzo!


Nuno
E' risaputo che sono un sostenitore del cinema italiano su ck, quindi mi pongo sempre in maniera positiva verso queste pellicole. L'ultima fatica della Amnesiaq, però, non mi ha convinto anche se di aspetti positivi ce ne sono. Comincio subito da quello che non mi ha convinto: la storia in sé. La pellicola mi è parsa un po' piatta, ho atteso qualche sussulto che desse una svolta alla storia e che invece non è mai arrivato. A tratti ho trovato la vicenda in sé un po' noiosa. E questo non può che abbassarne il giudizio. Detto questo passiamo agli aspetti positivi. Va riconosciuto l'impegno di Carlo nello scrivere uno script originale, impresa mai facile soprattutto in film di questo tipo. La sceneggiatura è scritta molto bene a testimonianza delle ottime capacità dello sceneggiatore e alcune scene sono davvero ben congeniate e in linea con il regista (come ad esempio l'apertura e la chiusura). Il cast è ben selezionato, nonostante la quasi totalità di attori esordienti in ck e tutti calzano a pennello a cominciare dai protagonisti Vaporidis e Stella fino a Venditti, Dighero, Saunders e a un ottimo Ravello. Ho particolarmente apprezzato la colonna sonora, scelta con cura e sicuramente efficace. Sufficiente la locandina (graficamente non mi ha entusiasmato molto ma lo stile delle scritte è azzeccato). In definitiva un prodotto molto ben confezionato che però risente di una storia, come detto, un po' debole. Peccato perché un soggetto più incisivo ne avrebbe sicuramente aumentato il valore. Un film giusto per passare un'oretta in relax di domenica sera, ma che lascia un po' il tempo che trova.
Valutazione: 70%


Emilz
Vite intrecciate all'interno del meccanismo perverso di un lavoro precario.
Sceneggiatura attuale, chiari rimandi a una vita vissuta, difficile, contrapposta da scelte, abbandoni e decisioni. Tutto questo raccontato a volte in maniera più sentita, tragicomica, scandita da un tempo lento ma ritmico. Scene più o meno simili, più o meno divertenti, meno efficaci dal punto di vista della satira sociale, ma efficaci nel raccontare una storia per tutti senza entrare troppo nella denuncia. Forse è proprio questo il peccato del film, viene sfiorata la critica, come se Carlo facesse del problema "precariato" un modo per gestire le crisi dei suoi personaggi. Riuscendoci, certo, ma rendendo il film meno accattivante, a momenti fatica infatti a essere legato con il tema portante.
Scelta del casting tutto sommato ovvia, anche se a Cinematik i volti italiani vengono selezionati con il contagocce.
Un film leggero, che non ha molta voglia di diventare una commedia più amara. Bel colpo però da parte dell'autore di scrivere una storia originale distante dai generi da lui opzionati recentemente.
Promosso sicuramente.


Clint
E dopo "La mia vita da cyborg", sono tornato a leggere un film di Amnesiaq con questo suo "Call Center".
Innanzitutto, mi congratulo con Carlo perché il tema era abbastanza difficile da affrontare: si vede che il film è tratto in parte da un esperienza personale perché io, per esempio, di cosa accadesse nei call center non sapevo nulla.
Detto ciò, passiamo al commento vero e proprio. Non c'è una trama ben precisa in questo film, che si basa solo sui rapporti e sulle amicizie tra i vari personaggi e sulla loro ricerca dell'indipendenza, di un lavoro fisso che permetta loro di avere una famiglia. E questo può essere un male ma può anche essere un bene.
La sceneggiatura è comunque scritta molto bene ed anche alcune scelte di scena, come quella iniziale con la presentazione dei protagonisti, sono azzeccate. I personaggi sono tutti più o meno ben caratterizzati, anche se ho preferito più i personaggi di contorno (come Andrea, Saverio o Daniela ma anche Marta e Tamara) ai protagonisti (Yuri e Giulia, la seconda soprattutto poteva essere caratterizzata meglio). Abbastanza classico, invece, il personaggio dello stronzo di turno, Fausto.
Gli attori del cast non li conoscevo (a parte Vaporidis, va beh), ma almeno dalle facce sembravano piuttosto azzeccati.
Se però alcune scene mi sono piaciute molto, altre mi hanno un pò deluso: nel finale, per esempio, era troppo scontato che Fausto venisse licenziato e ricevesse una dura lezione. Sempre il finale mi è parso un pò troppo buonista, nonostante Yuri non riesca a rinnovare il contratto.
In sintesi, una buona commedia italiana, un pò politicamente impegnata, forse non completamente riuscita ma comunque fatta molto bene.

Voto in stellette: **1/2 su *****
Voto in decimi: 7-/10


Mac
Evidentemente, il film lo avevo letto da tempo immemore, ma solo ora mi accingo a recensirlo...
Call Center, ha un grande pregio. Quello di appartenere ad una tipologia di film che a Cinematik sono alquanto rari. E' una commedia sul mondo del lavoro, molto attuale, divertente, anche piuttosto originale nella sostanza (un po' meno nella forma), ma la novità sta in altri luoghi.
Penso che di film con spunti autobiografici, anche qui a CK si sprechino, ma in Call Center ciò viene utilizzato in modo molto diverso.
Amnesiaq non è Yuri, la sua vita lavorativa penso sia più tranquilla, e probabilmente lo è stata anche quando lavorava in uno di questi famigerati Call Center; ma, invece, Yuri è Amnesiaq. E' una sua parte, un suo arto.
Yuri è un giovane, come ce ne sono tanti oggi, che fatica ad entrare nel mondo del lavoro, ed è costretto ad accettare un lavoraccio a tempo determinato, destinato, inevitabilmente, a terminare. Da qui Amnesiaq attinge, inserendo nel film tutte quelle piccole cose inevitabili in un ambiente di lavoro: beghe coi clienti, attriti ed amori coi colleghi, sono all'ordine del giorno, su questo il film si costruisce. Almeno in parte. Perchè, per quanto Amnesiaq lo abbia definito "poco politico", politico Call Center lo è eccome. La critica all'attuale sistema è evidente, ed era inevitabile, e, anche se a tratti è eccessiva, per lo meno nella rappresentazione, è efficace.
Gli ingredienti sono ottimi, dunque.
Purtroppo però, Carlo rimane troppo attaccato agli schemi della commedia tradizionale. Buona commedia, sia inteso, ma battute e situazioni non sono particolarmente nuove. Forse non era neanche negli intenti dell'autore, ma cercare nuove vie sarebbe stato sicuramente meglio. Bisogna però ricordare che se già in normali condizioni ciò non è facile, relativamente ad un film che si basa su fondamenta più innovative è assai arduo.
Indi per cui, non possiamo farne ad Amnesiaq una grave colpa, anche perchè, alla fine, Call Center rimane un film piacevole e godibile, capace di affrontare con intelligenza questioni spinose.
VOTO: 6,5


Papele
Recensisco con molto ritardo il film di Amnesiaq, rispetto a quando l'ho letto (e cioè in anteprima di almeno una settimana rispetto all'uscita nelle sale). Le impressioni avute a caldo (e che avrei voluto scrivere) erano le seguenti:
1)Il film è sincero, personale, sentito. Tutto questo si avverte, in ogni scena, ed è il pregio fondamentale della pellicola.
2)Pur essendo queste cose quassù, il film non è originalissimo (non per girare il dito nella piaga, ma immagino che lo sarà anche quello di Virzì, facendo - forse - almeno un po' ridere in più, o - e questo Carlo l'aveva detto ed escluso a priori - essendo un po' più amaro/politicizzato). Qui invece ci troviamo di fronte a una sorta di "Notte prima degli Esami - Dopo il diploma il Precariato": Vaporidis in inedita versione quasi trentenne (anche se è quella la sua reale età) che stronzoleggia ma va bene così; la Stella che ok non hai voluto prendere la Chiatti e compagnia cantante, ma non sa recitare e nun se po' sta a sentì (sul guardà è un altro paio di maniche ma a memoria mia non c'hai infilato grosse scene di nudo/sesso); altri personaggi tutti o sfigati o stronzi, il che non aiuta. Punto a sfavore, quindi? Non del tutto. Il lavoro è comunque uno script originale e sebbene in molti non saranno d'accordo, questa per me è sempre una valida giustificazione (quando però uno con uno script originale strafa, promette mari e monti, e poi piscia fuori dal vaso, allora vergogna su di lui).
Non ho molto altro da dire, in verità: posso dire che con i giorni passati dalla lettura del film mi è rimasto un ricordo più che sufficiente, oserei dire discreto a paragone comunque dei film visti finora in questa stagione: è in un certo senso un peccato che Amnesiaq non faccia uscire il solito remake a Natale, perchè sicuramente in vista dei Ck Awards Call Center sarebbe stato tenuto (da me in primis) in considerazione come film di punta. Invece con La mia vita da cyborg tutti punteranno sul cavallo americano (ma non era coreano?), su quel casting figo (ma non lo è anche questo?), su un Anderson criticato da tutti alla regia (e vabbè, qui c'è Ponti e quindi non c'è comunque battaglia), ecc. ecc.
Note tecniche: locandina molto bella, colonna sonora altrettanto, con brano noti da me adorati e brani ignoti che ho scoperto con sommo piacere.


Dimax
Primo film italiano che leggo a Ck , film buono che narra le vicessitudini quotidiane di ragazzi che hanno contratti a scadenza e che vedono il loro rinnovo molto lontano.
La storia di per sè è buona e il racconto è scritto bene , i dialoghi e le situazioni scorrono lisce come l'olio per un'ottima lettura.
Cast azzeccato , con gli ottimi Vaporidis e Stella che fanno il loro mentre emergono Venditti e Corrente.
Buona anche il grande Dighero che fa ciò che è , il ligure.
Però ci sono anche cose negative da annotare : alcuni personaggi non mi sembrano molto caratterizzati e sembrano messi giusto per far numero : parlo soprattutto delle amiche..
Ottima invece la caratterizzazione dello "stronzo" , Fausto che alla fine riceve la giusta punizione.
Una cosa che mi ha fatto storcere e non poco il naso è l'incontro fra Lonato e i ragazzi con l'arrivo poi di Fausto che viene pestato e punito solo lui : ci sta che siano miei problemi mentali miei ma mi sembra illogico il fatto che venga punito solo fausto e non anche i due che lo hanno picchiato , insomma , più che realismo mi pare molto buonismo o policatlly correct..

Insomma chiudendo un bel film che si legge in tranquillità e fluidamente ma che è adatto più che altro a pomeriggi in cui non si sa che fare :

Voto : 6,5


Tomcat
Fin dal suo annuncio ho temuto nel vedere questo film, di trovarmi di fronte ad una commedia sentimentale come ultimamente se ne vedono tante in giro. Fortunatamente Carlo aveva avvertito, che sarebbe stata una equa via di mezzo, narrando sia la storia d’amore, che il problema del lavoro precario.
Dopo la visione non posso che dare ragione a Carlo, che ha prodotto un film gustosissimo, una commedia riuscita e un film che lancia un messaggio.
La vicenda narra attorno ai dipendenti del gruppo 78 di un call’center che lavora per la Italcom. Un gruppo eteregeneo, dove c’è un responsabile, buono e simpatico (Corrente), che riesce a tirar fuori dai suoi sottoposti il meglio; un altro responsabile stronzo (Ravello), che gode nel dimostrare la sua forza con i più deboli. La coordinatrice della Sala (Solarino), che è innamorata di un collega ma non ha il coraggio di provarci.
C’è anche la manager, che ha un ex marito e un figlio piccolo, ma che è costretta a stare in ufficio per tirare avanti (De Laurentis) e poi il gruppo di affiatati che ha i propri problemi: c’è chi deve nascondere il suo amore per un collega, Marta (Saunders, innamorata di Venditti); c’è chi approda al lavoro (Stella); chi si invaghisce della nuova arrivata (Vaporidis), che è anche la voce narrante. A chiudere c’è il boss della ditta (Dorelli), che sembra uno spitato, ma in fondo ha un cuore anche lui e il padre di Marta (Dighero) che cerca di recuperare il rapporto proprio con la figlia. Le vite di tutti si intrecciano e se non tutto andrà per il meglio, la maggiorparte delle cose prenderà la strada giusta.
Una sceneggiatura scritta da Laria in maniera sapiente, miscelando alla perfezione la parte più leggera, con le tematiche del lavoro e dei rapporti interpersonali, senza che ci siano buchi o cadute di ritmo.
Una scenggiatura in cui di carne al fuoco ce n’è parecchia, ma che non farà rimanere senza un finale. Il tema principale è il precariato nel mondo del lavoro odierno (Vedi anche la sezione dedicata con l’articolo di Clotilde Veltri). E’ veramente tangibile il disgaio provato dai lavoratori a tempo determinato. Ma anche la sofferenza per i lavoratori a tempo determinato del settore dei call center e per i rapporti con i colleghi. Altra considerazione è proprio sul mondo del lavoro, dove gli imprenditori, stanno dietro al guadagno senza pensare che il chiudere delle sedi, porti a problemi grossi per i dipendenti; anche se il personaggio di Dorelli alla fine è molto umano. Sempre sul lavoro, c’è una panoramica a 360° sugli atteggiamenti di alcune figure, che si divertono ad angustiare i sottoposti, non capendo che non è in quella maniera, che si riesce ad avere il meglio da loro.
Ma non mancano nemmeno le faccende sentimentali: basti pensare a Marta e Saverio, che si amano, ma lo devono tenere nascosto a Oreste (il padre di lei). Lo stesso Oreste, che per riconquistare il rapporto perduto con la figlia, cambia lavoro per starle vicino e gli spiega il perchè non è stato presente. La Vinciguerra che ha un matrimonio fallito e deve stare dietro al figlio piccolo. L’innamoramento di Yuri per Giulia che viaggia fra alti e bassi. Insomma Carlo ha tracciato dei personaggi che sono approfonditi, nonstante il film non duri tantissimo; dei personaggi che ognuno di noi ha incontrato nell’arco della propria vita.
La commedia non è un genere facile, se poi ha anche dei messaggi di fondo è ancora più difficile; ma Lauria è riuscito benissimo nel fare un film veramente bello.
Ho apprezzato anche la voce narrante fuori campo di Yuri, che ci guida nella conoscenza dei vari personaggi; ma anche il finale con lo stesso Vaporidis e la Stella che non si sono messi insieme.
Bravo Ponti a mettere la sua mano, ma senza strafare. Un cast di giovani, che da una riuscita al film con le loro interpretazioni; pur essendo un film corale, sono rimasto sorpreso molto da attori come Corrente e da Martina Stella (che fu troncata nel mio corto e non aveva certo la simpatia del pubblico).
Bravi anche Dighero e Dorelli, che sono azzeccatissimi nei loro ruoli; ma grande anche Vaporidis, La Saunders e Venditti.
Insomma un cast in palla per un bel film.
Lo script è impaginato bene, con qualche colore a ravvivare il testo in nero su campo bianco. Nessun errore grammaticale da segnalare. Forse poteva essere arricchito da delle foto; ma data la perizia nella realizzazione, va bene anche così.
Il sito è colorato e allegro e rende benissimo l’idea di ciò che ci aspetta dalla visione.
La sezione del cast presenta ottime foto, con l’interprete ed il personaggio; peccato non sia presente un richiamo al regista. La colonna sonora è da recuperare, perchè non presente sul sito. Comunque le canzoni che conoscevo sono adatte alle scene dove sono inserite.
La Locandina è ben fatta, sia perchè non si è voluto sfruttare il volto degli interpreti (troppo facile) e mette in campo un immagine che rende benissimo l’idea del lavoro dell’operatore di call center. Il tutto condito con fonts simpatici. Forse il voler valorizzare Vaporidis e la Stella non è troppo giusto perchè è un film corale. Ma capisco la necessità di mettere in evidenza gli attori forse più noti e più cinematografici.
“Call Center” rappresenta un esempio per tutti i produttori che vogliono fare delle commedie. Un film piacevole da guardare che non annoia e diverte.
VOTO: 7+


Andrew
Il film che ho visto, è essenzialmente un film di denuncia verso il precariato. Un gruppo di persone, fra le quali spicca il protagonista Yuri, si ritrovano in una situazione lavorativa difficile, dalle quali riescono a venirne fuori senza troppi lividi. La storia in sé mi è piaciuta, perché mi è sembrata molto realistica, senza eccessi, né i classici colpi di scena (un colpo di scena me lo aspettavo alla fine, quando avrebbero detto che non li licenziavano più, ma amnesiaq ha fatto bene a scrivere quel finale). In sottofondo, vediamo alcune storie d’amore, tutte diverse e anch’esse abbastanza reali. Soprattutto quella di Yuri e Giulia, una storia semplice, di due ragazzi che sono confusi, che hanno i loro problemi e come purtroppo accade nella vita vera, questi problemi vanno a collidere con la loro storia. Forse avrei evitato di inserire la scena finale di Giulia che si siede nella panchina… ha un po’ deluso le mie convinzioni di storia realistica, ma è comunque solo un neo in un contesto più che buono.
Fra le cose negative, forse ho trovato alcuni dialoghi un po’ troppo scontati e che sanno di “già visto”. Uno fra tutti, quello fra Marta e Giulia, quando quest’ultima si confida per poi dire all’altra che è una vera amica…
Le interpretazioni dei personaggi sono state convincenti. Vaporidis mi è piaciuto in questo ruolo, un tantino diverso rispetto a quello al quale siamo abituati, forse meno allegro e spensierato. Del resto interpreta un ragazzo di 30 anni, a differenza degli altri film dove lo abbiamo visto nei panni di un quasi-ragazzino.
Anche la Stella non è stata male, tranne appunto quei dialoghi che non mi hanno convinto, ma la colpa non è sua, quindi la si promuove.
In conclusione, il film non mi è dispiaciuto affatto. Apprezzo le storie semplici, quelle che si limitano a raccontare un breve pezzo di vita senza eventi insoliti. Questa comunque ha alla base una morale ben chiara e che viene proposta più volte durante il film. Si vede che alla base c’è la componente autobiografica che ha spinto Carlo ad aprirci gli occhi su questo mondo del precariato, mondo a me in parte sconosciuto. Forse ha peccato un po’ di esagerazione, nel riportare troppe voci fuori campo del protagonista che non fa altro che lamentarsi per le condizioni lavorative in cui i giovani d’oggi sguazzano. Insomma, si sarebbero potuto evitare, ed il film non avrebbe perso il suo significato.


Arcadia
Valgano anche qui le mie scuse per il ritardo con cui posto la recensione. Comunque, ecco le mie parole sull'ultima pellicola di Carlo, che mi ha destato una bella impressione e mi ha fatto pensare a una frase che disse Enrico Ghezzi quando il Governo Berlusconi vietò alle televisioni italiane, durante una campagna elettorale, di parlare di temi politici: "Anche mostrare una signora che parla dell'aumento del costo della frutta è politica". Mi ha fatto pensare a quella frase, questo Call Center, perché sotto la patina di commedia, nasconde un cuore "politico", ma di una politica sana al di là delle ideologie e dei partiti. Ed è anche molto drammatico, come dimostra il bel finale con la frase di Yuri (un buon Vaporidis) mentre si avvicina Giulia. Perché il grande merito di questo film è quello di aprire il velo su un mondo che non conoscevo appieno: quello del precariato. E lo fa con trasporto, da parte dell'autore, che ha vissuto in prima persona le vicende raccontate nella pellicola, ben diretta da Marco Ponti. Alcuni momenti però mi sono sembrati un po' stereotipati (penso a quando il personaggio della Solarino va a Udine da Andrea Bonanno, interpretato da Simone Corrente, che mi è sembrato forzatamente "cinematografico", e poco in sintonia col film), così come certi personaggi mi sono sembrati poco approfonditi (quello di Venditti, la stessa Martina Stella). Il personaggio di Fausto Diano (Rolando Ravello) è odioso oltre misura ma è anche vero che è una metafora del "potere" (quello in senso lato, del capoufficio o dei prepotenti di turno), che trova la sua giusta condanna (e a proposito: pensavo che la pellicola si concludesse con uno stucchevole happy end, ed è anche per questo che ho apprezzato ancor di più il finale). In definitiva, un film molto sentito, che mi ha commosso e divertito.
 
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