| Torna nelle sale la SBF dopo l'ottima prova, per molti critici che l'hanno vista al debutto, quella della consacrazione, di "Enter Night". Il film proposto è "La svastica sul sole", tratto dall'omonimo romanzo fantascientifico-distopico, di Philip Dick. Prima di cominciare la mia recensione ammetto di non aver letto l'opera originale, ma di conoscerla solo di "traverso", avendone spesso sentito parlare. Non posso dunque dire se Agnese si sia discostata di molto o meno dall'originale, ma, stando alla pura e semplice trama, mi pare di capire che abbia deciso di dare risalto ad alcune parti a scapito di altre. Mi pongo dunque nell'ottica di chi conosce un classico grazie a una sua trasposizione, come già m'è capitato con, per esempio, V per Vendetta, tanto per fare un esempio. Ammetto dunque che, dopo aver letto questa operazione di Agnese, la curiosità verso il romanzo originale è sicuramente accresciuta, e questo è senz'altro un merito della produttrice.
Partendo dalla presentazione devo dire che la locandina, per quanto semplice, mi piace molto. Se non sbaglio rappresenta l'ipotetico planisfero di un mondo diviso fra il Reich tedesco e l'Impero del Sol Levante dopo la II guerra mondiale. Il sito è, invece, estremamente basilare.
Agnese presenta un film con una buona impaginazione, ma scivola qua e là in qualche svista ortografica. Si legge e si nota un po' di impazienza nel concludere il film, sia nella forma che nella sostanza, dato che il finale non sembra curato quanto l'incipit. Si tratta di un problema già visto e rivisto in ck e che rientra nel veniale più che nel penale.
L'opera è diretta da Steve McQueen, di cui conosco solo 12 anni schiavo. Per certi versi la storia non è poi così lontana da quella narrata nel film reale. Si tratta comunque di un mondo "sbagliato" , dove l'ingiustizia è ormai da gran parte della popolazione accettata e talvolta persino "difesa" in nome della prevedibilità dello status quo.
Il film segue alcune sottotrame mentre si stanno verificando degli importanti, seppur tratteggiati, sconvolgimenti politici, con la morte del cancelliere del Reich e il complicarsi dei rapporti fra nazisti e giapponesi. Il contesto ci viene presentato da una voce a inizio film, scelta forse inevitabile, e obbligata per mettere subito lo spettatore in condizione di cogliere la situazione corrente. Il film si dipana dunque fra le vicende di Robert, Paul, Julianna e Tagomi. Alcune connessioni ci risultano subito comprensibili, altre affiorano nel corso della pellicola. Qui devo rilevare quella che per me è la prima pecca del film; da spettatore mi aspetto che questi intrecci si chiariscano presto oppure tardi, ma con grandi colpi di scena, invece non avviene nessuna delle due cose. In tal modo mi è mancato un chiaro richiamo sul protagonista e su quale fosse la trama principale del film. Non so come questo venga affrontato nel libro. Il collante, comunque, è il contesto di grande precarietà su cui poggia questo mondo distopico e la crescente convinzione, fra i protagonisti, che esistano delle alternative, più o meno fantascientifiche, come prospettate nel libro "La cavalletta non si alzerà più". Agnese ha, sinceramente, premesso, nell'intervista, che forse uno spettatore uscirebbe confuso dalla sale. La confusione è in effetti una sensazione che ho provato dopo aver letto il film. Ma se questa è dunque una pecca dell'opera ciò non toglie che sia forse l'unico difetto ravvisabile. Perché "La svastica sul sole" è un buon film, che solleva la questione dell'ineluttabilità del destino e mostra come invece degli uomini più o meno ambiziosi sfidino un impero malvagio, che è la realtà che li circonda, con esiti più o meno fortunati. E solleva questi interrogativi senza diventare mai un film pesante, con un montaggio che mantiene un buon ritmo e con volti che riescono a non essere mai sopra le righe. Alla fine l'opera vuole anche essere riconciliatoria. Nonostante la realtà resti un'opprimente cappa sulla vita dei protagonisti questi riescono, più o meno, a mantenere nel loro piccolo uno spiraglio aperto alla speranza.
Il cast del film mi è piaciuto molto. Al di là della mia personale passione per Leelee Sobieski, che comunque ha una piccola parte, tutti gli altri interpreti non sembrano affatto fuori posto, compreso il Vaporidis nostrano, che potrebbe perfettamente interpretare il ruolo affidatogli. Menzione d'onore per Martin Sheen, che ho visto perfettamente calato nel ruolo.
La colonna sonora vuole omaggiare i tempi. Canzoni che non mi piacciono, perché non mi piace l'autore, ma che mi sembrano adatte all'opera. Peraltro credo che la ripetitività giovi anche al film, appesantendo l'idea di un mondo dove la fantasia non può certo ambire al potere.
Non ho letto il libro, dicevo sopra, e neppur il film proposto su CK anni addietro. Dunque non ci sono confronti. Ma come dicevo sopra Agnese ha il merito di suscitare in me la curiosità anche di recuperare quel film già prodotto sulla medesima opera. Credo che sia stata una mossa astuta commercialmente e che, se CK vuol essere anche plausibile e realistica, non sarebbe stata impossibile nemmeno nella realtà, dove ormai il remake e il reebot è diventato imperante.
Concludendo, quindi, credo che il film che ha aperto questo semestre sia una buona prova, inferiore a "Enter Night", ma sono dell'idea che se l'autrice gli avesse dedicato la stessa passione avrebbe potuto costituire persino un passo verso uno scalino superiore.
VOTO 75
P.s. Il film prodotto nel 2002 da World e Cadillac incassò 362 milioni, sono curioso di vedere questo confronto come andrà a finire.
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