Mi viene di dire che quella di Arcadia sia una recensione piuttosto prevenuta nei miei confronti, e me lo confermerebbe il fatto che non mi nomina mai, ma vabbè! Sorrido amaro, anche perché non ho ancora letto una parola di scusa per le offese ricevute, e vado a provare a rispondere.
CITAZIONE (Arcadia1983 @ 19/6/2014, 19:30)
l'operazione messa in atto dall'autore della sceneggiatura è buona, ma troppo semplicistica. mi spiego meglio: segue in tutto e per tutto il "format" dei film biografici, ma senza guizzi alcuni. anzi, in certi punti risulta anche molto didascalico. in virtù di troppi, troppi dialoghi, laddove invece avrebbero dovuto parlare le immagini.
Ho cercato di non scrivere un mattone indigesto, lungo allo sfinimento e pieno zeppo di episodi che, alla lunga, avrebbero finito per stancare il lettore e disperdere informazioni che ritenevo importante sottolienare. La scelta del format, che viene ritenuta semplicistica, segue questo obbiettivo, evitando così di impegnare lo spettatore a capire il filo conduttore del percorso narrativo, che non segue pedissequamente la vita di Totò (nascita, infanzia, maturità, morte), ma si concentra sui momenti cruciali che lo hanno segnato e hanno forgiato la sua complessa personalità.
I dialoghi non mi sembrano prolissi, nè tantomeno didascalici. Certo, quando Massimo pone delle domande, De Curtis risponde e spiega, e ho pensato anche io che alcuni aspetti avrebbero potuto essere decsritti tramite immagini. Ho risposto ad altri che ho faticato molto nello scegliere cosa inserire e cosa eliminare. Alcuni spunti sono solo accennati durante i dialoghi, altri più importanti li ho messi in scena. Questioni di scelte. I guizzi li lascio ai geni, e siccome io non lo sono affatto mi accontento del risultato finale, che pare essere comunque apprezzato.
Sugli esempi citati: certamente non possiamo sapere se quella frase sia stata veramente detta, ma è sicuro che De Curtis l'abbia pensata. Potrei citare altri episodi a conferma della gelosia malata che De Curtis nutriva per le sue donne. La scena che viene raccontata da Castellani (i soldi per il cinema dati a Franca e Liliana) ho scelto di non mostrarla per non dilungarmi tropo su un aspetto che avevo deciso di non sottolienare maggiormente rispetto, invece, al suo carattere estremamente generoso, per la qual cosa invece ho scritto diverse sequenze. La contraddizione del suo carattere (una delle tante), comunque l'ho voluta inserire proprio per far conoscere di Totò un particolare importante.
Il rapporto con Massimo non è sviscerato perchè non è realmente mai avvenuto. Massimo è un personaggio di fantasia.
Il discorso che Castellani fa a Massimo, sul set di "Uccellacci e uccellini", è rivelatore dell'essenza reale di De Curtis. Non inserirlo nel film sarebbe stato un gravissimo errore. Rappresentarlo con una sequenza filmata avrebbe impiegato parecchie scene e probabilmente non sarebbe stata efficace come avrei voluto.
Il personaggio di Kezich è rappresentativo di tutta la schiera dei critici che lo hanno massacrato, e nella realtà lui è stato il più feroce, e nell'intreccio intende essere il "personaggio antagonista", qui da leggere come un'intera categoria, che, certamente lo sai, è un elemento quasi irrinunciabile di ogni storia che si vuole raccontare. Secondo il mio modesto parere, non inserirlo sarebbe stato un altro errore.
Il dialogo fra Mina e De Curtis dura un lampo, e serve a mostrare subito il principe, cortese e gentile come pochi, in contrasto col guitto che abbiamo visto un istante prima. Non metterlo, sarebbe stato un altro piccolo errore.
Avrei potuto scegliere di fare un mockumentary, ma non avrei scelto allora Tornatore. Invece la regia è stata la primissima scelta, e da qui sono venute tutte le altre. Alla fine penso di avere scelto bene.
Ripeto che mi rimporvero, invece, di non aver pensato che la sintesi, cercata come esercizio di stile, ha finito per azzoppare in qualche aspetto la completezza della descrizione di De Curtis.
Mi fa piacere che il voto finale sia in realtà leggermente più alto di quello scritto forse troppo frettolosamente.