E finalmente vado a recensire il nuovo film di Mastruccio, il tanto atteso TOTO’, annunciato ormai più di un anno fa. A detta del produttore questo è il suo film più ambizioso, più faticoso (nella lavorazione), e forse anche il più maturo. Sarà dello stesso parere anche il pubblico?
Soggetto & sceneggiatura: il soggetto è tanto forte e solido, quanto rischioso. Grandi potenzialità da un lato ma anche enormi insidie dall’altro, perché quando si ha a che fare con un biopic i margini di manovra sono più ristretti, bisogna per forza di cose camminare dentro un certo binario che è quello della realtà storica e solo in quello spazio provare a imprimere il proprio stile con innesti originali e inventati. C’è quindi il rischio di creare un film troppo didascalico e freddo (una sorta di bignami) o al contrario qualcosa di lontano e irrispettoso nei confronti del personaggio. Mastruccio deve aver faticato non poco per mantenere questo sottilissimo e fragile equilibrio. Anche se in alcuni momenti ho avvertito un eccessivo rigore nella pellicola e un certo didascalismo, complessivamente l’operazione secondo me è riuscita, e considerata la complessità, è già un bel traguardo. La forza del film e dello script è quella di riuscire a restituire un ritratto autentico e per certi versi controverso di Antonio de Curtis (già, perché la maschera di Totò che compare in alcuni spezzoni, è in realtà sullo sfondo). Andiamo a conoscere un uomo piuttosto ombroso, melanconico, e un po’ pesantuccio caratterialmente (la stessa figlia , mentre si avvicinano a Cannes, gli rimprovera di non godersi mai il bello della vita). Al di là delle sue umili origini nei quartieri poveri di Napoli, mi hanno colpito alcuni episodi particolari della sua vita, come ad esempio il tragico evento legato a una storia d’amore (la cui ferita lo tormenterà per tutta la vita), il fatto che fosse cieco da un occhio, per non parlare poi del suo rapporto controverso con il cinema (che poi è il plot principale attorno a cui si sviluppa il film). Interessante poi che il film abbia un’atmosfera molto melanconica all’infuori dei momenti in cui rivediamo le esibizioni di Totò. Ad esempio l’inizio nella Cadillac sembra quasi un noir. Emozionante poi il finale, con la consacrazione a Cannes in cui vediamo un Totò quasi incredulo e che purtroppo non si potrà godere per molto questo meritato riconoscimento della critica perché dopo pochi anni sarà colpito da un infarto. Ci sono però alcune scene nel film che secondo me raffreddano l’atmosfera. Momenti eccessivamente didascalici e verbosi che rallentano il ritmo e sembrano messi lì apposta per spiegare determinati aspetti di Totò. E più che a un film sembra di assistere a una lezione universitaria sulla vita dell’attore (ad esempio un lungo dialogo tra Totò e Castellani nella Cadillac, il ritrovo di Totò con Eduardo, Taranto e il critico cinematografico, oppure il lungo dialogo tra lui e Massimo, quando l’attore alla fine rivela quel tragico segreto). Sono momenti molto parlati, forse troppo, in cui i personaggi sono fin troppo attenti a spiegare ogni singola cosa, quasi che tenessero una lezione, piuttosto che una semplice conversazione. Capisco che Mastruccio lo abbia fatto per sottolineare certi aspetti del carattere di Totò, ma a me hanno restituito una certa freddezza che mi allontanava invece che avvicinarmi (a differenza del resto del film).
Regia: direi che Tornatore ci sta tutto, e anche se la pellicola ha un sapore quasi intimista e non permette al regista di fare le cose “in grande”, il suo tocco lo si percepisce comunque (ad esempio nel variopinto e vibrante ritratto dei quartieri spagnoli).
Cast: gran lavoro di casting, davvero. Molti degli attori scelti assomigliano visibilmente alle persone che andavano ad interpretare. In quanto a De Niro nei panni di Antonio (più che di Totò), credo che l’azzardo sia stato audace ma vincente. Ce lo vedo nei panni di quell’uomo ombroso e poco sorridente. Menzione d’onore per il bravo Ciro Petrone che ci restituisce efficacemente un ritratto di Antonio allegro e sorridente.
Musiche: molto belle, quasi tutte orchestrali, accompagnano perfettamente lo scorrere del film. Gran bella soundtrack.
Locandina & sito: locandina semplice, che non mi fa impazzire, ma efficace nel suo cogliere la posa tipica di Totò. Sito come sempre molto curato con una corposa sezione extra con tanti video per chi come me conosce poco Totò.
Voto conclusivo: Totò è un biopic molto ambizioso, dal sapore intimista e molto curato sotto ogni aspetto. L’esigenza da parte di Mastruccio di restituire un ritratto il più possibile fedele al personaggio (tralasciando il meno possibile) lo ha portato a volte a peccare di verbosità, con dialoghi molto didascalici e personaggi che sembrano quasi volersi mettere in cattedra, col risultato di raffreddare improvvisamente la pellicola e la sua componente “spettacolare”. Questi episodi però sono una minoranza e Totò ne esce come un personaggio estremamente affascinante, enigmatico, controverso e pieno di contraddizioni.
76/100Se poi, tanto per giocare, vogliamo chiederci se questo è il miglior film di Mastruccio, io, per i miei gusti dico di no. Continuo a preferire Ivan il terribile, seppur molto meno ambizioso e palesemente imperfetto ma più banalmente coinvolgente.