| Il film in un tweet:
“Un rivoluzionario un po' falso da scacco alla regina, che contegno regale vive di ricordi nella sua ultima giornata alla testa della nazione.”
Ed eccomi giunto alla visione del quarto e ultimo film di questo festival. Il ritorno nelle sale di Arcadia, il primo film che ho il piacere di vedere di questa storia casa di produzione.
Ammetto che, rispetto ai tre film visti prima, questo è quello che, inizialmente, avevo considerato meno, salvo poi cambiare idea leggendo l'intervista del produttore.
Si tratta di un'opera particolare, certamente la più “indipendente” fra quelle proposte: si alza il sipario e assistiamo, di fatto, ad un “one man” pardon, woman, “show”. Assistiamo al freddo contegno della regina Anna Magdalena, che affronta il suo ultimo giorno di regno, certamente con il malcelato rimpianto di non avere al suo fianco il suo uomo.
Come già scritto si tratta di un film particolare, di impostazione anticinematografica, nella sua voluta bidimensionalità, se si fa eccezione per il flashback della festa a corte. Eppure si sente la mano del regista, il gusto del particolare.
La vicenda decolla quando capiamo come la regina si sia trovata nel ruolo quasi malvolentieri. La scena del ballo ci fa intendere che la donna, fintanto che c'era il suo uomo, poco si curasse del bene della corona, salvo poi farsene carico dopo la sua scomparsa, senza però avere le adeguate capacità.
Oltre a Rebecca Hall, splendida regina, arriva sullo schermo Tom Hardy (il volto del semestre!), che interpreta un filosofo capopopolo. La sua figura è decisamente ambigua e intrigante, scisso fra ambizioni personali e ispirata leadership. L'incontro fra i due mostra due mondi incapaci di comunicare, eppure così vicini e entrambi evidentemente inadeguati a guidare la nazione, l'uno per incapacità, l'altro per smodata ambizione.
Le musiche non aggiungono né tolgono nulla alla vicenda, il produttore in questo versante decide dunque di non rischiare né di forzare la mano. Locandina promossa con la stessa logica di cui sopra.
Non conosco il regista, ma come già scritto, ritengo che la sua mano sia presente con discrezione e attenzione per il dettaglio.
Il risultato è una pellicola particolare, per certi versi altera e manieristica, eppure spietata se vista con altri occhi, facendo un parallelismo con le realtà che ci circondano. Un finale in cui nessuno merita compassione né salvezza.
Impietoso.
VOTO: 78.
Capace di mettermi in difficoltà nella scelta del vincitore, che pensavo di aver già individuato.
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