| appena finito di leggere (Luca, scusami per il ritardo), dico quello che ne penso che altrimenti chissà quando lo faccio. allora, le prime cose che mi sono venute in mente sono alcune cose che ho scritto anche a proposito di Jerry Blatta: il film è veloce e spedito, anche perché pure qui lo sceneggiatore costruisce pagine e pagine di dialogo con botta e risposta, ma senza dare le dovute sfumature (per esempio, a un certo punto, Loredana, la moglie di Luigi, dice "benone" dopo una brutta notizia, è chiaramente una risposta ironica, si doveva dirlo), che rendono il dialogo più spigliato e realistico. anche in questo film ho notato una ambientazione poco sfruttata: ci sta che Pavia sia uno sfondo per fare da "metafora" delle traversie di uno che vuole intraprendere una carriera imprenditoriale (però a questo punto le traversie potevano essere approfondite e si poteva essere più "cattivi", anche se forse si sforava nella satira, che non è il mood di questo film), quindi lo sceneggiatore poteva lavorare un po' di più sul linguaggio (come ha fatto con i personaggi di Margherita - almeno nella scena del tribunale - e soprattutto Giovanni con il suo intercalare). peraltro Pavia è una ambientazione insolita, quindi apprezzo l'originalità. tornando al linguaggio, lo sceneggiatore, magari, che so, poteva mettere dei termini dialettali, oppure costruzioni sintatticamente sbagliate, tipiche dell'italiano regionale (ma riconosco che io stesso avrei avuto difficoltà a fare così). l'intreccio non è male, diciamo che segue volutamente un percorso lineare, perché in fondo non vuol essere una storia troppo contorta (ma ripeto che si poteva essere più cattivi con le traversie per aprire la pizzeria). ho qualche perplessità sulle troppe telefonate tra Luigi e Andrea (se non altro in termini "cinematografici"), mentre ho apprezzato l'idea di lasciare allo spettatore se esiste un triangolo Roberta-Luigi-Loredana (secondo me, no, ma è una mia idea).
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