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L'ultimo sguardo
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L'ultimo sguardo, Clint94

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mastruccio
view post Posted on 12/11/2013, 13:40 by: mastruccio




RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
Quando si dice che l'esperienza insegna più di una qualsiasi scuola, non posso fare a meno di pensare a Clint. Ad un'età anagrafica che corrisponde a più della metà della mia, ha già alle spalle un bagaglio esperenziale, in campo autoriale, davvero invidiabile. Ventisei pellicole all'attivo lo hanno forgiato come uno dei più apprezzati sceneggiatori del panorama cinematikino.
A quattro anni dall'ultima sceneggiatura originale, il nostro Clint realizza un bel film noir che nulla ha da invidiare a pellicole dello stesso genere uscite realmente al cinema.
Pariliamo di "L'ultimo sguardo", in uscita dopo l'altro noir "Lo sconosciuto n. 89", che invece era tratto da un romanzo. Evidentemente è un genere che lo appassiona, ed infatti, volendo fare un confronto fra le due pellicole, certamente l'opera originale non sfigura affatto se messa a confronto con la trasposizione.

Sorretto da un soggetto di base ben congegnato, e assemblato in una struttura narrativa lineare e senza sbavature, il film ci presenta una storia tipica per il genere, con un protagonista che rispecchia fedelmente tutti gli stereotipi dei noir cinematografici: il poliziotto tormentato con la coscienza sporca che, resosi conto degli errori fatti, inizia un percorso di redenzione mediante la ricerca della verità; l'ambientazione, ottimamente fotografata in bianco e nero, nella sua cupa penombra e malinconica atmosfera, è da clichè; così come i numerosi comprimari, dalla femme fatal al tenente corrotto e colluso con la malavita.
E' chiaro fin da subito che Clint non si sia volutamente discostato dai binari classici del cinema noir, senza la presunzione di voler inventare chissà quale nuova forma espressiva. Secondo me ha fatto più che bene, e d'altronde a nessuno di noi è chiesto di fare il "Tarantino" della situazione, e d'altro canto, se uno di noi ci riuscisse realmente potrebbe tranquillamente proporsi a qualsiasi reale produttore cinematografico del mondo, facendo la propria e l'altrui fortuna.
Qui siamo a Cinematik, ragazzi, e giochiamo a fare gli sceneggiatori, non inventando nulla rispetto a ciò che si è già scritto, e scopiazzando anche, o solo prendendo spunto, dai film reali che vediamo al cinema. Quindi anche "L'ultimo sguardo" attinge a piene mani da vecchi classici, ma anche da pellicole più recenti. L'atmosfera del film può essere paragonato da "L.A. Confidential", anche per l'uso massiccio della stessa colonna sonora, ed il finale, abbastanza spiazzante, è chiaramente ispirato da "The Departed" di Scorsese.

L'intreccio narrativo è ricco di situazioni che arricchiscono il plot di base, con diverse sottotrame che ci presentano personaggi e situazioni tipicamente di genere: la prostituta in pericolo, i gangster mafiosi in lotta fra loro, i poliziotti che sviano le indagini per mascherare la dilagante connivenza con la malavita, il bar dove si va a sfogare le frustrazioni ed annebbiare il cervello con l'alcol, e dove ci si confida con il barista amico. Tutto ben amalgamato, ed infatti la lettura scorre via che è un piacere, con ottimi cambi di ritmo e uno sviluppo della linea d'interesse perfettamente tracciata, che porta lo spettatore alla soluzione dell'intreccio nel massimo del climax, ed un finale giustamente amaro, che conclude il film nel modo corretto e non banale.
La bontà della cifra tecnica e stilistica della sceneggiatura fanno abbondantemente passare in secondo piano i piccoli errori riscontrati, dovuti più che altro da inesperienza tecnica scientifica e legale: l'eroina, se sniffata, provoca danni evidentissimi alle mucose nasali, con sanguinamenti e lacerazioni che non vediamo descritti, quindi evidentemente quella che usa il protagonista è cocaina; l'insufficenza di prove non è una condizione per il non arresto ma per l'assoluzione da un processo penale; tanto per cercare il pelo nell'uovo, o per fare le pulci, come di mia consuetudine, alle sceneggiature.

Ad accompagnamento della storia, Clint usa numerosi brani della colonna sonora di L.A. Confidential, ma anche brani splendidi cantati da Billie Holiday, che si inseriscono divinamente nello script perchè cantati da un personaggio del film, e da brani jazz. Una colonna sonora che risulta determinante per consentire al lettore di immergersi totalmente nelle atmosfere noir della pellicola.
Non conosco i film finora diretti da James Gray, però devo dire che se,nella realtà, è il regista che lavora in simbiosi con Joaquin Phoenix, allora mi pare il regista perfetto per questo film. Su Phoenix, ottimo interprete del protagonista Malcom Ross, possiamo già puntare per la vittoria agli Awards di fine anno, perchè si è perfettamente calato nella parte e la sua fisionomia e dolorosa espressione si sposa perfettamente col carattere de personaggio. Fra gli atri, spicca per rudezza il bravissimo Ed Harris, che impersona in modo molto credibile il tenente Alec Hammond, mentre Jessica Chastain, forse penalizzata da un personaggio, la prostituta Lydia, non opportunamente approfondito, non si staglia il ruolo di protagonista femminile come avrebbe meritato.
La locandina in bianco e nero è bella, ma sarebbe stato meglio evitare il solito faccione dell'attore protagonista, non necessaria ed anzi abbastanza ingombrante.
Sito appena sufficiente, omologato alle centinaia che si sono viste su Ck. Purtroppo, da questo punto di vista, ritenendo erroneamemte che sia un elemento poco importante, la fantasia, qui a Ck, latita.

VOTO: 78/100

Il film si piazza direttamente nella mia personale cinquina per i prossimi awards, con buone possibilità di primeggiare sugli altri. Anche se infarcito di stereotipi e clichè, l'ho guardato con grande ammirazione, grazie agli splendidi dettagli di sceneggiatura, arricchita dalla impeccabile colonna sonora e, non ultima, una apprezzabile costruzione della storia, ribadisco l'originalità, che candidano Clint come quasi certo vincitore per la sceneggiatura originale.
 
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