| LARGO AL FACTOTUM! Le recensioni di Francis Delane
Sorpresa.
Dunque, questo è un film che devo andare piano nel recensire, per tre motivi. 1) Non ho letto il manga originario, quindi alcune cose che potrei dire rischiano di essere errate; 2) Mi ricorda molto la mia Spada di Shannara, mio infelice lungometraggio d'esordio; 3) Non voglio essere poco generoso verso un film che è non solo evidentemente nato da una grande passione, ma ha anche pienamente superato la prova del fuoco che, qui a CK, è tradizione sia il terzo film del produttore.
Perché come blockbuster fantasy pieno di morte e violenza, questo film funziona alla grande. Già me li vedo, i critici, che se fosse un film reale direbbero subito "è Game of Thrones ampliato a dimensioni da Signore degli Anelli." E la definizione sarebbe anche giusta, considerando che del primo, questo mondo fantasy ha il sudore, la sporcizia, la bassezza degli impulsi, l'assenza di ogni autentico eroismo puro e senza macchia; del secondo, ha la grandezza epica, la creazione di un mondo, la sensazione di stare assistendo a qualcosa di grande. E non è nemmeno vero che la spettacolarità soffochi la storia: anzi, da questo sfondo di violenza, morte e dolore i personaggi di Grifis, Caska, in minore misura lo stesso Gatsu ricavano per contrasto un'umanità sincera, palpitante, ambigua, perché vera, forgiata dalla violenza.
La cosa è particolarmente vera per il primo dei tre, in assoluto il personaggio più riuscito e affascinante del film, tant'è che ruba spesso e volentieri la scena al protagonista Gatsu, il quale invece è abbastanza poco incisivo, quasi passivo di fronte a quel che gli capita. Grifis, invece, con quell'aria da ragazzo eternamente giovane e al tempo stesso assolutamente vecchio che gli conferisce Taylor Kitsch (si capisce perché il produttore avesse pensato in prima battuta a DiCaprio), si impone quasi subito nella memoria dello spettatore, per quell'aria di cupa ambiguità che lo contraddistingue, la sua mancanza di scrupoli che più volte, nel racconto, ci fa quasi toccare con mano un tradimento degli amici che per il momento non arriva, ma che si intuisce essere solo rimandato.
C'è poi da dire che, per quanto lo script sia lungo, non ci si stanca mai, io l'ho letto tutto di fila e non mi sono mai stancato. Qualche volta le descrizioni non sono chiarissime, ci sono alcuni vezzi di battitura come "d'orato" che ricorrono un po', ma francamente niente di grave e molto di bene, invece, nel modo in cui suscita ai nostri occhi con immediatezza la raffigurazione di un mondo vasto, complesso, senza annoiare e saziare mai. Le scene di battaglia, poi, sono tutte descritte benissimo e con notevole perizia.
Questo grande pregio del film è però anche il suo difetto principale: la varietà di luoghi, scene e personaggi, infatti, dopo un po' tende a diventare matrice di un movimento centrifugo che finisce, alla fine, per togliere alla pellicola uniformità. A dare unità, dovrebbe a questo punto essere Gatsu, ma come si è già detto, proprio lui è il personaggio meno interessante del film, quello che resta meno impresso, e quasi rischia di scomparire dopo che Grifis è divenuto comandante militare per il sovrano. In tal modo, però, è tolto allo spettatore il personaggio con cui identificarsi e per cui "tifare", identificandosi nei suoi sforzi, e le meraviglie viste sullo schermo rischiano pertanto di ridursi a puro splendore visivo, quadri bellissimi ma che, così facendo, rischiano di essere slegati. La presenza di tante star in piccole parti, da questo punto di vista, aiuta poco, perché ognuna di esse, pur non emergendo mai al di sopra delle altre, finisce fatalmente per distogliere l'attenzione dalla storia principale.
Chi scrive non ignora che, in realtà, questo film è soltanto il primo atto di un dittico o una trilogia (non mi ricordo), quindi tiene conto che molte cose sono state lasciate aperte proprio in previsione dei capitoli successivi, e non nega di essere molto curioso di leggerle, queste altre parti, perché alla fine ha finito per appassionarsi, dopotutto, alla storia.
VOTO: 73/100 (7 al sondaggio). Sascha questa volta centra pienamente il bersaglio, creando un universo fantasy affascinante e coinvolgente, frutto di autentica passione, e rivelandosi capace di tenerne saldamente le fila. Avesse reso più interessante la figura del protagonista, contrapponendola di più all'affascinante Grifis, il risultato sarebbe stato migliore in termini di pathos, ma anche così, la cura e l'abilità tecnica, nonché la fantasia, meritano rispetto e ammirazione.
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