| RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS "sti cazzi!" Tanto per rimanere nel filone dell'ironia feroce che pervade questo ultimo film di Andrew, questa è la parolina che ho pensato subito dopo averlo letto. Andiamo alla recensione seria, ma no! Ma anche si. Comunque guardando il film, mi son cag..o addosso, dalla paura, ma anche no. Mi son pisc..to addosso, dal ridere, ebbene si. Però ho pensato che "sto film è 'na strunzata", ma quando mai. Non deve sfuggire, come teme invece Andrew, la sottile e semi nascosta, addirittura subliminale, presa per il culo a quei cinematikini della nuova generazione (ah, l'ho capita eccome, mannaggia a lui) di cui io potrei assurgere a fautore e strenuo difensore. Ok, messaggio arrivato! Però, che paraculaggine! Il nostro Andrew infarcisce il film dei più idioti stereotipi del cinema di genere horror, ben inteso quello di serie B; cita il maestro Nolan e qualche altra pellicola horror reale e cinematikina; sbaglia volutamente i termini tecnici per provocare apposta i destinatari della presa per il culo, citando magari una "de-zoomata" o una "visuale in prima persona" letti in un film di non-ricordo-chi, qualche tempo fa; sparge a piene mani situazioni no-sense ed esageratamente assurde e fintamente horror, tanto da diventare comiche; si dilunga con inutili e stupidissimi spiegoni con voluta e scientifica volontà di sfottere quei recensori che criticano i misteri lasciati a metà; e, strizzando l'occhio, durante la seduta di psicoterapia, allo stesso pubblico (noi di cinematik, chi altri?), ci manda un bel messaggio, perchè siamo arrivati a prenderci troppo sul serio in questi ultimi tempi, e fondamentalmente dobbiamo tornare a giocare con divertimento e leggerezza. Lui il film l'ha scritto seriamente, altro che! Tutto ciò fa letteralmente impallidire, al confronto, il papeliano "La notte eterna del coniglio", di cui questo della Chimera è il sequel, ma, quasi a scusarsi per essere migliore, lo omaggia a tal punto da rendergli un gran favore, giustificando in modo quasi geniale la boutade della frotta di coniglietti rosa urlanti che chiude quel film. Ispirato più da un altro film della Marenaro Bros., almeno per lo spirito e l'ironia, il citato "Oh no è ancora inferno verde!" (andrebbe riportato in auge, perchè merita), il film di Andrew può pertanto permettersi il lusso di non preoccuparsi più di tanto anche degli errori veri, che non mancano, ma che, in questo script, ma solo in questo, faccio finta di non aver visto. Tanto è tutta una finzione, una splendida finzione. A partire dal sito, che più finto non si può. Come anche la colonna sonora, con qualche brano non proprio azzeccato, ma volutamente non troppo curato come Andrew ci ha abituato. E la locandina, spoglia come nessun'altra, senza nemmeno il titolo, e con quella carta fintamente stropicciata. Magari no ci ha pensato nemmeno lui, può essere; gli consiglierei, anche qui con grande paraculaggine, di spiegare che pure questa è simbolica. La regia affidata a Drew Goddard è giusta, precisa e quasi una scelta ovvia; così come la scelta del cast, fatta di nomi per lo più sconosciuti, come il genere di film pretende, e il nome famoso di Clive Owen che viene direttamente dal film originario di Papele ed Existenz. Voto: 75/100 "Il giorno del coniglio" è un film godibilissimo, scorrevole e veloce. Si legge in poco tempo, tenendo incollato allo schermo. Nella sua leggerezza, però, vengono veicolati diversi argomenti di discussione che ci toccano personalmente, che meriterebbero di essere approfonditi in un topic apposito. Già per il solo fatto che ci interroga sul nostro modo di giocare a fare cinema, questo film merita di essere ricordato a lungo. E, come vi sarete accorti, almeno per questo mi sono evitato la spulciata della sceneggiatura, perchè in fondo andrebbe a stonare con la filosofia del film.
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