| RECE by Tomcat: IVAN IL TERRIBILE Se fossi becero direi “Il Brokeback Mountain de noaltri”...
...Ma dato che non lo sono, posso dire che in Italia difficilmente si riesce a vedere un film che ha il coraggio di trattare lo scottante tema dell’omosessualità (ma anche di tanti altri argomenti), con tale pregio. Ecco adesso posso dire, con gli strali di qualcuno, che “Ivan il terribile”, per me è davvero la risposta italiana al film di Ang Lee. Devo dire che questa pellicola per me è stata una sorpresa, perchè a vedere la locandina, che a essere onesti non mi sembra che ci incastri una cippa con la vicenda, seppur realizzata graficamente bene (senza però tanti sforzi, dato che è la stessa del libro), non credevo di trovarmi davanti un bel film come questo. Anche il titolo, che mi aveva fatto pensare a una specie di film storico sugli zar, mi diceva poco, ma alla fine mi sono ricreduto ed essendo un film italiano non posso che gongolare. La regista è stata una scelta ben ponderata e per niente banale, ma nemmeno scontata, perchè non è certamente una regista di grido nemmeno in Italia. Ma buona parte della sua filmografia può essere assimilata a questo suo nuovo sforzo. Un film e quindi anche una regia, che non hanno paura di infrangere certi tabù, che speso al cinema vengono messi in scena in commedia, senza colpo ferire. Oppure parlare chiaro e sparare a zero su una religione. Ma la cosa che mi ha impressionato di più è la freschezza con cui il film è stato architettato: il film parla giovane, ma senza la necessità di buttarla in burla come prodotti simili e badate bene la pellicola non manca di momenti ironici. Un linguaggio legato molto a questa generazione tv dipendente e ricco di quelle che potrebbero essere tacciate come scurrilità, ma che sono elementi che arricchiscono l’ambientazione. Uno script prtaicamente esente da errore se non nel finale quando per due volte il nome di Federico viene scambiato con quello di IVAN. Una struttura a flashback, dove partiamo quasi dal fondo e ci chiediamo perchè Federico sta facendo il provino, ma soprattutto Sara è al cospetto di un commissario. Quindi deve essere successo qualcosa e questo qualcosa ci mette curiosità. Un modo sapiente, ma anche ricco di inghippi per lo sviluppo della storia (errore che al mio esordio feci in maniera grossolana). La risposta che ti viene in mente all’inizio è che Ivan abbia combinato qualcosa, ma non ti aspetti certo ciò che succede nel finale. Personaggi costruiti con cesello, dove sono i giovani ad essere protagonisti assoluti e gli adulti relegati a comparse (solo Monica è l’adulto più importante della vicenda). Per stessa ammissione dello sceneggiatore, i suoi tagli al contorno della storia sembrano veramente azzeccati, se proprio dovessi osare una sorta di critica, direi che data la sua pochissima importanza nella vicenda, avrei eliminato anche la visita al cimitero della sorellina morta di Federico. Se per buona parte identifichiamo con il male Ivan, vediamo che il suo essere un duro e carnefice, a tal proposito la “pisciata” su Sara è di una cattiveria assoluta, non è così. Ivan è una vittima e per lui non c’è redenzione. Il finale del film, lascia basiti, dopo aver anche scoperto il vero ruolo di Monica, che è un bel colpo di scena, ma che poco dopo sarà surclassato dalla scoperta della vera ragione che porta Sara davanti al commissario. Un triangolo amoroso che tale non è, con Ivan che tiene il piede su due staffe, ma il suo vero amore è Fede e non Sara o almeno è quello che emerge nell’intensa scena del van, quando chiede a Fede di giurargli amore eterno. In questo Ivan è più vero di Fede che pur essendo un gay quasi dichiarato, non ha il coraggio di mettersi in gioco. Non posso che complimentarmi con Pacitto, Gargari e Russo che pur essendo giovani, riescono a dare una prova attoriale notevole e meritevole di nomination. Forse l’unica adulta che mi è rimasta in mente è la Marceau, che ha una specie di ringraziamento per quello che ha rappresentato per noi di quegli anni. Il sito è ben realizzato graficamente è ha il necessario per essere esaustivo con lo spettatore. Complimenti invece per la colonna sonora che conta 9 brani, di cui tutti ad eccezione di quelli che sono scaturiti dagli elementi scenici (Carey e Venditti), sono strumentali e ben azzeccati. Con una menzione per Secret Garden e la seconda di Andrea Guerra che riescono veramente ad entrarti dentro ed emozionarti, aumentando ancor di più la riuscita della scena.
Concludendo Come avevo detto per il film di Andrew, non importa avere un cast stellare per fare un gran film. Basta avere la storia giusta e riuscire a raccontarla. In questo Mastruccio è stato magistrale, riuscendo a mettre in piedi un film italiano, che ha dalla sua il voler essere uno spaccato della gioventù, scritto con un linguaggio reale e mai artefatto e che non butta tutto su una commediola; ma anzi ha il coraggio di affrontare temi non semplici.
Voto complessivo: 77/100
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